Carlo Azeglio Ciampi, i valori, la passione

15/03/2011
Dogliani (Cuneo), 19 novembre 2001.  Il presidente Carlo Azeglio Ciampi al suo arrivo nel paese che ha visto nascere Luigi Einaudi.
Dogliani (Cuneo), 19 novembre 2001. Il presidente Carlo Azeglio Ciampi al suo arrivo nel paese che ha visto nascere Luigi Einaudi.

Era stato indicato come presidente del Comitato dei garanti per le celebrazioni dei 150 anni dell’Unità d’Italia. Carlo Azeglio Ciampi aveva la statura istituzionale per ricoprire l’incarico e poi credeva fermamente, come spiega nell’intervista a Famiglia Cristiana, nella continuità tra Risorgimento, Resistenza e Costituzione. Lasciò l’incarico a Giuliano Amato con queste parole: «L’anagrafe impone il rispetto di certe regole».

   Non tutti hanno lo stile di Carlo Azeglio Ciampi. Ma negli anni seguiti alla sua permanenza al Quirinale, Ciampi non ha mai fatto mancare al Paese il suo racconto appassionato di un’Italia che ama e che vorrebbe migliore. La sua presidenza è stata caratterizzata dall’azione quotidiana di una sorta di pedagogia civile declinata in tanti viaggi e in molti discorsi, intrecciata attorno alla ricerca di una nuova cittadinanza per gli italiani. È stato sempre preoccupato di una cosa, soprattutto: non perdere la memoria, anzi rivisitarla per migliorare il tempo attuale. L’ultimo suo libro, un colloquio con Alberto Orioli, editorialista del Sole 24 Ore, ha un titolo velato di pessimismo Non è il Paese che sognavo e un sottotitolo: Taccuino laico per i 150 anni dell’Unità d’Italia (Il Saggiatore, euro 16).

   Qui afferma che non è proprio così. E cita tre personaggi da non dimenticare e su cui riflettere. Sono Alcide De Gasperi, Ferruccio Parri e Vittorio Foa. Tre, come i tre colori della bandiera. Rappresentano la continuità tra Risorgimento, Resistenza e Costituzione. Gli uomini migliori, insieme a molti altri, dell’Italia repubblicana, un Paese che ha sofferto, ma che seguendo il loro esempio non può e non deve lasciare che responsabilità e impegno possano venir meno nell’esercizio alto della politica. Alcide De Gasperi (1881-1954) non ha bisogno di parole. Ferruccio Parri (1890-1981) fu il primo premier a capo di un Governo di unità nazionale dopo la Liberazione. Di lui Enzo Biagi disse: «A Parri è sempre bastato avere la coscienza tranquilla». Vittorio Foa (1910-2008), di Giustizia e libertà, arrestato e condannato dal Tribunale speciale fascista, figlio di un rabbino, ha attraversato la cultura di sinistra in decenni di dibattiti diventati paradigma per la libertà. «È stata una delle figure di maggior integrità e spessore intellettuale e morale della politica e del sindacalismo italiano del Novecento», ha detto Giorgio Napolitano.

Presidente Ciampi, cos’è l’Italia?

«Posso rispondere dicendole che cosa è per me; e lo faccio prendendo a prestito le parole di Massimo D’Azeglio: “L’Italia è quella Patria che è fra noi vincolo ed amore comune”».

Non è il Paese che sognava, ha detto. Perché?
«Credo che il titolo del libro abbia suscitato più discussioni del suo stesso contenuto, che pure nel complesso mi pare ne chiarisca il significato. Qualche amico mi ha garbatamente rimproverato la scelta del titolo per un senso di pessimismo che non mi si attaglia. Non si tratta di pessimismo, e men che meno di sfiducia nel futuro. La scelta del titolo, semmai, voleva esprimere il rammarico di chi ha vissuto lo slancio prodigioso, la forza e la capacità di affrontare difficoltà e ostacoli che connotarono gli anni del dopoguerra e quelli del “miracolo economico”; di chi, in un tempo più vicino, ha “sentito” il sostegno della partecipazione convinta dell’intero Paese alla causa dell’euro e ora osserva una condizione di ripiegamento, di torpore spirituale, di sostanziale rassegnazione all’esistente».

Il Risorgimento festeggia 150 anni. Come lo racconterebbe oggi ai giovani?
«Darò la parola a Roberto Benigni, amico carissimo, che con la sua recente personalissima e appassionata “esegesi”dell’inno di Mameli ha commosso ed emozionato migliaia di italiani. Tra questi, mi risulta che numerosi siano stati i giovani. E i giovani, a cominciare proprio da Mameli e Novaro, sono stati al centro del racconto di Benigni. D’altra parte, Roberto conosce da vicino le ascendenze risorgimentali del mio sentimento nazionale, del mio senso di patria: temi che hanno fatto da sfondo a tanti nostri appassionati scambi sulla letteratura, l’arte e il paesaggio italiani, in breve sul nostro straordinario patrimonio culturale».

Ma secondo lei, c’è stato solo“un” Risorgimento, oppure è più corretto parlare di diversi “Risorgimenti”: il primo, poi la Resistenza e quindi la Costituzione, cioè la Carta dell’unità compiuta?
«Per formazione culturale oltre che per esperienza di vita non ho mai visto cesure tra Risorgimento, Resistenza e Costituzione repubblicana; un filo rosso si dipana lungo queste vicende della nostra storia nazionale, legandole strettamente l’una all’altra. “Riscatto” e “dignità” sono le parole-chiave per individuare il tracciato di questo percorso storico, non lineare e drammaticamente accidentato».

Come si è sentito, presidente, nell’osservaretutte le discussioni polemiche di questi ultimi mesi sull’anniversario: festa sì, festa no, festa di serie B?
«Tra i fattori che contribuiscono a rendere il nostro presente non precisamente esaltante c’è anche questa sciagurata propensione a ricercare – con un impegno degno di miglior causa – motivi per alzare barricate. Non vorrei sempre rifarmi al passato, ma ho preciso e vivo il ricordo di tante altre battaglie, di polemiche asperrime, e non voglio dire sempre tutte nobilmente ispirate, ma certamente meno inconsistenti e pretestuose di quelle che oggi quotidianamente ci affliggono. Resto convinto che tante energie potrebbero più utilmente essere convogliate su altri binari. Questa inversione di rotta farebbe un gran bene al Paese, e quindi, a tutti noi».

Lei pensa che ci siano italianiche non vogliono più l’Italia?
«Credo che gli italiani di oggi, nel profondo, vogliano l’Italia quanto l’hanno voluta i loro connazionali di ieri e dell’altro ieri. Naturalmente diverso è il modo di manifestare i sentimenti di fronte a qualcosa la cui esistenza diamo per scontata: in cima ai desideri di un ventenne difficilmente troveremmo l’aspirazione a una buona salute. Credo quindi che non debba sorprendere una certa tiepidezza».

Se dovesse dire chi riassume l’ideale dell’Unità, tre nomi come tre sono i colori della nostra bandiera, chi indicherebbe? E perché?
«Non so se mi attengo strettamente ai tre colori della bandiera. Con questo ristretto numero, la mia formazione, la mia storia, la mia esperienza mi suggeriscono: Alcide De Gasperi, Ferruccio Parri, Vittorio Foa. Libertà politica e giustizia sociale hanno costantemente ispirato e sostenuto, con le diversità frutto del “caso”, ma con identica “virtù”, le scelte ideali e l’agire concreto di questi uomini. Tutti e tre hanno creduto fermamente che libertà e uguaglianza non solo non sono antinomiche, ma alla lunga l’una presuppone l’altra. Per me questa è stata la grande lezione di Guido Calogero; e, con lui, quella di una generazione di uomini che ha operato e combattuto per una Italia più libera e giusta. E ha vinto».

Alberto Bobbio

A cura di Alberto Chiara
Preferiti
Condividi questo articolo:
Delicious MySpace

tag canale

MODA
Le tendenze, lo stile, gli accessori e tutte le novità
FONDATORI
Le grandi personalità della Chiesa e le loro opere
CARA FAMIGLIA
La vostre testimonianze pubblicate in diretta
I NOSTRI SOLDI
I risparmi, gli investimenti e le notizie per l'economia famigliare
%A
Periodici San Paolo S.r.l. Sede legale: Piazza San Paolo,14 - 12051 Alba (CN)
Cod. fisc./P.Iva e iscrizione al Registro Imprese di Cuneo n. 00980500045 Capitale sociale € 5.164.569,00 i.v.
Copyright © 2012 Periodici San Paolo S.r.l. - Tutti i diritti riservati