06/03/2013
Ora che le luci si sono spente su Benedetto XVI, Papa emerito in ritiro nella residenza di Castel Gandolfo, è il tempo del Conclave e dei cardinali che dovranno eleggere il suo successore. Ma le emozioni e le lacrime che quel volo d’elicottero, con a bordo il Papa, su piazza San Pietro e sul cielo di Roma, ha suscitato in milioni di fedeli non vanno dimenticate.
Ci dicono l’affetto di cui è stato circondato papa Ratzinger nel momento in cui s’è mostrato nella sua fragilità umana. Ma anche l’apprezzamento per il coraggio profetico di una scelta che, dopo gli scandali e le “sporcizie”, ha riconciliato la Chiesa con i credenti e il mondo intero. La sua rinuncia ha cambiato il cuore di tanti, ha riavvicinato molti alla fede. Anche i non credenti ne sono rimasti turbati e affascinati. Ha mostrato il volto bello della Chiesa, nella sua trasparenza e pulizia evangelica, lontana dai palazzi e dagli intrighi del potere. A chi rimprovera Benedetto XVI di avere tolto, col suo gesto, la “sacralità” che circondala figura del Papa (inclusa la follia di un prete che ne ha bruciato la foto a Messa), va ricordato il mistero fondamentale del cristianesimo, che è l’incarnazione: Gesù da Dio che era si è fatto uomo, in tutto simile a noi, eccetto il peccato.
Don Antonio Sciortino, direttore di Famiglia Cristiana
La fede non si alimenta di spiritualismo disincarnato, ma si incarna
nella storia degli uomini, a partire dal basso. Per questo la rinuncia
di papa Ratzinger rilancia la Chiesa sulla via della purificazione,
della richiesta di perdono e del rinnovamento. Per una Chiesa che sia a
servizio dell’umanità, nello spirito di apertura e di dialogo del
Vaticano II. E per offrire parole di verità e di speranza agli uomini
d’oggi.Col nuovo Pontefice ci si attende che la Chiesa riparta dai
concetti conciliari di “popolo di Dio”, “sacerdozio universale”, uguale
dignità per tutti i battezzati, piena corresponsabilità dei laici (per
le donne in particolare), preferenza per i poveri e i più deboli. E
una gerarchia a servizio dei fratelli, più che a gestire il potere. Con
un respiro più universale e una particolare attenzione alle giovani
Chiese delle periferie del mondo, segnate dalla persecuzione e dal martirio per la testimonianza della fede.
Sono tante le sfide che si prospettano al nuovo Pontefice.
Abbiamo chiesto tre priorità ad alcuni significativi rappresentanti
della comunità ecclesiale. Da parte nostra, evidenziamo il tema del
pieno coinvolgimento dei laici nella comunità ecclesiale. Ma laici che
siano formati a una fede adulta e matura. Assieme alla capacità di
annunciare Cristo e il suo messaggio a una società indifferente e
impermeabile ai valori etici. Sapere, cioè, “contaminare” la cultura
odierna con il Vangelo.La sfida della nuova evangelizzazione, al di là
dei nuovi linguaggi per parlare agli uomini d’oggi, sarà vinta con la
testimonianza.I giovani, soprattutto, non ascoltano più i“maestri”, ma
seguono i testimoni. Cercano una Chiesa pulita e trasparente, vicina ai
poveri e agli ultimi. Una Chiesa più profetica e meno diplomatica. E che abbia sempre i fianchi cinti col “grembiule”.
don Antonio Sciortino
A cura di Alberto Chiara