18/07/2011
Questa figura si è poi
estesa nei Paesi di cultura
spagnola, soprattutto in
Sud America, arrivando
progressivamente in Francia
dove, grazie alla scuola
del prof. Lemaire, noto
psicoterapeuta e studioso
della coppia, ha avuto risonanza
per il suo valore
scientifico. Per quanto riguarda
l’Italia, il consulente
familiare è presente
soprattutto nei consultori
familiari di ispirazione cristiana.
Nel 1974, in collaborazione
con l’“Association
francaise des centres
de consultation conjugale”
di Parigi, diretto dai
coniugi Lemaire e da
M.me Colette, in collaborazione
con il Centro di
Psicoterapia e Psicopedagogia
di Torino, si tenne
il primo corso per consulenti
familiari in Italia,
presso il Punto Famiglia
di Torino. Da questa esperienza
e da altre fatte in
Canada da Luciano Cupia
ebbero inizio nel 1976 i
corsi e la prima scuola per
consulenti familiari, la Sicof
di Roma, che ha iniziato
a tracciare un percorso
formativo ben preciso
che favoriva la formazione
di un professionista
con una sua propria e specifica
identità.
A questa esperienza,
che negli anni si è diffusa
in molte città di Italia, sono
seguite altre scuole
quali quella di padre Correra
presso il consultorio
di Napoli, del prof. Rossi
a Bologna, quella di Taranto
e, per ultima, il Cispef
presso il consultorio
familiare Anatolè di Frosinone,
programmata e fortemente
voluta da don Ermanno
D’Onofrio, che
possiede la specificità di
unire alle lezioni teoriche
e ai gruppi esperienziali
numerose esercitazioni
pratiche attraverso le quali
gli allievi possono sperimentarsi in ciò che apprendono.
Tutte queste
scuole propongono un
percorso formativo triennale
per formare questo
professionista della relazione
di aiuto che, con
metodologie specifiche,
aiuta il singolo, la coppia
o il nucleo familiare amobilitare,
nelle loro dinamiche
relazionali, le risorse
interne ed esterne per affrontare
quelle situazioni
difficili che possono assumere
la forma di ostacolo
nella vita di ogni giorno.
Il suo intervento, propriamente socio-educativo, dove occorre o dove lo si ritiene opportuno, può essere integrato da interventi di altri specialisti. Infatti, il consulente familiare privilegia il lavoro di supervisione in una équipe multiprofessionale; deve, inoltre, conoscere le teorie della personalità delle diverse scuole di pensiero, soprattutto, della psicologia umanistica, le basi della comunicazione interpersonale e i principi della sessuologia, delle scienze dell’educazione, del diritto, della sociologia della famiglia e dell’antropologia culturale.
Deve altresì conoscere i diversi sistemi di valori per capire il mondo e il contesto del cliente, anche se appartenente ad altre culture, con particolare attenzione alla presenza nel nostro Paese di varie etnie. Accanto a queste conoscenze, il consulente familiare deve acquisire una conoscenza funzionale delle principali tecniche del colloquio e delle dinamiche relazionali per una profonda e reale comprensione del cliente. Nella tabella 3 è possibile ritrovare tutte quelle che si ritengono essere le caratteristiche fondamentali di un buon consulente familiare.
Ermanno d'onofrio