L'osteoporosi si combatte così

Una subdola malattia: colpisce soprattutto le donne dopo la menopausa, ma non fa sconti neppure agli uomini. Occorre conoscerla, per non trovarsi fragili come grissini.

Diagnosi e cure

04/04/2011
Una Moc (mineralometria ossea computerizzata).
Una Moc (mineralometria ossea computerizzata).

Diagnostica

La densitometria ossea (Moc o Dxa, a seconda di come viene chiamata dai sistemi sanitari regionali) è un metodo strumentale collaudato e affidabile per diagnosticare lo stato di salute dello scheletro. La questione è: quando? «Andrebbe fatta», afferma la professoressa Brandi, «quanto prima, magari già a 40 anni, età in cui è facile che sia le donne sia gli uomini presentino uno o più fattori di rischio. I Lea-livelli essenziali di assistenza del Servizio sanitario nazionale (Ssn) autorizzano invece l’accertamento rispettivamente dopo i 65 e i 60 anni, a meno che i fattori di rischio non siano gravi. Per molte persone, può essere tardi».

   Un valido contributo arriverà con la Frax introdotta dall’Organizzazione mondiale della sanità: dalle risposte a un questionario in 12 domande, grazie a un algoritmo è possibile calcolare il rischio di frattura nei 10 anni successivi.

   Per avere un quadro ben chiaro, sarebbe inoltre opportuno valutare il metabolismo osseo misurando i livelli di calcio e fosforo, sia nel sangue sia nelle urine, il paratormone e l’enzima fosfatasi alcalina ossea.

FARMACI

La tendenza è la terapia personalizzata, a misura dello stadio della malattia e della varietà dei farmaci a disposizione. Ci sono quelli somministrabili per bocca, o per via sottocutanea, intramuscolare, endovenosa, una volta al giorno, alla settimana, al mese, ogni trimestre, all’anno.

   Due le grandi categorie: inibitori del riassorbimento e stimolatori della formazione di tessuto osseo. Attesa in Italia per l’ultimo nato già distribuito in Europa, la cui molecola si chiama denosumab: un anticorpo monoclonale, da prendere ogni sei mesi per via sottocutanea, che blocca la demolizione delle ossa.

  «Purtroppo», osserva la specialista, «sono a carico del Ssn solo per i pazienti che hanno avuto una frattura al femore o a una vertebra, oppure che hanno un’osteoporosi molto grave a livello femorale. Un peccato perché se impiegati bene, ad esempio alternandoli in sequenza per evitare possibili effetti collaterali da uso prolungato dello stesso principio attivo, potrebbero abbattere dal 30 al 70 per cento il pericolo di fratturarsi».

CHIRURGIA

Due le tecniche consolidate, la vertebroplastica e la cifoplastica, per curare fratture vertebrali.
   Con la prima, si immette un cemento dentro la vertebra, dove solidifica. Con la seconda, si inserisce un palloncino dentro la vertebra, lo si gonfia per riaumentarne l’altezza, quindi lo si toglie riempiendo la cavità ottenuta con cemento.

   Gli interventi, specie di vertebroplastica, vanno ben valutati per non alterare il peso e la funzionalità della colonna vertebrale.

Maurizio Bianchi e Giusi Galimberti
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