10/04/2013
Alcuni dei volontari impegnati ad aiutare i profughi e i rifugiati che hanno occupato delle palazzine nell'ex Villaggio olimpico di Torino. Foto di Paolo Siccardi/Sync.
Biagio, 29 anni, vive a Roma. E' arrivato a Torino per stare un po' con i genitori, ma quando ha saputo che a pochi passi da casa sua oltre 400 rifugiati vivevano assiepati in tre palazzine fatiscenti ha pensato di andare a vedere. Adesso è qui che lava i ceci e l'insalata che costituiranno il loro pranzo. "A Roma ho visto molte situazioni come questa. Solo che nella mia città, oltre agli immigrati venivano nelle case occupate venivano anche molti italiani. Non solo adulti, ma anche studenti universitari che non ce la facevano più a mantenersi. E' bello vedere che la gente del quartiere ha capito e cerca di dare una mano come può".
Lucilla 25 anni, da sei vive a Torino per studiare antropologia. "Sono qui perché ho sentito che c'era bisogno di qualcuno che parlasse e scrivesse bene in francese. Non sopporto quelli che pensano che chi è qui è venuto per rubare il lavoro che già per noi italiani non si trova. Non c'è differenza fra noi e loro: sono cittadini con i nostri stessi diritti fuggiti da situazioni terribili e se lo Stato li abbandona ci pensiamo noi giovani ad aiutarci a vicenda".
Luciano, 60 anni, arriva da Pinerolo, un paese a 30 chilometri da Torino. "Sono un pensionato, ho letto il giornale e ho pensato che forse le mie mani sporche e callose potevano servire ancora a qualcosa. Mi hanno detto che servono materassi e cibi in scatola. Domani li porterò".
Eugenio Arcidiacono
Dossier a cura di Eugenio Arcidiacono