L'Africa che spera 3 - L'Uganda sorride

Famiglia Cristiana nella terra sconvolta da 23 anni di guerra: saccheggi, stupri, massacri. Ora la pace è tornata, tra enormi problemi e un tessuto sociale da ricostruire.

L'Uganda e gli Obiettivi del Millennio

02/09/2010
Un particolare del mercato nella città di Lira (Nord Uganda)
Un particolare del mercato nella città di Lira (Nord Uganda)

Kampala, Uganda

Padre Walter Vidori la conosce bene, la Karamoja. Così bene che ne porta su un braccio i segni, di quando s'è preso una fucilata, qualche anno fa, senza mai sapere né la ragione né l’identità del responsabile. Padre Walter è un comboniano, ed è missionario nella remota regione del Nord Uganda da una ventina d’anni. «È una terra poverissima», dice, «ed è sempre stata “dimenticata” dal governo centrale. Terra di pastori e guerrieri, seminomadi, rimane ancora una sorta di mondo a parte. I giovani che se ne vanno a Kampala a studiare, e sono molti, non tornano. E se tornano vengono inghiottiti nuovamente dalla cultura e dal sistema di vita tradizionale dei karamojon».

    Dello stesso avviso sono Mauro Modena e Salvatore Creti, due dei cooperanti del Cesvi – Ong di Bergamo – che da molti anni lavorano in Uganda: «Andare in Karamoja è come fare un salto indietro di duemila anni», dicono. «Anche quando nell’Acholiland c’era l’emergenza per la guerra civile, gli indici di povertà della Karamoja erano più gravi».

    
Il Cesvi ha in corso ben 19 interventi di cooperazione in tutto il Nord, sono spesso progetti integrati che cercano di incidere contemporaneamente sui principali problemi delle due regioni: aumento della produzione agricola, sostegno al commercio dei prodotti, microcredito. Ma anche realizzazione di pozzi d’acqua, interventi sanitari e di lotta all’Aids.

    In quest’Uganda dalle due velocità, il Nord è di gran lunga quello più lontano dal raggiungimento degli Obiettivi del Millennio. Eppure anche l’Uganda, come il Kenya, mostra significativi segnali di miglioramento, anche nelle aree più depresse e più colpite dallo sconvolgimento della guerra civile. «Solo due anni fa la gente del Nord era in gran parte nei campi profughi», aggiungono i cooperanti del Cesvi, «ora si assiste quasi ovunque alla ripresa di attività e al progressivo ritorno a una vita normale».

    I dati disponibili per fare un’“istantanea” del Paese, peraltro, sono del 2008, quindi ancora relativi alla fase terminale della guerra. Secondo la Campagna Italiana per gli Obiettivi del Millennio, il 97,2 dei bambini frequenta la scuola primaria, la percentuale di popolazione che usufruisce di acqua potabile è passata – dal 2000 al 2008 – dal 57 al 67%, gli utilizzatori di telefonia mobile sono addirittura balzati dallo 0,52% al 27,02, quelli di internet dallo 0,16 al 7,90%. Inoltre, il Parlamento ugandese ha quasi raddoppiato la presenza di donne deputato (oggi sono il 30,7%).

    Anche gli indici relativi alla salute sono in miglioramento, seppure ancora lontani da standard accettabili: la mortalità infantile sotto i cinque anni è passata da 158 a 135 per mille, quella entro l’anno di vita dal 98 all’85 per mille. Infine, nelle aree urbane, nel 2000 tre quarti della popolazione viveva negli slum. Oggi la percentuale è scesa al 63,4%.

Luciano Scalettari
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