Un possibile identikit del volontario

Un’efficace analisi delle caratteristiche psicologiche del volontario, aiuta a capire come questo fenomeno possa costituirsi come una risorsa per sé, oltre che per gli altri.

Aspetti organizzativi

18/05/2011

Le associazioni di volontariato si devono occupare, per la loro stessa sopravvivenza, anche di mantenere nel tempo i volontari e di trovarne nuovi. Concorrono all’adempimento di questi delicati compiti la comunicazione esterna, lo stile di governo dell’organizzazione, la capacità di creare una “squadra”, la formazione, la verifica e la selezione. Può sembrare inappropriato pensare di selezionare i volontari; accade, però, che si sperimentino incomprensioni, si verifichino demotivazione e abbandoni. Tra le molteplici cause alcune sono da ricercare nella discrepanza tra organizzazione e singolo volontario su più fronti: le finalità, le esigenze, il modo di essere volontario. Molte organizzazioni intervengono nel momento in cui si verificano le difficoltà, ma spesso è tardi e l’impegno nella ricostruzione di un clima sereno e collaborativo diventa gravoso e temporalmente lungo.
La selezione potrebbe essere uno strumento per tutelare tutti i soggetti coinvolti: l’associazione, il volontario e i beneficiari. È doveroso non “cestinare” alcun aspirante; in alcuni casi è necessario aiutarlo a prendere coscienza che dietro al desiderio di fare il volontario ci sono difficoltà personali che devono essere risolte prima di dedicarsi a tale attività; in altri casi è opportuno sollecitare il riorientamento della scelta; per attuare questo tipo di accompagnamento è importante avere a disposizione una rete di associazioni, che permette di proporre alle persone alternative a loro più consone. In concreto, la selezione sul versante del volontario permette di:

  • delinearne l’identità, attraverso la mappatura dei valori, l’approfondimento di alcuni tratti personologici, quali la coerenza e la serietà, l’analisi delle competenze conoscitive, professionali, relazionali, operative specifiche richieste dal servizio da prestare;
  • analizzare le motivazioni, sane o patologiche, adeguate o inadeguate rispetto al tipo di attività da svolgere e alle situazioni in cui si opera;
  • sondare la capacità di valutare sé stesso, il proprio operato e saper lavorare in gruppo. Sul versante dell’associazione la selezione permette di:
  • elaborare un progetto di accoglienza che dovrebbe favorire il mantenimento dei volontari al proprio interno;
  • accogliere “il nuovo compatibile” che permetterebbe di armonizzare le proprie istanze con quelle dei volontari e, quindi, incentiverebbe il rinnovamento, il miglioramento e la crescita.

La selezione, infine, supporta la scelta reciproca: il volontario sceglie l’organizzazione e questa, a sua volta, sceglie il volontario. Il punto di partenza del processo di selezione potrebbe essere la richiesta di un’autobiografia. È uno strumento per iniziare a conoscere l’essere umano a cui ci stiamo accostando. La scelta della forma espressiva, della modalità, degli eventi raccontati e di quelli esclusi, può rivelare la filosofia di vita della persona, i suoi ideali e la sua concezione del mondo. L’autobiografia è fondamentale anche per la costruzione della relazione, in quanto incontrarsi empaticamente nella vita dell’altro può diventare la pietra angolare del rapporto tra l’Io e il Tu. Si crea un clima sereno, collaborativo e costruttivo.

Rossella Semplici
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