15/04/2012
Schede elettorali (foto Ansa).
Nel corso degli anni, con una serie di leggi ed emendamenti approvati con l'accordo di tutti, è stato ritoccato più volte il meccanismo dei rimborsi. Dalle 1.600 lire del 1994 (pari a 82 centesimi di euro per ogni cittadino) si è passati ai 5 euro attuali: un aumento del 609%.
Per ricevere il rimborso, inoltre, occorre superare la quota dell’1% dei suffragi alla Camera (per il Senato la ripartizione è su base regionale), molto inferiore rispetto alla soglia di sbarramento per entrare in Parlamento.
La percentuale di rimborso, inoltre, non si calcola sul numero effettivo dei voti ricevuti da ciascun partito, ma sul numero di cittadini iscritti nelle sezioni elettorali. Non solo, il parametro di riferimento è l'elettorato più numeroso, che è quello per il rinnovo della Camera dei deputati (gli elettori del Senato, dove non votano gli under 25, sono di meno).
In sostanza, ci sono partitini e liste civetta che a Montecitorio o Palazzo Madama o nei consigli regionali magari non eleggono nessuno dei loro candidati ma in compenso i quattrini se li pigliano lo stesso. È il caso, ad esempio, della lista civetta Verdi Verdi (presentatasi in Piemonte alle regionali del 2010 con il centrodestra per soffiare voti ai Verdi “veri” di sinistra) che incassa circa 44 mila euro all'anno, del Partito dei Pensionati (885 mila euro) e dell'Alleanza di Centro di Pionati più la Democrazia Cristiana (550 mila euro).
La legge n. 273 del 2005, in vigore fino al luglio 2011 quando è stata abolita con la legge di stabilità finanziaria, stabiliva che anche in caso di scioglimento delle Camere ed elezioni anticipate i partiti continuassero a ricevere contributi, erogati a rate ogni anno alla fine di luglio. Un escamotage che spiega, forse, l'irresistibile vocazione, specie dei piccoli partiti, a far cadere continuamente i governi: se in dieci anni, invece delle due legislature regolari (5+5) se ne svolgono quattro, i quattrini raddoppiano. Per tutti.
A.Sanfra.