08/05/2013
E' il volto femminile della Chiesa. Aggraziato. Ma anche determinato. Mercoledì 8 maggio, con l'udienza dal Santo Padre le circa 800 superiore generali di congregazioni e ordini di suore concludono la XIX assemblea plenaria dell’Uisg, l’Unione internazionale superiore generali, svoltasi a Roma. Da tempo i vertici delle religiose non incontravano il Pontefice: oggi, il vescovo di Roma è un gesuita, dunque anch'egli un uomo di vita consacrata, un fatto, questo, destinato ad accrescere il feeling fra Francesco e le leader religiose.
Al centro dell’assemblea di quest’anno un argomento di particolare rilievo: “Il servizio dell’autorità secondo il Vangelo”. Si tratta di un tema chiave per una vita consacrata che sta cercando strade nuove e originali per restare nel mondo globalizzato, testimoniare il Vangelo, affrontare i nodi della relazione con l’autorità all’interno stesso della Chiesa e poi nella realtà in cui si opera e vive.
Religiose provenienti da oltre 70 Paesi hanno discusso di questi e altri problemi dando vita a un dibattito intenso, appassionato, non di rado ironico, raccontando così lo spaccato di una Chiesa attiva su vari fronti (assistenza, sanità, educazione, giustizia, preghiera) che ha nella presenza femminile una risorsa di prim’ordine.
Nei saloni dell’Ergife si è sentita e vista la presenza di religiose dell’Asia dell’Africa e dell’America Latina; un intreccio di lingue e di esperienze che si è confrontato secondo una modalità di confronto aperto: ad ogni relazione ha fatto seguito infatti un dialogo diretto fra la relatrice e l’assemblea.
Fra le questioni che hanno suscitato grande attenzione, il tema proposto da suor Mary Pat Garvin, ovvero “La compagnia come Grazia. Una metafora per l’autorità religiosa oggi”.
“Gesù è stato – ha detto suor Garvin – ‘il compagno di Grazia’ ‘par exellance!’ E’ stato un leader che ha offerto la visione, l’energia, la sfida e il coraggio a quanti si sentivano attratti dal suo modo di servire e di essere con il popolo di Dio”.
“Allo stesso modo – ha aggiunto – la storia delle nostre congregazioni è ricca di donne sagge, di ‘compagne di grazia’, di leader che, seguendo l’esempio di Gesù, hanno accompagnato le suore del loro tempo con visione, energia, sfida e coraggio al servizio del popolo di Dio”.
Un'immagine dell'assemblea dell'Unione internazionale superiore generali, svoltasi a Roma. Foto Alessia Giuliani/Catholic press photo.
In tale prospettiva, “la leadership “è un’impresa comune e condivisa”, e
riguarda in primo luogo “le relazioni”. Nel colloquio diretto con le
consorelle, suor Garvin ha toccato anche il tema della “rabbia”, dei
sentimenti negativi, che hanno però “diritto di esistere”.
Ma il punto è “imparare a riconoscere la rabbia e incanalarla in modo
che non sia pericolosa”. “Cosa sarebbe il mondo – si è chiesta la
religiosa - senza la rabbia contro l’ingiustizia sociale?”. “Ma chi
lavora in questo campo – ha detto ancora - deve imparare a incanalare
questi impulsi in modo che diventino elementi fruttuosi e positivi”.
All’assemblea ha preso parte anche il cardinale brasiliano Joao Braz de Aviz, presidente
della Congregazione per gli istituiti di vita consacrata e le società
di via apostolica.
Il cardinale, che ha celebrato la Messa e poi ha risposto alle tante
questioni poste dalle superiore, ha ricordato fra l’altro un concetto di
Giovanni Paolo II: “La dimensione gerarchica e quella carismatica della
Chiesa sono due dimensioni coessenziali”.
Il valore della condivisione, del procedere insieme, anche “uomini e
donne”, ha detto, è fondamentale e ‘la coessenzialità” è un modo per
sciogliere i conflitti e dare speranza alla Chiesa. Il cardinale ha chiesto alle superiore di “tornare alle origini di ciascun carisma”,
“al messaggio dei fondatori” delle congregazioni.
Il rischio è quello di privilegiare “opere” troppo impegnative, onerose,
che allontanano dal carisma, “in tal modo alla fine fra qualche anno
non si esisterà più”.
Il rischio è questo, ma “le opere” sono necessarie, e tuttavia devono essere in linea con il carisma originario, per smarrirsi.
Il cardinale Braz de Aviz ha esalto il ruolo dell’Uisg quale “cammino
di comunione nel quale va avanti lo spirito del Concilio Vaticano II”.
Quindi ha osservato che “ritornare al Concilio significa ritornare
al Vangelo”. “La Chiesa – ha affermato ancora – ci pare a volte una
società di classi, ben organizzata, ma sempre di classi”.
Invece, ha aggiunto, dobbiamo ricordarci che “il Papa, il cardinale, la
consacrata, non valgono di più di chi lavora, cresce i figli, e via
dicendo”. Per questo “fra di noi deve crescere il rapporto di
fratellanza, la spiritualità di condivisione”. Quindi ha spiegato:
“ordini e congregazioni molto ricchi devono diventare quelli che più
distribuiscono”.
In quanto al rapporto fra vescovi e vita consacrata, Braz de Aviz ha
avanzato due proposte concrete: la creazione di un vicario episcopale a
livello diocesano in modo che le congregazioni abbiano in un
interlocutore fisso e costante, quindi la creazione di un commissione
mista per risolvere eventuali problemi.
Il cardinale ha anche voluto toccare anche il delicato nodo dei
contrasti sorti fra le suore americane riunite nella Lwcr (Leadership
Conference of Women Religious) e il Vaticano in merito ad aspetti
dottrinali (di natura etica) contestati alle religiose dalla
Congregazione per la dottrina della fede (Cdf).
Il porporato ha riconosciuto che il problema ancora non è stato
risolto ma proprio per questo “c’è bisogno di un dialogo molto intenso
fra le due parti”. E a una domanda specifica sull’ipotesi di un incontro
fra le religiose e il Papa, Braz de Aviz ha risposto: “l’incontro è
possibile” ma sarebbe auspicabile che le suore della Lcwr provassero a
spiegare in “che modo accettano la valutazione dottrinale” della Cdf
confermata da Papa Francesco. Insomma Braz de Aviz ha indicato la strada
per un confronto positivo.
Dossier a cura di Alberto Chiara e Fulvio Scaglione