I sociologi li hanno analizzati a lungo, molti commentatori, fermandosi alla superficie, li hanno accusati di scarsa coerenza rispetto agli insegnamenti della Chiesa, altri ancora hanno spiegato che il fenomeno delle Giornate mondiali della Gioventù aveva poco o nulla a che fare con la fede cristiana perché, spiegavano, i giovani che vi partecipano sono molto simili a quelli che affollano gli stadi per acclamare la propria rock star preferita. Tanta emozione e poi nulla.
Tutte critiche che dimostrano come l'intuizione profetica di Giovanni Paolo II di radunare i giovani cattolici di tutto il mondo attorno al Successore di Pietro abbia colto nel segno.
Una grandiosa staffetta dello Spirito che da Buenos Aires nel 1987 a Madrid, due anni fa, ha permesso a milioni di giovani, in un contesto sempre più laico e secolarizzato, di "uscire allo scoperto" e testimoniare la propria fede insieme alla Chiesa.
Dopo le "prove generali" a Roma nel 1984 (Anno Santo della Redenzione), papa Woityla volle istituire una vera e propria Giornata mondiale della Gioventù.
Il primo appuntamento internazionale fu nella capitale argentina dove confluirono quasi un milione di persone. Una novità non da poco vedere all'epoca così tanti ragazzi insieme per un grande raduno di massa che non era sportivo o musicale ma spirituale.
Da allora sono passati 26 anni e chi partecipò a quella prima Gmg ora, magari, si prepara a mandare i propri figli il prossimo luglio in Brasile in un'ideale staffetta tra generazioni. I primi ragazzi che risposero all'appello di Giovanni Paolo II negli anni Ottanta erano quelli che avevano subito il fascino della cultura del '68 con tutte le sue contraddizioni e aspirazioni libertarie.
Il Papa polacco seppe parlare loro, spronandoli ad un rinnovato impegno di missione e testimonianza. Esemplificando un po', sono passati alla storia come la "prima generazione" della Gmg.
I raduni intanto proseguono, il mondo cambia alla velocità della luce, i giovani coinvolti aumentano. Nel 1989 cade il Muro di Berlino. Due anni dopo a Czestochowa, in Polonia, si svolge un'altra Gmg, la prima nell'Europa che finalmente "respira a due polmoni", come profetizzò Giovanni Paolo II.
S'affaccia la "seconda generazione" della Gmg, quella della caduta dei muri e dei grandi orizzonti aperti proprio dal Pontefice polacco.
A Manila, nelle Filippine, nel 1995 arrivano oltre quattro milioni di giovani. Sarà la Gmg più numerosa di sempre. Un percorso che culmina con il grande Giubileo dei Giovani a Roma nel 2000 con Giovanni Paolo II a fare la "ola" sulla grande spianata di Tor Vergata. «Roma ha sentito questo chiasso», disse il Papa a braccio durante la veglia del sabato sera, «e non lo dimenicherà mai più».
Giovanni Paolo, l'inventore delle Gmg, si spegne nell'aprile 2005.
Tocca al suo successore, Benedetto XVI raccoglierne l'eredità. Il debutto è a Colonia nell'agosto successivo. Papa Ratzinger introduce alcune novità, come l'adorazione eucaristica nella veglia del sabato sera. L'entusiamo resta quello di sempre.
E' la volta della "terza generazione", quella di Internet e dei social network. S'abbassa anche l'età media dei partecipanti. A Madrid era di 22 anni circa. Loro Giovanni Paolo II l'avevano conosciuto solo da bambini. E' il segnale, inequivocabile, che le domande di Dio e il bisogno di spiritualità resistono anche in questa generazione. E che la Chiesa non ha paura dei giovani, li cerca ma senza lusingarli.
Tra i giovani presenti a Madrid è emerso chiaramente che a loro non interessano tanto le lotte interne della Chiesa, gli scandali o il grande dibattito sui temi etici per ammodernare, come vorrebbe qualcuno, la Chiesa. Tutto questo è irrilevante, o quasi.
La priorità è la passione di testimoniare la fede ed essere cattolici. Senza nascondersi e senza sconti. «Cari amici, non abbiate paura del mondo, né del futuro, né della vostra debolezza», disse
Benedetto XVI. «Il Signore vi ha concesso di vivere in questo momento della storia, perchè grazie alla vostra fede continui a risuonare il suo nome in tutta la terra». Ora tocca a papa Francesco continuare l'avventura.
Antonio Sanfrancesco