G20, il futuro fa paura a tutti

A Cannes i problemi in gioco sembrano essere soprattutto europei. In realtà riguardano tutti, anche Stati Uniti e Cina. Serve un compromesso tra la ricetta tedesca e quella di Obama.

Italia, la situazione economica e finanziaria

03/11/2011

In Italia i fondamentali sono buoni, migliori di quelli della Spagna. In particolare il paese può contare su un risparmio delle famiglie particolarmente alto e su una diffusa proprietà della casa di abitazione. In qualche modo l'economia delle famiglie italiane non è di carta, come lo era diventata quella degli americani e, in parte, quella degli spagnoli e degli irlandesi. Complessivamente gli italiani hanno risorse per fronteggiare la crisi. Occorre però dare stimoli di ripresa perché si formino aspettative positive e riprenda un trend di investimenti. Con nuovi investimenti si crea lavoro e si inietta fiducia nelle famiglie che tornano a spendere sostenendo l'economia. Fino all'estate 2011 l'Italia rimane fuori dal rischio contagio. Le sue banche, a differenza di quelle francesi e tedesche, non hanno grandi quantità di titoli greci. La situazione economica non è peggiore di quella di altri paesi europei. Ciò che manca, però, è la politica. Gli operatori economici lamentano un'assenza di guida e iniziativa da parte del governo. Per 5 mesi non viene nominato un ministro per lo sviluppo economico, mentre premier e ministro dell'economia minimizzano la dimensione della crisi. Non vengono fatte scelte, mentre altri paesi tagliano spese non strategiche e investono sulla formazione e sui servizi all'economia, il governo italiano si limita ad operare tagli lineari per tutti i ministeri per non scontentare nessuno. Per un po' la situazione sembra reggere. Ma l'assenza di azione scoraggia gli investimenti e l'Italia non cresce come gli altri paesi. Questo penalizza le finanze pubbliche e rende più preoccupanti le prospettive future per il paese che ha il debito maggiore dell'Unione. Durante l'estate la situazione inizia a franare. Il governo elabora tre manovre in tre mesi, l'ultima sotto dettatura della Banca Centrale Europea, ogni volta affermando che si tratta delle misure definitivamente risolventi. In realtà ancora una volta non si decide, con la scusa della gradualità quasi tutto è rinviato al 2013-2014, cioè dopo le prossime elezioni. I mercati reagiscono male, o meglio si rendono conto che l'Italia diventa il luogo privilegiato per il gioco speculativo. La borsa di Milano viene attaccata più di altre con continui cicli di ribasso e successivi rialzi che fanno i guadagni degli spregiudicati e le perdite dei risparmiatori. L'esempio più rilevante si determina tra il 1 e il 2 novembre quando le borse scendono ufficialmente in reazione all'annuncio del premier greco di voler sottoporre a referendum le riforme chieste dall'Europa. La piazza che perde di più è quella di Milano, che non ha significativi legami con Atene. A questa vulnerabilità si compone l'andamento dei tassi sui titoli pubblici, che diventano sempre più onerosi. Il governo italiano appare incapace di uscire dall'angolo, sia a causa dei numeri risicati della maggioranza in parlamento, sia per la personale credibilità del premier e del ministro delle finanze. Lo spread supera i 400 punti, molto più alto di quello spagnolo, e i tassi oltrepassano il 6%. Al supervertice europeo del 27 dicembre il premier italiano presenta una lettera-documento di 15 pagine che riceve commenti pesanti su tutti i giornali europei. La credibilità è persa non solo agli occhi degli speculatori ma anche degli altri governi e della stampa europea.

Riccardo Moro
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