06/05/2013
Subito dopo la pubblicazione del video in cui il Papa, attraverso un tablet, si è collegato con la web-cam accesa 24 ore su 24 sulla tomba di San Francesco, il sito www.sanfrancesco.org ha registrato un aumento del 320% di accessi al portale e di circa il 150% di preghiere ricevute in una sola giornata. L’evento è avvenuto durante l’udienza del 2 maggio con il ministro generale dei frati minori conventuali, padre Marco Tasca, il custode del Sacro convento di Assisi, padre Mauro Gambetti, e il direttore della rivista San Francesco Patrono d'Italia, padre Enzo Fortunato.
Proprio quest’ultimo, che dirige anche il sito sanfrancesco.org, è stato il promotore dell’iniziativa: «Abbiamo pensato: in attesa che papa Francesco venga da noi ad Assisi, andiamo noi da lui e, grazie alle tecnologie digitali, gli facciamo vedere la tomba del Poverello». Com’è andato l’incontro? Il Papa sembrava molto incuriosito dal tablet… «E’ così, si è molto divertito a usare il touch screen del tablet per far partire il video. E poi ci ha detto: “Pregate non tanto per me, ma fate pregare”. Evidentemente si riferiva all’importanza che i mezzi di comunicazione oggi hanno nel diffondere la Buona Novella». Se fosse vissuto oggi, Francesco d’Assisi avrebbe usato Facebook e Twitter? «Penso proprio di sì. Durante la sua vita ha operato una rivoluzione comunicativa portando il messaggio cristiano dalle chiese alle piazze. Le “piazze digitali” di oggi quindi rappresentano solo la continuazione della sua rivoluzione».
Come scongiurare il rischio che queste “piazze virtuali” producano solo “incontri virtuali”? «E’ la sfida che riguarda tutte le modalità comunicative: anche un’omelia pronunciata in chiesa può essere sterile se non arriva a toccare i cuori. La comunicazione digitale evita questo rischio se riesce a essere vera, “calda” e a tradursi poi il più possibile in incontri autentici. Se un non credente si avvicina a noi attraverso Internet e poi decide di venirci a trovare, avremo raggiunto il nostro scopo».
Eugenio Arcidiacono
Dossier a cura di Alberto Chiara e Fulvio Scaglione