Se anche il Papa studia l'ambiente

La Pontificia accademia delle Scienze raduna un gruppo di premi Nobel per studiare il cambiamento climatico. E poi le nuove frontiere sugli oceani, i ghiacciai, le risorse idriche...

L'Artico perde il suo ghiaccio

18/09/2011
La nave di Greenpeace tra i ghiacci dell'Artico.
La nave di Greenpeace tra i ghiacci dell'Artico.

Mentre Greenpeace è in missione nell'Artico a bordo della nave rompighiaccio Arctic Sunrise per studiare lo stato di salute dei ghiacci, il National Snow and Ice Center statunitense annuncia in anticipo che la contrazione dei ghiacci dell'Artico quest'anno ha raggiunto il secondo livello più basso della storia.   

     “Quanto sta accadendo nell'Artico non comporta conseguenze solo per gli orsi polari o per l'ecosistema locale, ma per il mondo intero. Un'estate senza presenza di ghiacci nell'Artico, infatti, può destabilizzare il clima globale"” ricorda Andrea Boraschi, responsabile della campagna Energia e Clima di Greenpeace.  

     Mentre al Polo Nord la situazione precipita, continua la gara per mettere le mani sul greggio dell'Artico frenando ogni efficace provvedimento contro i cambiamenti climatici. Till Wagner, scienziato del Polar Ocean Physics Group dell'Università di Cambridge, in viaggio sull'Arctic Sunrise, aggiunge: “Ciò che stiamo osservando è uno sconcertante ritrarsi dei ghiacci. La velocità e l'ordine di grandezza di questa contrazione non possono essere spiegati dall'eventualità di condizioni meteorologiche estreme o da altre teorie del genere. Si tratta di una conseguenza diretta dell'innalzamento globale delle temperature, che determina un riscaldamento dell'aria e degli oceani”.  

     Il precedente record di riduzione dell'area ghiacciata nell'Artico, nel 2007, coincideva con un periodo di forti anomalie climatiche. L'enorme perdita di ghiaccio registrata quest'anno, con condizioni climatiche meno estreme, ci indica che la banchisa è sottile e deteriorata e che i mari ghiacciati dell'Artico andranno incontro a diminuzione nel lungo periodo.  

     Lo spessore dei ghiacci è un elemento chiave per misurare l'impatto dei cambiamenti climatici nell'Artico e la tenuta complessiva della calotta, perché i ghiacci più antichi crescono in spessore in diverse stagioni contribuendo all'aggregazione della calotta, mentre quelli più sottili - che stanno prendendo il posto dei primi - tendono a essere meno compatti e a sciogliersi con più facilità durante l'estate.

Gabriele Salari
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