Guerre civili, la Somalia a una svolta

Una forte offensiva diplomatica, ma anche militare, mira a stabilizzare le istituzioni del Paese africano e a stroncare gli Shabab. La fine della guerra civile sembra più vicina.

A tappe forzate verso la pace

15/06/2012
Un militare governativo al Bakara market di Mogadiscio, il grande mercato della capitale (Foto: Reuters).
Un militare governativo al Bakara market di Mogadiscio, il grande mercato della capitale (Foto: Reuters).

Il “nuovo corso” – se davvero ci sarà – è iniziato qualche settimana fa ad Addis Abeba, la capitale etiopica, attraverso una “due-giorni” di trattative che, finalmente, ha portato a risultati significativi, dopo un’interminabile serie di insuccessi negoziali. Perciò, la più che ventennale guerra civile somala potrebbe, forse, essere a una svolta.

     Nell’incontro di Addis Abeba è stato raggiunto un accordo tra i rappresentanti istituzionali della Somalia che prevede la costituzione di un nuovo governo entro agosto, che dovrà sostituire quello attuale di transizione. È stata anche definita la “road map” per giungere in tempi rapidi al nuovo esecutivo: i leader inizieranno subito a selezionare tra gli “elders” (capi tradizionali) i membri della futura assemblea costituente. Non solo. Sarà approvata, entro giugno una bozza della nuova Costituzione che dovrà essere definitivamente sancita il mese successivo.

     Infine, è stato stabilito anche il successivo – fondamentale – passo che dovrebbe portare (questa è la speranza, dopo i quattordici tavoli di trattativa che si sono succeduti nello scorso ventennio) alla pacificazione del Paese, in guerra civile e di fatto privo di istituzioni credibili fin dal 1991: ad agosto saranno indette le elezioni per la formazione del nuovo Parlamento, dal quale dovrebbe nascere il Governo. Si tratterebbe, per la prima volta, non di istituzioni di transizione ma frutto di un’espressione di voto.

     Al summit di Addis Abeba erano presenti, oltre al presidente del governo di transizione, Sharif Sheikh Ahmed, al suo primo ministro e al presidente del Parlamento, anche i leader delle regioni semiautonome del Galmudug, del Puntland e una rappresentanza della milizia filo governativa Al Sunna Wal Jamàa.

     Il primo passo è la nascita di un Comitato tecnico, composto di 27 membri, 7 dei quali osservatori internazionali e 2 membri dell’ufficio Onu (Unpos) incaricato di sovrintendere alla selezione dell’Assemblea costituente. Assemblea che sarà costituita da 135 “elders”, capi tradizionali, che avranno il compito di redigere la nuova costituzione provvisoria. Il nuovo testo rimarrà in vigore fino a quando non saranno determinati gli Stati federali della nuova Somalia.

Un gruppo di bambini profughi alle porte di Mogadiscio (Foto: Reuters).
Un gruppo di bambini profughi alle porte di Mogadiscio (Foto: Reuters).

Secondo la “road map” approvata ad Addis Abeba, insomma, l’interminabile transizione somala dovrebbe terminare il 20 agosto prossimo. Il Consiglio di Sicurezza dell’Onu ha accolto con favore la notizia del nuovo accordo: ha parlato di «momento cruciale» per il processo politico in Somalia.

     Reazione positiva, quindi, ma senza eccessivo ottimismo: il Consiglio di Sicurezza ha anche sottolineato la preoccupazione per il fatto che a circa tre mesi dalla scadenza del periodo transitorio, alcuni dei progetti previsti negli incontri precedenti della trattativa siano già rinviati o lasciati cadere.

     Pace un po’ più vicina, ma ancora lontana, sembrano voler dire i membri dell'organismo Onu.

     Vi sono, tuttavia, altri segnali che sembrano indicare un rinnovato impegno, sia somalo che internazionale, per la pacificazione del Paese africano. Anche dal “campo” arriva una notizia positiva: l'inviato speciale Onu per la Somalia, Augustine Mahiga, ha annunciato che i militanti somali legati ad Al Qaeda sono stati sconfitti nel Sud e nel Centro del Paese (vedi pezzo a seguire del dossier). L'offensiva congiunta dell’esercito regolare somalo e dei caschi bianchi dell’Unione Africana lanciata nei giorni scorsi contro le roccaforti dei ribelli Al Shabab ha ottenuto «pieno successo».

     Secondo l’inviato speciale delle Nazioni Unite i ribelli hanno perso posizioni importanti e il controllo di numerose zone nella Somalia centrale e meridionale.

     Intanto, l’Unione Europea ha nominato il proprio inviato speciale per la Somalia: si tratta del diplomatico della Farnesina Michele Cervone D'Urso. Ancora una volta sarà un italiano a svolgere un ruolo chiave nei rapporti con la Somalia, a conferma delle relazioni privilegiate fra l’Italia e il Paese del Corno d’Africa.

Luciano Scalettari
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