Borges e oltre: musica, film e romanzi che raccontano il Paese

31/03/2013
Una coppia che balla il tango in una piazza di Buenos Aires (Corbis).
Una coppia che balla il tango in una piazza di Buenos Aires (Corbis).

Il tango. Passione e nostalgia. Per le strade del centro di Buenos Aires i tangueros continuano a ballare. Qualche anno fa, in pieno collasso economico, quando l'Argentina era in ginocchio, si ballava per vincere la malinconia, per sublimare l'amarezza e la disillusione attraverso le note struggenti del bandoneón. Si ballava allora e si continua a ballare oggi per i turisti stranieri. I turisti che, quando non popolano le milongas, le sale da ballo, si raccolgono in capannelli intorno alle coppie dei tangueros per le strade del centro e dei quartieri più tradizionali della capitale argentina, come San Telmo. O tra le case dipinte di Caminito con il suo fascino decadente, nello storico quartiere popolare La Boca, dove di giorno si passeggia in un'atmosfera deliziosamente bohèmienne ma, non appena cala il buio, i poliziotti per la strada ti consigliano di prendere il primo autobus e di allontanarti in fretta, se non sei uno del posto.

Il tango continua ad essere l'anima dell'Argentina. Ed è un'impareggiabile risorsa turistica. Ogni anno, nella seconda metà di agosto, Buenos Aires - la città più europea dell'America latina, insieme a Santiago del Cile - spalanca le sue porte ai ballerini di tutto il mondo che si sfidano nel Festival mondiale di tango, il "Campeonato de baile de la ciudad": un maxi-evento molto pubblicizzato e seguito, pensato più per i turisti che per i porteños (gli abitanti di Buenos Aires), che certamente preferiscono le piste delle milongas al grande palcoscenico internazionale. 

Una scena del film "Il segreto dei suoi occhi" (Webphoto).
Una scena del film "Il segreto dei suoi occhi" (Webphoto).

Considerata la capitale più europea del Sudamericana - insieme a Santiago del Cile -, Buenos Aires è città di partenze e approdi, incroci, scambi. Per le sue strade si respira la cultura, tra librerie, cinema, centri culturali, ampia offerta di spettacoli e di musica. Il prestigioso Teatro Colón è uno dei più grandi del mondo. Argentina, in America latina, vuol dire dire anche fioritura cinematografica. Nel continente, il Paese di papa Francesco è quello che ha sviluppato maggiormente la cinematografia. Come osservano le riviste specializzate latinoamericane, al pari del Brasile da alcuni anni Buenos Aires ha dato un impulso straordinario alla sua produzione di film, in termini di prodotti commerciali di qualità e di presenze e riconoscimenti nei festival e nelle rassegne internazionali. Un cinema  che oggi si caratterizza per una sua identità specifica. Se i film degli anni Ottanta e Novanta esprimevano in buona parte la riflessione post-dittatura, con una visione più politica, la produzione contemporanea riflette ampiamente la disillusione degli anni della crisi economica e sociale.
 
Lucrecia Martel (tra i suoi film La ciénaga e La niña santa) è uno dei talenti del nuovo cinema argentino. E, soprattutto, Juan José Campanella, regista di El secreto de sus ojos (Il segreto dei suoi occhi), noir nato dall'adattazione di un romanzo di Eduardo Sarcheri, e interpretato da  Ricardo Darín, uno dei volti più celebri del grande schermo porteño.  Nelle sale argentine la pellicola ha attirato 2,4 milioni di spettatori e nel 2010 ha conquistato il premio Oscar come miglior film straniero. Ancora prima, nel 2001, Campanella aveva diretto El hijo de la novia (Il figlio della sposa), altra pietra miliare del cinema degli anni Duemila (candidato all'Oscar come miglior film straniero), sempre interpretato dal suo amico Darín. Che, fra l'altro, ha recitato anche in Nueve reinas (Nove regine) del 2000, film poliziesco di Fabián Belinsky, annoverato come un grande classico della cinematografia argentina.

Il Teatro Colón di Buenos Aires (Getty images).
Il Teatro Colón di Buenos Aires (Getty images).

Un ruolo di primo piano in America latina l'Argentina lo occupa anche per la letteratura. Dopo il tracollo dei primi anni Duemila, l'editoria oggi ha ripreso a marciare, dando un forte impluso in termini numerici alla produzione di libri. Buenos Aires esporta i suoi libri nel resto del continente, soprattutto nel confinante Cile e in Messico. Anche il Brasile traduce moltissimo le opere argentine. Nel 2010 il Paese latinoamericano è stato l'ospite d'onore della Fiera del libro di Francoforte. Jorge Luís Borges, Mario Benedetti, Julio Cortázar, Ernesto Sabato, Adolfo Bioy Casares, Osvaldo Soriano, certamente. Ma non solo.

La narrativa argentina di oggi presenta un panorama vasto, stimolante,
molto variegato al suo interno. Solo per citare alcuni nomi, Mempo Giardinelli (autore di romanzi come La rivoluzione in bicicletta e Finale di romanzo in Patagonia), esiliato in Messico durante gli anni della dittatura, ed Elsa Osorio (che nel romanzo I vent'anni di Luz ripercorre la vicenda dei figli degli oppositori politici strappati ai loro genitori e dati ad altre famiglie al tempo del regime dittatoriale). 

Lo scrittore argentino Jorge Luís Borges (Corbis).
Lo scrittore argentino Jorge Luís Borges (Corbis).

Uno sguardo potentemente realistico sulla realtà sociale argentina lo fornisce la giornalista e scrittrice Leila Guerriero, che in Suicidi in capo al mondo (uscito in Argentina nel 2005 e diventato un best seller) ripercorre una lunga inchiesta nella desolata Las Heras, cittadina della Patagonia esclusa dai circuiti turistici, dove nell'arco di poco tempo si sono verificati numerosi apparentemente inspiegabili suicidi. Nella forma di un thriller la Guerriero fotografa con scarna lucidità una parte del suo Paese sterminato, sconosciuta ai turisti, dimenticata anche dalla capitale: "Questo era il Sud", si legge nel libro. "Il Sud dell'Argentina ma anche del mondo. Il fondo, il confine, il posto da cui tutto è lontano". 

Ritratto crudo, realistico della realtà sociale argentina è anche quello che offre Reynaldo Sietecase in Pendejos (uscita nel 2007): una raccolta di racconti che hanno come protagonisti dei bambini e ragazzi che finiscono per compiere degli omicidi, vittime della società e carnefici nello stesso tempo. Che siano figli della classe media o del disagio dell'emarginazione, bambini protetti da famiglie benestanti o piccoli dipendenti dal paco, la droga dei poveri e dei diseredati, drammatica piaga sociale delle villas miserias di Buenos Aires, delle baraccopoli, delle immense e disperate periferie urbane di questa terra alla fine del mondo.



Giulia Cerqueti

Dossier a cura di Alberto Chiara
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