Che cosa si è fatto in quasi due mesi per fronteggiare l'emergenza della British Petroleum? Come si sono mossi la scienza e l'esercito più potente del mondo?

23/06/2010
Il presidente degli Stati Uniti Barack Obama visita la costa del Golfo del Messico invasa dal petrolio dopo l'incidente alla piattaforma Deepwater Horizon della British Petroleum.
Il presidente degli Stati Uniti Barack Obama visita la costa del Golfo del Messico invasa dal petrolio dopo l'incidente alla piattaforma Deepwater Horizon della British Petroleum.

Dopo essere tornato per la quarta volta sul luogo del disastro il Presidente si è rivolto formalmente alla Nazione dall'Oval Office. I suoi attacchi sono andati a tutte le potenti lobby petrolifere, ed anche alla corruzione di certe Agenzie che avrebbero dovuto controllare. Il suo appello è stato per tutti gli americani affinché colgano l'opportunità di questo disastro e si convertano a nuovi tipi di energia . “Non accetterò che si dica che la sfida che io lancio è troppo grossa.” Presto arriverà un Comandante in capo, ma intanto il petrolio continua ad uscire e la marea nera a sporcare l'oceano, a minacciare coste e fiumi.

    Cosa hanno fatto in quasi due mesi, come si sono mossi la politica, la scienza e l'esercito più potente del mondo? Quali umori ora girano fra coloro che abitano in quel meraviglioso habitat naturale che è il Delta del Mississipi , l'area più provata, tanto ricca di uccelli, tartarughe, balene? Sebbene il Golfo del Messico resti off limits per i giornalisti, proviamo ugualmente a rispondere.

    Incominciamo da cosa si è fatto. Si è iniziato, anzittutto, coi sommergibili. Quattro, tutti robotizzati, già in aprile sono stati calati a 1500 metri di profondità col compito disperato di attivare le valvole che avrebbero dovuto impedire il disastro. Con una decisione quanto meno azzardata sono anche stati sparsi composti chimici che avrebbero dovuto sciogliere le sostanze inquinanti mentre partiva il progetto di scavare un pozzo gemello che dovrebbe togliere pressione a quello colpito dall'esplosione.

    La perforazione è in corso, pare. Fin dai primi giorni sono stati impiegati almeno 300 vascelli fra motoscafi, rimorchiatori e chiatte. Oggi siamo ad oltre mille. Alcuni sono stati utilizzati per la famosa operazione di maggio, Top Kill, clamorosamente fallita. Con questa si è tentato di riempire di fango la falla fino a chiuderla col cemento. Intendiamoci, non fango qualunque , ma speciale, e cioè arricchito di minerali che lo rendono più fluido e che è stato trasportato dalle chiatte, mentre altre chiatte schiumatrici continuano a rastrellare il petrolio che affiora in superficie.

Dossier a cura di Ida Molinari
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