L'Africa che spera 4-Il Ruanda rinasce

Il Paese delle mille colline dopo il genocidio è ripartito da zero. Resta molta povertà, ma sugli Obiettivi del Millennio ha fatto passi da gigante. E con le donne "in prima linea".

Gli Obiettivi raggiunti tra le Mille colline

18/09/2010
Un gruppo di ragazzini torna da scuola, alla periferia di Kigali.
Un gruppo di ragazzini torna da scuola, alla periferia di Kigali.

Kigali, Ruanda

«Abbiamo fatto progressi, ma l’Obiettivo di dimezzare la povertà entro il 2015 probabilmente non lo raggiungeremo. Ma diversi altri sì. Specie quelli relativi alla scolarizzazione e alla sanità». Le parole sono di Adolphe Bazatoha Shyaka, deputato del Parlamento ruandese. Ha studiato medicina veterinaria in Italia e oggi è membro della Commissione Agricoltura e Ambiente.

   Il parlamentare non nasconde i nodi critici: la povertà ancora diffusa (il 60 per cento della popolazione ruandese vive con meno di un euro al giorno) e l’incremento demografico elevatissimo, uno dei più alti del mondo: 5,5 figli per donna, troppo per un Paese che da sempre lotta con un’agricoltura di sussistenza povera e resa difficile dall’orografia del paese, tutto colline e fondi valle paludosi.

   «Ma in alcuni ambiti abbiamo ottenuto risultati insperati», aggiunge. «Oggi il 97 per cento dei bambini ruandesi va a scuola. In cifre assolute siamo passati, in soli sei anni – dal 2003 al 2009 – da 1,6 milioni di bambini alla scuola primaria, ai 2,2 del 2009. Nella scuola superiore abbiamo addirittura più che raddoppiato: siamo passati da 179 mila studenti ai 346 mila dell’anno scorso».

   Anche nell’ambito sanitario probabilmente il Ruanda raggiungerà gli Obiettivi del Millennio. Riguardo all’Aids, il livello di contagio è passato dal 10 al 2,5 per cento. «I centri sanitari di prevenzione, viceversa, sono cresciuti a dismisura: da 11 nel 2001 a 365 nel 2009», aggiunge il deputato. «Oggi 76 mila sieropositivi ricevono regolarmente i farmaci retrovirali; sette anni fa erano poco più di 4 mila».

   Sempre in base ai dati del Governo ruandese, le donne con gravidanza assistita sono passate dal 16% del 1992 al 66,2% attuale. La mortalità neonatale, che allora era dell’80 per mille, è scesa al 62; quella infantile entro i 5 anni dal 151% al 103%.

   «Sull’agricoltura si sta investendo molto», conclude. «Attraverso studi agronomici e climatici stiamo cercando di pianificare le produzioni per zone del Paese, in modo da realizzare le colture più indicate e produttive. E presto riusciremo a distribuire sementi selezionate e concimi, in modo da incrementare la produzione. Già oggi, comunque, il Ruanda in linea di massima copre il fabbisogno interno. Per la prima volta quest’anno abbiamo venduto mais al Programma alimentare mondiale dell’Onu, perché ne avevamo prodotto in eccedenza».

Luciano Scalettari
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