18/07/2011
Oggi l’uso popolare tra
i professionisti dell’aiuto
favorisce la parola counseling
al posto di consulenza
perché quest’ultima indicherebbe
maggiormente
il significato di dare pareri
e consigli, mentre consulting
è recepita più comunemente
come discutere
e deliberare insieme
in un contesto nel quale
domina la parità tra gli interlocutori,
anziché una
relazione di dipendenza
gerarchica. Quindi per counseling
intendiamo l’attività creativa
di due persone che interagiscono
in una situazione
di aiuto nella quale
c’è un counselor, o consulente,
che è la persona alla
quale si chiede di mettere
a disposizione la propria
formazione e la propria
esperienza per esaminare
e discutere gli aspetti
problematici che porta
il cliente. Cliente che è la
persona che chiede aiuto
perché è convinta di voler
attuare dei cambiamenti
nel suo comportamento,
nel sentire e nel pensare
per favorire un migliorare
della sua qualità di vita.
In genere si fa risalire la nascita di questa esperienza intorno agli anni ’30/’40, citando i contributi significativi di Carl Rogers e di Rollo May. «Il counseling è un intervento interpersonale nel quale due o più persone condividono saperi ed esperienze atte a creare le condizioni perché la persona che chiede aiuto scelga e decida in modo informato e autonomo di attivare comportamenti, pensieri e modi di sentire che soddisfino le intenzioni e le aspettative costruttive di vita proprie e degli altri»3. Lo stesso Carl Rogers riteneva essere l’assunto centrale del suo stile terapeutico il fatto che il cliente “sa di più”. «È il cliente che sa quello che lo sta facendo soffrire e in ultima analisi è sempre lui a sapere qual è il passo successivo da compiere». Se pensiamo, dunque, al ruolo del counselor, inteso come colui che attua il counseling, come la persona che favorisce lo sviluppo e l’utilizzazione delle potenzialità già insite nel cliente, aiutandolo a superare tutti gli ostacoli e le problematiche che gli impediscono di esprimersi pienamente e liberamente nella società, ci rendiamo immediatamente conto che tutto questo può avvenire in ogni tipo di contesto.
Il consulente familiare, in particolare, è una figura professionale apparsa nei Paesi di cultura anglosassone, in Canada e negli Stati Uniti da ormai vari decenni. In Gran Bretagna, il counseling ebbe forti radici nel settore volontario. Per esempio, la più grande agenzia di counseling del Regno Unito, il “National marriage guidance council”, Nmgc che oggi si chiama Relate, fu fondata nel 1938, quando un membro del clero anglicano, il Dr. Herbert Gray, mobilitò gli sforzi di persone che erano preoccupate della minaccia al matrimonio causata dai nuovi stili di vita moderna. L’ulteriore minaccia alla vita matrimoniale a seguito della Seconda guerra mondiale, condusse, nel 1942 alla fondazione del “Marriage guidance council”. Sin da allora, molti altri gruppi di volontari hanno fondato e organizzato servizi di counseling come risposta alle rotture sociali percepite e a crisi in aree come la violenza carnale, il lutto, il trauma, le questioni legate all’omosessualità e quelle legate all’abuso e al maltrattamento dei minori. Così come il Nmgc, molte di queste iniziative furono condotte da gruppi ecclesiali, come in Scozia dove molte agenzie di counseling debbono la loro esistenza al lavoro pionieristico del “Board of social responsibility of the Church of Scotland”.
Ermanno d'onofrio