«Io e la parrocchia di Jorge Mario»

31/03/2013
Padre Gabriel Marronetti, il parroco della basilica di San José de Flores, nel cuore di Buenos Aires. La famiglia del sacerdote ha origini milanesi.
Padre Gabriel Marronetti, il parroco della basilica di San José de Flores, nel cuore di Buenos Aires. La famiglia del sacerdote ha origini milanesi.

Mentre monsignor Mario Poli, 66 anni, uomo molto vicino a papa Francesco e già suo vescovo ausiliario, è stato chiamato alla guida dell'arcidiocesi di Buenos Aires, gli Argentini vivono i giorni della Pasqua, la prima in Vaticano per il loro amato Bergoglio, con un misto di euforia, emozione e in un certo senso anche di tristezza.

Sacerdoti e fedeli delle chiese della capitale si sentono, infatti,  un po’ orfani ora che l’uomo che è stato il loro pastore per quindici anni con dolcezza, passione e insieme

fermezza di intenti, si è spostato per sempre a Roma.

«Non tornerà tra noi prima di dicembre», dice con un velo di malinconia padre Gabriel Marronetti, parroco della Basilica di San Jose de Flores. «Speravamo di incontrarlo il prossimo luglio, quando sarà in America latina per la Giornata mondiale della gioventù. Lo aveva invitato per quelle date il presidente Cristina Kirchner, in occasione dell'incontro ufficiale in Vaticano. Purtroppo, in quegli stessi giorni, in Argentina ci saranno le elezioni  e non si vuole in alcun modo che qualcuno legga la sua visita nel Paese in chiave politica».


Padre Gabriel, 46 anni, conosce bene papa Francesco. La sua parrocchia si trova al centro del Barrio Flores, il quartiere dove è nato e cresciuto Jorge Mario Bergoglio, la stessa chiesa che il futuro Papa frequentava da bambino e da ragazzo. Un luogo per lui speciale, dove  da sempre ama ritornare.

Una veduta esterna della basilica di San José de Flores.
Una veduta esterna della basilica di San José de Flores.

«Stava passando davanti al nostro sagrato, durante una semplice passeggiata con un amico, quando Jorge Mario Bergoglio ebbe i primi segni della sua vocazione», continua padre Gabriel. «Sentì che qualcuno lo chiamava da dentro e lo invitava a entrare in questa chiesa per confessarsi. Oggi lui non ricorda il nome del sacerdote che lo confessò quel giorno. Del resto, aveva solo 17 anni. Pensa però ancora adesso con affetto a quel prete già anziano, con cui in seguito parlò a lungo e che ebbe una parte così importante nella sua vita».

Padre Gabriel ci mostra il confessionale, il primo a sinistra dall'altare, vicino al quale, ancora fino a pochi giorni fa, l'arcivescovo Bergoglio soleva fermarsi a pregare. «Veniva qui in parrocchia spesso. A volte mi cercava per parlare, ma  la maggior parte delle volte sostava da solo in preghiera. Si metteva in un angolo, sui banchi in fondo, come un comune fedele. Si metteva a pregare davanti all'immagine di San Josè (San Giuseppe), a cui è molto devoto».

Ci conferma che non è un caso che papa Francesco abbia scelto proprio il giorno dedicato a Giuseppe per l'inizio del suo Pontificato, il giorno del patrono, tra l'altro, del suo quartiere e di questa basilica che lo ha visto bambino. Dietro l'angolo, infatti, sta calle Membrillar 531, la palazzina oggi ristrutturata ed elegante, dove viveva la famiglia Bergoglio. A Buenos Aires già si chiede di dedicare questa via al nuovo Papa. E magari un viale. Per ora, però, non è possibile. Secondo una regola, le vie di Buenos Aires possono prendere il nome solo di persone decedute da almeno dieci anni. Si farà quasi sicuramente un eccezione per lui. Nel frattempo, dal 26 marzo esiste in Argentina, più precisamente a La Plata, una avenida Papa Francisco.

La statua di San Giuseppe nella basilica di San José de Flores, a Buenos Aires.
La statua di San Giuseppe nella basilica di San José de Flores, a Buenos Aires.

E proprio i viali, le strade, soprattutto quelle desolate delle villas, i quartieri poveri e periferici della città, erano i luoghi della predicazione dell’allora arcivescovo Bergoglio. E lì, per strada, che la gente sente la sua mancanza.

«Ci diceva sempre, uscite dalle chiese e andate ad aiutare la gente che ha davvero bisogno, gli indigenti, i sofferenti, i malati, i carcerati. La sua vuole essere una Chiesa viva, di strada, non burocratica né autoritaria, che guarda concretamente all'essere umano», spiega padre Gabriel. «E anche quando veniva a dire Messa in Parrocchia - e lo faceva ogni anno in occasione della festa di San Giuseppe - durante la predica scendeva dall’altare e si metteva in piedi in mezzo ai banchi dei fedeli. Doveva venire da noi anche quest'anno: lo abbiamo visto con emozione in televisione nella sua omelia su San Giuseppe, custode umile e fedele di Maria e Gesù». Il sacerdote estrae dal cassetto un album di foto, che ritrae proprio Bergoglio, in mezzo alla gente, nella navata. Ci mostra i suoi ricordi. 

Padre Gabriel Marronetti mostra il confessionale in cui il giovanissimo Jorge Mario Bergoglio si accostò al sacramento della rionciliazione: una svolta nella sua vita.
Padre Gabriel Marronetti mostra il confessionale in cui il giovanissimo Jorge Mario Bergoglio si accostò al sacramento della rionciliazione: una svolta nella sua vita.

E con orgoglio ci racconta i numeri della sua parrocchia, una delle poche di Buenos Aires dedicate alla riconciliazione e dove sono perciò presenti e disponibili a ogni ora del giorno sacerdoti confessori

«Ogni domenica da noi si tengono 14 messe per oltre tremila fedeli», spiega padre Marronetti. «Abbiamo più di trecento volontari tra medici, psicologi, psichiatri, persone che si occupano di offrire assistenza, abiti, cibo e farmaci ai più poveri. Per gli indigenti, abbiamo servizi quotidiani di docce, parrucchieri, barbieri e persino podologi. Chi vive sempre scalzo, infatti, può accusare fortissimi dolori e vari disturbi ai piedi e noi cerchiamo di confortarli. Abbiamo poi la possibilità di ospitare chi ha più bisogno, anche madri con bambini piccoli, e cerchiamo di offrire a queste persone l'opportunità di integrarsi a poco a poco nella società, insegnando loro un lavoro».

La mensa per i poveri di San Jose de Flores è da quindici anni una delle più attive della città, con sette turni giornalieri di volontari che, a gruppi di dieci/quindici, preparano prime colazioni e pasti caldi anche a tardissima notte. C'è chi dichiara di fermarsi qui ogni giorno per un paio d'ore, non solo per riuscire finalmente a mangiare, ma soprattutto per trovare un po' d'umanità, scambiare quattro chiacchiere in un luogo sereno e davvero accogliente.  

Nella bacheca posta accanto al portale di San Jose de Flores è ancora appeso un annuncio, che ora appare insolito. C'è scritto: "Sabato 23 marzo, h. 19. Benedizione solenne delle palme e Messa celebrata da sua Eminenza Jorge Mario Bergoglio". Nessuno, naturalmente, ha voluto staccarlo. «La processione che in due diverse colonne si è mossa dal santuario di San Cayetano e da Piazza Miserere, per convergere di fronte alla nostra basilica, si è tenuta come ogni anno», spiega il parroco Gabriel Marronetti. «Anche questo è un ricordo che ci ha lasciato papa Francesco. E' stato lui a volere questo evento, che si tiene ormai da cinque anni.  Questa è stata la prima volta che non era con noi». A  ricordo della grande processione, dentro la chiesa si trova ora una statua di Gesù a grandezza naturale, a cavallo di un asinello. Conclude il parroco, mostrandocelo: «Erano due gli asinelli in processione, ognuno in testa a una delle due colonne, a ricordare alla gente di Buenos Aires il momento trionfante dell'ingresso di Gesù a Gerusalemme».  
 Giusi Galimberti

Dossier a cura di Alberto Chiara
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