«Le donne devono avere maggior responsabilità nella Chiesa»

08/05/2013

Dalla XIX assemblea plenaria dell’Uisg, l’Unione internazionale superiore generali svoltasi a Roma in questi giorni, è salita una richiesta univoca e trasversale a sensibilità e realtà religiose differenti: “Le donne devono ricoprire ruoli di maggiore responsabilità nella Chiesa”. Da questo punto di vista si attende qualche segnale concreto dalla Santa Sede e per la verità papa Francesco ha già toccato la questione femminile nelle settimane scorse sottolineando che il ruolo delle donne deve crescere e la loro funzione nell’annuncio del Vangelo è centrale.

La consapevolezza della richiesta di un pieno riconoscimento della leadership femminile, è dunque forte e diffusa fra le religiose. Suor Tiziana Merletti, superiora generale delle Francescane di poveri, ci spiega: “Intanto va detto che siamo qui in più di 800 e rappresentiamo migliaia e migliaia di religiose che danno la vita e hanno le mani in pasta in tutte le parti del mondo”. Perciò – aggiunge - il nostro contributo è innanzitutto la vita vissuta. Inoltre io direi che noi ci siamo, come donne, come religiose, come leaders; mi pare di poter dire che siamo pronte a raccogliere la sfida. Non voglio dire che abbiamo già le risposte, però siamo pronte a questo dialogo e direi anche che lo stiamo aspettando da un po’ di tempo”. 

“Quindi – ha osservato ancora suor Tiziana - ci sono sicuramente anche tante frustrazioni, delusioni, disillusioni, però c’è anche tanta speranza e desiderio di fare la nostra parte”. L’impegno a favore dei poveri da parte del nuovo Papa trova fra congregazioni e gli ordini femminili, largo ascolto. Da parte nostra, spiega suor Merletti, arriva un “fortissimo messaggio di condivisione e direi anche di partecipazione dei beni. Una cosa anche molto interessante in quest’assemblea rispetto a tre anni fa, è poi che c’è un maggior numero di superiore generali provenienti da quegli stessi continenti dove noi siamo andate decine o centinaia di anni fa. Non so se c’è stato già il sorpasso, ma comunque siamo sedute allo stesso tavolo, e questo ci spinge ad un confronto e anche a rivedere le nostre posizioni come primo mondo e a continuare questa condivisione in modo sempre più paritario”.

Suor Tiziana Merletti.
Suor Tiziana Merletti.

Sotto questo profilo, suor Martha Zechmeister, in un intervento ha affermato: “Ha ancora valore ciò che Dietrich Bonhoffer, il grande martire della Chiesa luterana tedesca, ha detto nel suo contesto storico: non è più sufficiente ‘assistere le vittime finite sotto la ruota, ma ci viene richiesto di “bloccare i raggi per fermare la ruota”.  In questa dimensione la misericordia e l’amore appassionato devono tradursi in strategie ben pensate. Con l’astuzia del Vangelo, come congregazioni religiose possiamo sfruttare il nostro vantaggio di essere uno dei primi global player nella storia umana e utilizzare le nostre reti internazionali nella nostra congregazione, in collaborazione con altre congregazioni e tessendo relazioni con tutti coloro che lottano per l’umanizzazione del pianeta”.

Ma la vita consacrata oltre a prospettive di impegno e testimonianza del Vangelo, da tempo vive anche una stagione di crisi vocazionale, in particolare fra i Paesi più sviluppati. In proposito di nuovo suor Merletti spiega: “Quello che noi stiamo cercando di fare è di porci alcune domande di fondo, cioè come interpretare la presenza della vita consacrata nel mondo di oggi, una presenza che sicuramente deve essere diversa. E’ un esame di coscienza, ma allo stesso tempo c’è un’altra domanda di fondo: esisteremo ancora fra qualche decennio? Può anche essere che lo Spirito Santo intenda lavorare in un’altra maniera e forse noi spariremo, e va bene così”. 

“Ma noi – prosegue la religiosa - dobbiamo continuare a fare la nostra parte perché abbiamo molti riscontro positivi rispetto a quello che portiamo, come spessore di vita, anche nei servizi sociali, o con le prostitute ecc.. Siamo ancora significative ma dobbiamo andare di più sulla strada, sicuramente, e pare che la risposta comunque non sia così forte numeri soprattutto nel primo mondo. Quindi restiamo aperte al futuro senza paura”.  

Francesco Peloso

Dossier a cura di Alberto Chiara e Fulvio Scaglione
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