Guerre civili, la Somalia a una svolta

Una forte offensiva diplomatica, ma anche militare, mira a stabilizzare le istituzioni del Paese africano e a stroncare gli Shabab. La fine della guerra civile sembra più vicina.

Offensiva militare contro le roccaforti degli Shabab

15/06/2012
Soldati ugandesi della forza di pace Amisom durante l'offensiva per la conquista di Afgoye (Foto: Reuters).
Soldati ugandesi della forza di pace Amisom durante l'offensiva per la conquista di Afgoye (Foto: Reuters).

La morsa intorno alle milizie degli estremisti islamici al Shabab si stringe sempre più. Dopo la conquista della cittadina di Afgoye – nei pressi di Mogadiscio – le truppe kenyane e dell’Unione africana (UA) sono entrate anche nella città di Afmadow, uno degli ultimi bastioni degli Shabab nel Sud della Somalia.

     Afmadow era uno degli obiettivi che si erano proposti di conquistare i soldati di Nairobi all’inizio della loro offensiva nel Paese confinante, lo scorso ottobre, nella loro battaglia contro i fondamentalisti. A 120 chilometri dalla frontiera col Kenya, la cittadina è infatti uno dei punti strategici verso Kisimayo, ultima roccaforte ancora in mano ai ribelli legati ad Al Qaeda e grande porto dove i miliziani islamici possono ricevere approvvigionamenti militari.

     Gli Shabab stanno dunque subendo dure sconfitte, per la prima volta da quando è sorto il movimento di guerriglia. I suoi miliziani sono costretti a ripetuti ripiegamenti, sia dalla zona a ridosso della capitale Mogadiscio, sia in direzione del porto di Kisimayo.

     La prima offensiva portata su Afgoye dall'esercito governativo somalo e dalle truppe di pace dell'Unione Africana (UA), Amisom, era stata decisa per la forte concentrazione nell’area di Afgoye di migliaia sfollati. «L’obiettivo», ha detto il rappresentante speciale aggiunto del Presidente della Commissione dell'Unione Africana in Somalia, Wafula Wamunyinyi, «era quello di assicurare loro l’accesso ai servizi umanitari e il ritorno nella capitale Mogadiscio». L’operazione militare, fra l’altro, ha portato anche all’arresto di circa 400 combattenti delle milizie Shabab.

Colonne di camion e auto in fuga dagli scontri tra Shabab e i soldati della forza di pace Amisom (Foto Reuters).
Colonne di camion e auto in fuga dagli scontri tra Shabab e i soldati della forza di pace Amisom (Foto Reuters).

Anche se i combattimenti non hanno coinvolto i civili, hanno però nuovamente messo in movimento colonne di sfollati – secondo l’Hcr oltre 9 mila persone – timorosi di trovarsi coinvolti negli scontri. Secondo le notizie riportate dalle radio somale, lunghe file di camion e autobus colmi di gente si sono diretti verso la capitale Mogadiscio.

     Al di là dei risultati positivi delle trattative di pace e della battaglia di Afgoye, la situazione del Paese resta assai difficile. È di pochi giorni fa la notizia della sospensione dell’attività umanitaria di Medici Senza Frontiere in alcuni centri sanitari e di fornitura di acqua potabile della regione del Galgaduud, nella Somalia centrale.

     Quanto alle bombe e agli attentati, continuano senza sosta. Nell’ultima decina di giorni ci sono stati sette morti, in maggioranza soldati, per lo scoppio di due bombe, la prima nel quartiere di Kara, a Nord della capitale, l’altra a Bakara, il grande mercato di Mogadiscio.

     Inoltre, altri due giornalisti sono stati vittime di attentati in pochi giorni. Il primo, Ahmed Ado Anshur di Radio Shebelle, è stato assassinato nella capitale da sicari che l’hanno raggiunto vicino alla sua abitazione al rientro dalla redazione. È il sesto cronista ucciso in Somalia dall'inizio del 2012.

     Un altro noto cronista somalo, che lavora per l’emittente locale Bar-Kulan, nel quartiere di Mogadiscio Hamar Jajab, è stato invece gravemente ferito da tre uomini armati di pistola. Secondo quanto riferiscono i media locali, il giornalista, Mohamed Nur Mohamed detto Sharifka, stava ritornando a casa quando è stato oggetto di diversi colpi di pistola, due dei quali l’hanno colpito al petto e alla schiena, riducendolo in fin di vita.

Luciano Scalettari
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