Dossier - Partiti ricchi, Italia povera

Mentre il tenore di vita degli italiani cala, i contributi ai partiti crescono e si moltiplicano. Tutte le cifre di uno scandalo che dura da decenni.

Nessun controllo su quei bilanci

15/04/2012
Luigi Lusi, ex tesoriere della Margherita (foto Ansa).
Luigi Lusi, ex tesoriere della Margherita (foto Ansa).

I partiti, si dice giustamente, sono indispensabili per il funzionamento della democrazia. È vero. Ma chi controlla che il fiume di denaro che ricevono dallo Stato venga effettivamente impiegato per l'attività politica e non per comprarsi un attico in centro a Roma o pagare la manutenzione dell'auto del figlio del leader? La risposta è: nessuno. Vediamo perché.


I soli che possono chiedere conto ai partiti su come spendono i soldi sono i membri di un Collegio, quello dei Revisori della Camera, nominato dall'ufficio di Presidenza di Montecitorio. I cinque tributaristi, però, nella relazione inviata alla presidenza scrivono molto chiaramente che «il Collegio limita la propria indagine al rispetto formale degli obblighi previsti dalla legge». In sostanza, il controllo «non si estende alla verifica della corrispondenza tra i fatti gestionali rilevati nei documenti con l'effettiva situazione fattuale, né tanto meno, al riscontro di eventuali omissioni di carattere sostanziale nelle rilevazioni contabili, ritenendo tali indagini non rientranti nella competenza di questo Collegio». 

In pratica, non possono chiedere nessun rendiconto (scontrini, fatture, nota spese...) che dimostri come e per quale fine sono stati spesi i soldi. E così, sotto la voce “propaganda elettorale” o “restauro sede nazionale” può entrare di tutto.

Uno dei cinque revisori (rimasto anonimo) del Collegio chiamato a controllare i partiti così ha spiegato a Paolo Bracalini, autore del libro Partiti Spa: «Molto spesso noi riceviamo dei bilanci sui quali è apposta una firma, quella dell’amministratore del partito, ma non possiamo verificare che ci sia stata effettivamente un’assemblea di approvazione, chi vi ha partecipato, se il bilancio è stato esaminato o meno. Chi redige il bilancio se la canta e se la suona». Neanche la Corte dei Conti può mettere becco perché i partiti politici sono assimilati alle associazioni di privati cittadini come i condomini o le bocciofile.


A.Sanfra.

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