Padre Antonio Spadaro (Civiltà Cattolica): trovare parole nuove per l'uomo di oggi

06/03/2013
Padre Antonio Spadaro, gesuita, direttore di Civiltà Cattolica.
Padre Antonio Spadaro, gesuita, direttore di Civiltà Cattolica.

Nel suo scarno ma appuntito messaggio di rinuncia al ministero petrino Benedetto XVI ha voluto spronare la Chiesa a meditare sulla sfida dei «rapidi mutamenti» e delle «questioni di grande peso per la vita della fede» che richiedono «vigore del corpo e dell’anima».

Quali sono queste sfide? Ritengo che la prima sia la sfida antropologica. L’uomo, infatti, si sta interpretando in maniera differente dal passato, con categorie diverse. E questo anche a causa dei grandi cambiamenti nella società e di un più ampio studio di sé stesso. L’antropologia a cui la Chiesa ha tradizionalmente fatto riferimento e il linguaggio con la quale l’ha espressa sono frutto di saggezza ed esperienza secolare. L’uomo a cui la Chiesa si rivolge però non sembra più comprenderle o considerarle sufficienti. Pensiamo alla questione del concetto di matrimonio e famiglia,dei diritti della persona, dell’eutanasia. Il nuovo Pontefice sarà chiamato a confrontarsi con questa sfida per far sì che la Chiesa sia luce, e cioè insieme“faro” che illumina da una posizione alta e stabile, ma anche “fiaccola”che si sa muovere in mezzo agli uomini,accompagnandoli nel loro insidioso cammino, quale che sia la direzione,per evitare che la luce resti per molti di loro solo un ricordo lontano.

Foto Ansa.
Foto Ansa.

La seconda grande sfida è quella dei linguaggi e della comunicazione. Se una volta comunicare significava “trasmettere”contenuti, al tempo dei social network, significa “condividerli” in un’ampia rete di relazioni. La comunicazione in Rete e le sue logiche stanno avendo un forte impatto sul modo ordinario di vivere, pensare e aggregarsi. È chiaro per tutti che i media ormai per molti “mediano”, nel bene e nel male, il messaggio della Chiesa all’uomo di oggi.Accanto alla sfida della nuova evangelizzazione vi sono quelle dell’ecumenismo e del dialogo interreligioso in un mondo in cui le relazioni sono sempre meno mediate dalle istituzioni. La vita della Chiesa è dunque chiamata ad assumere anche uno stile sempre più comunicativo e partecipativo, capace soprattutto di ascoltare i più giovani.

La terza grande sfida, a mio avviso, riguarda la Chiesa intesa come comunione in un mondo globalizzato. Benedetto XVI, nei suoi ultimi discorsi da Papa,ha insistito proprio sulla Chiesa, della quale ha avuto sempre una visione teologica. È questa visione che deve plasmarne anche le strutture di servizio come lo è la Curia. La Chiesa è la universa Ecclesia, realtà che ha una estensione geografica che copre il mondo. Il respiro universale deve plasmarla intimamente anche perché le esperienze ecclesiali più vive e dinamiche, i “polmoni spirituali”, secondo l’immagine di papa Benedetto, sono nelle Chiese più giovani.L’immagine a suo modo “definitiva”è quella consegnata da Benedetto XVI al Collegio dei cardinali, da lui invitato a essere «come un’orchestra, dove le diversità– espressione della Chiesa universale– concorrono sempre alla superiore e concorde armonia».

Padre Antonio Spadaro, Gesuita, direttore del quindicinale Civiltà Cattolica

A cura di Alberto Chiara
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