08/03/2013
Dei 115 cardinali che entreranno in Conclave a partire dalla prossima settimana, un buon numero è membro di un ordine religioso o di una congregazione. Va detto che con le nomine effettuate da Benedetto XVI negli ultimi anni, non c’è più un gruppo che possa vantare una superiorità netta su tutti gli altri, anzi la rappresentanza fra le diverse famiglie religiose è ora piuttosto equilibrata. I più numerosi, tuttavia, sono i Salesiani – salesiano è anche il Segretario di Stato Tarcisio Bertone in questo momento di Sede vacante camerlengo - che potranno contare su quattro cardinali elettori. Oltre allo stesso Bertone, il cardinale Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle cause dei santi, Raffaele Farina e l’honduregno Oscar Rodriguez Maradiaga.
Seguono i Francescani, che - volendo contarli tutti insieme, senza badare alle differenze nate nel corso della storia - addirittura pareggiano il conto con i Salesiani. I Frati minori, infatti, hanno tre porporati elettori: si tratta di Claudio Hummes, già prefetto della congregazione per il clero, dello spagnolo Carlos Amigo Vallejo, e del sudafricano Wilfred Fox Napier. Accanto a loro troviamo un altro francescano, questa volta però Cappuccino, l’americano Sean Patrick O’Malley.
Di Gesuiti ne è rimasto solo uno, si tratta dell’argentino Mario Jorge Bergoglio, che fu anche in lizza per il papato insieme al cardinale Carlo Maria Martini durante il Conclave che elesse Joseph Ratzinger; l’indonesiano Julius Riyadi Darmaatmadja ha rinunciato nei giorni scorsi a venire a Roma per gravi problemi di salute. Va anche detto che la vita consacrata, cioè ordine e congregazioni, soffrono da tempo più di altri settori della Chiesa di una verticale crisi delle vocazioni, in modo specifico in Europa. Altrove (vale a dire in Asia e America Latina) le cose vanno meglio.
Su due cardinali elettori possono contare i Domenicani, e si tratta dell’austriaco Christoph Schoenborn e del cardinale della Repubblica ceca Dominik Duka. C’è poi il gruppo di porporati che singolarmente rappresentano la propria congregazione. Julio Terrazas Sandoval, boliviano, è Redentorista, lo sloveno Franc Rodé, ex prefetto della Congregazione degli istituti di vita consacrata, è un Lazzarista (Congregazione della Missione), Marco Ouellet, attualmente alla guida della Congregazione dei vescovi e fra i favoriti per la successione di Benedetto XVI, è un Sulpiziano, cioè appartiene alla compagnia dei sacerdoti di S. Sulpizio.
Il cardinale Velasio del Paolis, ex presidente della Prefettura degli Affari economici della Santa Sede, è uno Scalabriniano, il cileno Francisco Javier Errazuriz Ossa fa parte dei Padri di Schonstatt, mentre il patriarca dei maroniti libanesi, il cardinale Bechara Boutros Rai, è membro dell’Ordine maronita della Beata Vergine Maria. La frammentarietà della presenza delle famiglie religiose rispetto ai precedenti Conclavi sembra quindi destinata a pesare di meno al momento dell’elezione, non c’è insomma, per esempio, un blocco di Gesuiti o Francescani compatto.
Ci sono poi appartenenze più sfumate, come la vicinanza storica del cardinale Angelo Scola a Comunione e liberazione, organizzazione alla quale guarda con simpatia lo stesso Marco Ouellet. Bisogna poi tenere conto dei Focolarini, in questo gruppo rientrano almeno due nomi: l’attuale prefetto della Congregazione per gli istituti di vita consacrata, il cardinale brasiliano Joao Braz d Aviz e il cardinale italiano Ennio Antonelli. Diversi porporati, poi, in special modo americani ma non solo, appartengono all’ organizzazione dei Cavalieri di Colombo che però non è una congregazione religiosa in senso stretto ma una forte organizzazione assistenziale e assicurativa cattolica con base negli Stati Uniti e guidata dal Supremo Cavaliere Carl Anderson.
Francesco Peloso
Dossier a cura di Alberto Chiara