G20, il futuro fa paura a tutti

A Cannes i problemi in gioco sembrano essere soprattutto europei. In realtà riguardano tutti, anche Stati Uniti e Cina. Serve un compromesso tra la ricetta tedesca e quella di Obama.

La vera sfida del G20

03/11/2011


I problemi in gioco sembrano essere soprattutto europei. In realtà riguardano tutti. Anche gli Stati Uniti hano un problema di debito e recentemente hanno avuto un declassamento, peraltro non completamente giustificato, del loro rating. L'economia sta riprendendo, ma i dati di occupazione non sono ancora quelli desiderati. I paesi emergenti asiatici e latinoamericani stanno vivendo una stagione relativamente positiva, con buoni dati aggregati e qualche esperimento innovativo come in America Latina. L'Africa segue invece nelle sue fatiche. Gli ultimi non sono anni peggiori dei precedenti, ma la crisi del Nord del mondo, unita agli squilibri dati dal cambio climatico e dalle impennate dei prezzi del cibo, mette a prova i percorsi di sviluppo. In Cina apparentemente si concentra la condizione di maggiore serenità. Non è esattamente così. La Cina ha quasi disperatamente bisogno degli acquisti degli Usa e dell'Europa. Se la condizione di povertà delle campagne continua a non destare preoccupazione politica per il governo, nelle città la popolazione accetta la chiusura politica del governo solo in cambio di un crescente benessere, quello garantito dall'export delle industrie cinesi. Per questo ha accettato di partecipare al finanziamento del Fondo di stabilità europeo. Se Stati Uniti ed Europa dovessero realmente crollare la Cina ne porterebbe conseguenze piuttosto pesanti che si riverserebbero sul clima politico interno, rendendo vulnerabile il governo e il suo sistema. A Cannes la preoccupazione per evitare la degenerazione sarà comune.


Due scuole

A Cannes, come avviene da mesi, si confrontano due scuole. Da un lato quella del governo Merkel, che propone tagli alla spesa, con licenziamenti e blocco di assunzioni, per evitare di aumentare i debiti, con Sarkozy che di fatto non la applica in casa, ma cerca di spiegarla fuori per evitare di lasciare tutto lo spazio mediatico europeo alla Cancelliera. Dall'altro lato quella applicata negli Usa, che hanno fortemente riorientato la spesa, usato denaro pubblico per stimolare l'economia (come i prestiti al settore auto) e stampato moneta per rilanciare la domanda. Stampare moneta è considerato assurdo dagli ortodossi della BuBa, la Bundes Bank la Banca Centrale tedesca, ma negli Usa non ha avuto un effetto negativo né ha provocato inflazione.


Il vertice

A Cannes le due scuole dovranno trovare un compromesso e concretizzare risultati comuni, che in due anni non sono ancora arrivati. Tra questi una nuova legislazione per i mercati finanziari. Il 18 ottobre il Congresso Usa ha approvato una interessante nuova normativa, ma non basta. Mancano ancora strumenti per un governo globale dei mercati, che diventa sempre più necessario come mostrano gli ultimi giorni. Con questa finalità da più parti si alza la voce in favore di una tassa dello 0,05% sulle transazioni finanziarie, per ridurre i movimenti speculativi, usando i proventi per lo sviluppo. Ne ha parlato anche il papa. Ma ci sono ancora molte resistenze. A Cannes arriva anche un'agenda per lo sviluppo sostenibile. Purtroppo le turbolenze finanziarie rischiano di monopolizzare ogni attenzione e far dimenticare chi nel pianeta ha meno e i limiti di uno sviluppo industriale che non riesce a ridurre il suo impatto sul clima. In modo imbarazzante si nota che non si sente più parlare di Obiettivi di Sviluppo del Millennio, quelli che, purtroppo, non saranno raggiunti nel 2015. Le reti di società civile hanno presentato documenti articolati sull'agenda globale. Il timore è che l'emergenza e le rivalità facciano guardare solo al brevissimo periodo. Perdendo un'altra occasione.

Riccardo Moro
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