06/03/2013
Foto Reuters,.
Può apparire presuntuoso che chi è soltanto un modesto laico osi dare consigli al Papa che verrà: ma il Concilio ci ha abituato alla cristiana“franchezza”, e in questo spirito sia consentito esprimere alcuni voti, che corrispondono ad altrettante possibili priorità.La prima indicazione prende le mosse da un antico adagio del sistema costituzionale inglese.
Il potere corrompe, il potere assoluto corrompe in modo assoluto:in altre parole, più si concentrano in Roma e nella Curia decisioni e poteri, più i rischi di deviazione aumentano(le mura vaticane non riescono a chiudere fuori il peccato originale…). Ciò significa ripensare i poteri del Papa e decentrare il più possibile una serie di decisioni, da quelle sui ministeri laicali a quelle sulla designazione dei vescovi (fatto salvo il finale placet, o anche non placet, del Papa). Analogamente molte forme di contenzioso, a partire dalle “nullità” matrimoniali, potrebbero essere delegate alle Conferenze episcopali nazionali. Insomma, ridurre il compito di direzione e di guida del Pontefice a ciò che è realmente essenziale per la vita della Chiesa, favorendo in essa una reale sinodalità.
Giorgio Campanini.
Una seconda istanza concerne quell’invito alla corresponsabilità
laicale cui richiamano numerosi documenti postconciliari,primo fra tutti
la Lumen gentium, ma che non si è tradotto, in sede centrale
(ma spesso, salvo eccezioni, nemmeno in sede locale) in adeguati
comportamenti conseguenti. Quante cose potrebbero essere affidate a
laici competenti e preparati senza mettere in discussione né il
ministero petrino né il valore del sacerdozio (che è non solo di alcuni
ma che è comune a tutti i fedeli, come ricorda la Lumen gentium).
Inutile sottolineare che questa corresponsabilità laicale dovrebbe
essere declinata anche e soprattutto al femminile,per arricchire la
Chiesa di quel “genio”che il magistero di Giovanni Paolo II (Mulieris dignitatem) ha riconosciuto ma ha sin qui trovato solo parziale applicazione nella vita della Chiesa.
Una terza istanza fortemente avvertita dall’opinione pubblica, anche
ecclesiale,è la liberazione del Pontificato da ogni legame (e ancor più
da ogni compromissione) con la finanza. Oggi esistono, in Italia e
in numerosi Paesi,l e banche etiche, nelle qua li il credito è accordato
con criteri di grande severità e finalizzato soprattutto a progetti di
sviluppo, con la totale esclusione di finalità speculative. Perché non
delegare a esse, o a consimili strumenti,ciò che ha a che fare con la
finanza(fatta salva una snella Commissione di controllo?). La più totale
trasparenza sarebbe in tal modo assicurata e i fedeli, che continuano a
offrire generosamente il loro obolo, saprebbero che il denaro dato alla
Chiesa, soddisfatti i bisogni legati al suo funzionamento, è destinato
prioritariamente ai poveri del mondo.
Giorgio Campanini,
storico e sociologo
A cura di Alberto Chiara