Un sms per un futuro senza fame

Oxfam Italia ha lanciato una campagna per sostenere in particolare le donne e le loro comunità di riferimento. Intendono raggiungerne 18.700, in 14 diversi Paesi del Sud del mondo.

Intanto Gaza “muore” di isolamento

01/06/2013
un murales in Palestina (Foto Scalettari)
un murales in Palestina (Foto Scalettari)

Otto abitanti di Gaza su dieci vivono di aiuti umanitari, e sono disoccupati. Cinque anni di blocco che ha isolato Gaza ha devastato il settore agricolo e quello della pesca, riducendo del 60% le attività economiche, con un costo di miliardi di euro per il commercio. I dati, quanto mai preoccupanti, provengono da un recente rapporto pubblicato da Oxfam Italia, intitolato Oltre il cessate il fuoco: mettere fine al blocco di Gaza. L’Ong internazionale, nel documento, propone misure concrete e specifiche alla comunità internazionale e al governo di Israele perché si ponga fine alla situazione di segregazione che vive la Striscia di Gaza: «La gente di Gaza », dice Nishant Pandey, responsabile di Oxfam per i Territori Occupati Palestinesi e Israele, «ha bisogno di qualcosa di più del cessate il fuoco, ha bisogno che sia definitivamente cancellato il blocco».

Le conseguenze dell’isolamento sono pesantissime: l’ingresso delle merci a Gaza tramite i varchi controllati da Israele è al 40% del livello precedente alla chiusura. La vendita di prodotti provenienti da Gaza resta proibita nei mercati tradizionali, in Cisgiordania e Israele, con le esportazioni al livello del 2-3% rispetto al giugno 2007. Gli spostamenti tra la Striscia di Gaza, la Cisgiordania e Israele sono all’1% rispetto a quelli del settembre 2000. Le autorità israeliane, nel 2000, registravano ogni mese più di 500 mila entrate da Gaza verso Israele e la Cisgiordania. Oggi la cifra è di 4.000 passaggi. Il blocco di Gaza ha spinto le imprese palestinesi a ricorrere ai tunnel di Rafah, che collegano Gaza all’Egitto, lungo il confine Sud della Striscia. Attualmente il 47% dei beni per uso civile arriva attraverso queste gallerie. Oxfam, nel documento, chiede la riapertura dei valichi perché «fornirebbe alternative economicamente più valide e sicure rispetto ai tunnel (attraverso i quali avviene anche il contrabbando delle armi), e assicurerebbe possibilità migliori per controllare il movimento dei prodotti che entrano ed escono da Gaza».

aiuti alla popolazione palestinese (foto Scalettari)
aiuti alla popolazione palestinese (foto Scalettari)

«Negli ultimi cinque anni»,  aggiunge Martin Hartberg, consigliere di Oxfam per la regione, «abbiamo lavorato per migliorare le condizioni di vita dei palestinesi a Gaza, ma fin quando c’è il blocco non possiamo far altro che usare un secchio per salvare una nave che affonda. Spetta agli israeliani, ai palestinesi e ai leader mondali realizzare i cambiamenti permanenti di cui la popolazione ha bisogno. Oltre ad una completa cessazione della violenza da entrambe le parti, è indispensabile concedere ai palestinesi di Gaza la possibilità di muoversi in sicurezza tra Gaza e Cisgiordania, costruire reti commerciali e ridurre la dipendenza dall’aiuto internazionale. Fino a quando i palestinesi della Striscia rimangono isolati, le prospettive di pace tra israeliani e palestinesi restano lontane e le opportunità di ripresa economica per Gaza ancora più remote». Secondo il Rapporto, a causa delle restrizioni sulla terra coltivabile all’interno della cosiddetta “zona cuscinetto” – un’area di divieto imposta da Israele all’interno del perimetro di Gaza e che comprende il 35% della terra coltivabile dell’intera Gaza – il raccolto agricolo si è  ridotto di 75 mila tonnellate, con una perdita di 50,2 milioni di dollari all’anno per gli agricoltori. D’altro canto, anche  prima della escalation bellica del novembre 2012, più del 40% delle famiglie palestinesi che vivono a Gaza si trovava in condizioni di insicurezza alimentare, e la metà dei giovani erano disoccupati. Da quando il blocco è iniziato, nel 2007, quasi sei imprese su dieci sono fallite e un ulteriore 25% è stato costretto a licenziare l’80% del personale.

Luciano Scalettari
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