15/05/2013
L'approccio terapeutico deve tenere conto della mente e del corpo (Thinkstock)
«Non possiamo trattare il nostro corpo come un insieme di parti meccaniche. Questa è un’ottica riduttiva che fa credere che l’organo che si ammala è isolato, mentre invece è in rete con tutto il sistema».
Pier Mario Biava, medico del lavoro e ricercatore presso l’IRCCS Multimedica di Milano, da anni studia i processi di differenziazione e riprogrammazione cellulari con risultati rilevanti: grazie alle sue ricerche, sono state messe a punto nuove terapie funzionanti contro il cancro nell’uomo utilizzando proteine ricavate da embrioni animali. Nell’ottica di una medicina integrata: la salute dell’uomo coincide con quella dell’intero ecosistema, nell’appartenere alla rete unica e complessa dell’Universo. Una nuova concezione della scienza medica che ha appena riassunto nel Manifesto del nuovo paradigma in medicina: l'integrazione tra mente e corpo, un documento presentato i primi di maggio a Stresa nel corso di un congresso internazionale rivolto a medici e ricercatori centrato sulla relazione tra mente, corpo e spirito dell’uomo analizzato nella sua complessità. «La vita non si organizza sui principi di linearità, causalità e meccanicismo - spiega - ma su una complessità basata sull’informazione e coerenza. Il contesto ha molta importanza: le reazioni che avvengono nell’organismo non sono espressione di semplici eventi meccanici ma di un’interazione con l’ambiente. Nel caso della mastectomia preventiva a cui si è sottoposta l’attrice Angelina Jolie, affermo che è vero che i geni coinvolti aumentano la suscettibilità a sviluppare il tumore che aumenta con il passare degli anni, ma è anche vero che questo non significa necessariamente che il cancro si presenti e che, soprattutto, esistono dei fattori ambientali che hanno un’importanza cruciale nella genesi dell’evento. La probabilità di sviluppare il tumore è, infatti, fortemente condizionata da tali fattori rappresentati da una dieta corretta ricca di frutta, verdura e fibre, povera di grassi animali e carni rosse e il movimento, mentre il fumo e lo stress, invece, sono elementi di maggior rischio. La sorveglianza di un tumore, e quindi anche la prevenzione, passa anche da tutto questo».
Il Manifesto del nuovo paradigma in medicina, redatto insieme al filosofo della scienza Ervin Laszlo, che nella sua carica di presidente del Club Internazionale di Budapest continua da anni ad operare a favore dello sviluppo di una nuova coscienza globale che colleghi l'universo fisico al mondo vivente, il mondo vivente a quello sociale e il mondo sociale alla cultura, sottolinea come si debba passare ad un nuovo modo di trattare la malattia che non è altro che un “disequilibrio informativo”.
«Per vincerla - spiega Biava - è necessario un approccio terapeutico al paziente che tenga conto dell’intera rete informativa e dell’inscindibilità tra mente e corpo. La malattia è un evento contemporaneamente individuale e collettivo, individuale quando si limita allo squilibrio della rete che costituisce il soggetto, e collettivo quando si estende alla rete collettiva. Dato che tutti gli esseri viventi sono in relazione dinamica, la malattia individuale rispecchia solo l’ottica riduttiva con la quale la si considera, mentre più corretto sarebbe affermare che ogni malattia è collettiva. Se un organo si ammala, in poche parole, si ammala l’intero corpo, ecco perché in questa visione non è più sufficiente la sola medicina preventiva».
di Alessandra Turchetti
Orsola Vetri (a cura di)