Lucetta Scaraffia:«Ora serve un pastore energico»

08/03/2013
La storica Lucetta Scaraffia
La storica Lucetta Scaraffia

«Con la sua rinuncia Benedetto XVI ha offerto una prova di umiltà perché ha dimostrato alla Chiesa e al mondo grande capacità di distacco dal potere quando non si è più in grado di andare avanti». È l’opinione di Lucetta Scaraffia, docente di Storia contemporanea all’Università La Sapienza di Roma, editorialista dell’Osservatore Romano e collaboratrice di diverse testate.

Le dimissioni di Ratzinger dunque non hanno indebolito il ruolo del pontefice?
«Credo proprio di no. Forse hanno desacralizzato, se così si può dire, la persona fisica del Papa ma hanno rafforzato il papato perché lo hanno reso un ruolo meno di potere e più di servizio. Le due cose, ruolo e persona, non vanno insieme. Dall’Ottocento in poi si è tenuto a sacralizzare sia la carica che la persona del pontefice che la ricopriva in quel momento ma sono due cose distinte».

«Dalla croce non si scende», ha detto il cardinale di Cracovia Dziwisz rilanciando, specularmente alla decisione di  Benedetto XVI, la “resistenza” di Giovanni Paolo II che restò fino alla morte...

«Il rischio che Ratzinger ha voluto evitare con le sue dimissioni è che ci sia un Papa che sopravvive a se stesso e lascia la Chiesa, di fatto, senza governo. Oggi la durata della vita media si è allungata molto, molti papi vengono eletti in età avanzata. Benedetto XVI avrà pensato che fosse più grave e pericoloso per la Chiesa avere un Papa non più in grado di esercitare il suo ministero che esporla allo shock delle sue dimissioni. Non dimentichiamo che Ratzinger ha assistito al lungo declino di Giovanni Paolo II il quale, con grande coraggio, ha mostrato al mondo la sua sofferenza ma al contempo ha lasciato la Chiesa ingovernata».

E se in futuro qualcuno “obbligasse”, attraverso intimidazioni o campagne di stampa, il Papa a dimettersi perché poco gradito?

«È un rischio che esiste e si può correre. L’alternativa è avere pontefici anche molto anziani che non riescono più a reggere il timone e fare fronte alla gravità degli impegni richiesti dal ministero petrino».

È possibile secondo lei che al futuro Papa venga chiesto da parte dei cardinali di “impegnarsi” pubblicamente a restare fino alla morte?


«Nessuno può fare una cosa del genere. Sarebbe come sconfessare in maniera clamorosa l’operato di Benedetto XVI e questo nella storia della Chiesa non è mai successo e mi auguro non accada neanche adesso».

Che Papa dovrà uscire dal conclave per guidare la Chiesa in questo delicato momento storico?


«Mi aspetto un energico pastore. La linea teologica e intellettuale l’ha indicata con grande chiarezza Benedetto XVI e il suo successore dovrà necessariamente continuare su questa linea. C’è bisogno di un Papa che porti a termine la pulizia della Chiesa, restituisca credibilità alle gerarchie e sia soprattutto un pastore capace di scaldare il cuore dei fedeli».

Antonio Sanfrancesco

Dossier a cura di Alberto Chiara
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