15/04/2012
Luigi Giampaolino, presidente della Corte dei Conti (foto Ansa).
Le tabelle pubblicate alla fine del 2009 dal Collegio di controllo sulle spese elettorali della Corte dei Conti fanno venire i brividi. Vediamo qualche esempio. Per le politiche dell'aprile 2008 i partiti hanno spesso circa 110 milioni di euro ma ne hanno incassati dallo Stato 503. La differenza ammonta alla cifra astronomica di 392.966.623,71 euro. In percentuale, il 456% in più. Insomma, un affare.
Tanto che la magistratura contabile a pagina 179 della relazione scrive chiaramente: «Quello che viene normativamente definito contributo per il rimborso delle spese elettorali è, in realtà, un vero finanziamento». Tutto questo mentre nei quattro anni dalla crisi, ossia a partire dal 2008, la Banca d'Italia ha stimato una diminuzione del reddito delle famiglie del 6% e di quello degli individui del 7,5.
Scorrendo i dati della Corte dei Conti, dal 1994 a oggi è un crescendo rossiniano. Per le politiche del marzo 1994 i partiti spendono 36 milioni 264 mila euro e ne ricevono quasi 47. Alle europee del giugno successivo, la spesa è di 15 milioni e mezzo ma i rimborsi arrivano a 23 milioni e mezzo di euro. Alle regionali del 23 aprile 1995, i partiti spendono “soltanto” 7 milioni di euro ma ne ricevono la bellezza di 29 milioni 772 mila. Alle politiche del 13 maggio 2001 si tocca il record: a fronte di 49 milioni 659 mila euro spesi, nelle casse della politica arrivano 476 milioni 445 mila euro. Vale a dire: 426 milioni 785 mila euro in più. Cioè, il 959%.
La conclusione della Corte è chiara: «Dei 2.253.612.233 euro di rimborsi elettorali», scrivono i giudici, «i partiti hanno in realtà speso, per le campagne elettorali dal 1994 al 2008, circa un quarto. Ma la differenza si è accentuata con l’aumentare degli importi del rimborso. Le ultime elezioni, quelle 2008, sono costate ai partiti 110 milioni di euro di campagne elettorali, ma allo Stato sono costate cinque volte di più in rimborsi».
Da notare, inoltre, che a fronte di uno Stato generosissimo, i partiti di tornata in tornata aumentano le spese sostenute. Come mai, ad esempio, per le regionali del 23 aprile 1995 la politica spende 7 milioni di euro che diventano 28 milioni 673 mila per quelle del 2000 e quasi 62 milioni per quelle del 2005?
Antonio Sanfrancesco
In queste cifre, va precisato, non sono calcolati gli altri benefit. Ossia, i fondi destinati ai giornali di partito: 851 milioni di euro dal 1990 al 2009 e quelli ai gruppi parlamentari di Camera e Senato: 1 miliardo e mezzo di euro dal 1994 al 2010.
Ricapitolando: in totale, dal 1974 (anno in cui fu promulgata la legge che istituiva il finanziamento pubblico) ad oggi, nelle casse dei partiti sono arrivati 5,9 miliardi di euro.
E se tutti questi soldi vengono spesi male o per fini privati, come dimostrano gli ultimi due scandali, quello della Lega e della Margherita? La magistratura non può fare nulla perché i partiti politici sono associazioni private e quello che fanno al loro interno è affare soltanto loro. Anche se i soldi sono pubblici.