Zappolini: E' peggio della droga

03/05/2013

Quella di Luigi Preiti è una storia di disperazione che ci mostra quali esiti drammatici può produrre l’intreccio di tre crisi diverse: quella economica, quella familiare e quella originata dalla dipendenza dal gioco.

Preiti è un bravo piastrellista che prova, come tanti altri, a mettere su una propria azienda. La crisi economica più spaventosa da ottanta anni a questa parte travolge anche lui. Il biliardo, da piacevole passatempo, diventa una droga con cui cercare riscatto e un po’ di soldi. Invece, finisce per mandarlo ancor più in rovina. La moglie non accetta la sua dipendenza dal gioco e si giunge alla separazione. Non è chiaro se, una volta tornato in Calabria, non passi buona parte del suo tempo con slot machine e videopoker.

Il caso di Preiti è eccezionale nel suo esito così drammatico, certo. Però sappiamo che l’intreccio di queste tre crisi sta toccando sempre più persone in Italia. E gli avvocati matrimonialisti hanno affermato in più occasioni che un numero crescente di separazioni e divorzi è oggi causato dalla dipendenza dal gioco d’azzardo di uno dei due coniugi.

Non si può più far finta di niente. E accettare quasi passivamente le pressioni, assai efficaci, della lobby dei concessionari dei giochi. L’azzardo va regolamentato al più presto. Il far west che ha permesso a gratta e vinci, macchinette e sale bingo – e ora ai giochi online – di diventare uno dei business più importanti del paese va “civilizzato”.

Mettiamoci in gioco – la campagna nazionale contro i rischi del gioco d’azzardo promossa da ACLI, ADUSBEF, ALEA, ANCI, ANTEAS, ARCI, AUSER, Avviso Pubblico, CGIL, CISL, CNCA, CONAGGA, Federconsumatori, FeDerSerD, FICT, FITEL, Fondazione PIME, Gruppo Abele, InterCear, Libera, Shaker - pensieri senza dimora, UISP – ha presentato per questo un proprio documento in otto punti intitolato “Un limite all’azzardo” nel quale si chiede di: dare ai sindaci un reale potere di controllo sul fenomeno nel loro territorio; ridurre l’alta variabilità attuale nella tassazione sui diversi giochi incrementando le entrate per lo stato, rimaste stabili pur in presenza di un volume d’affari crescente; portare a termine le procedure per l’inserimento del gioco d’azzardo patologico nei Livelli essenziali di assistenza, in modo che i cittadini possano rivolgersi per le cure al servizio sanitario nazionale; vincolare l’1% del fatturato annuo dei giochi d’azzardo al finanziamento delle azioni di prevenzione, assistenza, cura e ricerca relative al gioco d’azzardo patologico; rendere più stringente la regolamentazione della pubblicità che riguarda il gioco d’azzardo; vincolare l’esercizio delle concessioni al rispetto di un codice di autoregolamentazione pubblicitaria, stabilendo al contempo una Authority di controllo; stabilire una moratoria sull’introduzione di nuovi giochi fino a quando non saranno noti i risultati delle ricerche promosse da enti terzi sui rischi e i benefici delle attuali politiche in materia; adottare un registro unico nazionale delle persone che chiedono l’autoesclusione dai siti di gioco d’azzardo.

Non ci accontenteremo di qualche piccola modifica di facciata. Il Governo e il Parlamento dimostrino che la salute dei cittadini viene prima di un business che sfrutta soprattutto le debolezze dei più deboli, fortemente infiltrato dalle mafie.

 

Don Armando Zappolini

Presidente del Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza (CNCA)

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