21/03/2012
Un'immagine della tavola rotonda del 20 marzo 2012. Foto tratta dal sito urfficiale dell'Ufficio per il servizio civile nazionale.
«Siamo qui non per celebrare un funerale, ma per porci il problema di come continuare e per porre le basi di un confronto sul servizio civile nazionale».
Il ministro Andrea Riccardi, che ha la delega per il servizio civile, ribadisce l'intenzione di rimettere in piedi un'istituzione malconcia, pesantemente indebolita da anni di tagli selvaggi. Le sue parole sono un segnale forte, anche se in realtà si continua a navigare a vista: i tempi della riforma, tante volte invocata ma finora mai attuata. restano vaghi e,
cosa ancora più allarmante, di nuovi stanziamenti non si vede neanche l'ombra.
Sulla
tavola rotonda "Quale riforma per il servizio civile nazionale: proposte a confronto", tenutasi martedì 20 marzo a Roma, nella sala polifunzionale della Presidenza del Consiglio, si erano concentrate molte aspettative. Ma a fine giornata, quando arriva il momento di tirare le somme, c'è
un solo risultato concreto: la promessa di un confronto tra le parti e con i ministeri di Economia e Welfare per cercare nuove risorse. Può essere un buon punto di partenza, ma nessuno si fa troppe illusioni: se una strada di rinnovamento esiste, è ancora molto lunga. In questo senso, un tavolo «in cui discutere come rifinanziare il
servizio civile potrebbe essere opportuno». Certo è che «una decisione
andrà presa, non ci si può nascondere dietro a un dito».
Nel discorso di apertura dei lavori, il ministro Riccardi ha più volte sottolineato il suo apprezzamento per un'esperienza preziosa e unica, il cui valore è riconosciuto anche a livello internazionale.
«Quando questo Governo è nato c'era già una comune tensione volta a ripensare il servizio civile. Per questo ho voluto una tavola rotonda che raccogliesse diverse posizioni, ma tutte convergenti nel dire che il servizio civile è una cosa importante e riguarda il futuro dei giovani e del nostro Paese.
E' paradossale – ha proseguito il ministro - che una straordinaria esperienza italiana, che in numerosi studi europei è stata proposta come una delle buone pratiche del nostro Paese, possa essere messa in crisi. E' necessario continuare a offrire questo prezioso supporto per una formazione civica, culturale, professionale che tenga conto della solidarietà e della coesione sociale».
Da troppo tempo il servizio civile naviga in cattive acque e ormai il suo futuro è appeso a un filo: «
Vedo con molta preoccupazione il fatto che se non ci saranno nuove risorse l'Ufficio nazionale del Servizio civile non potrà emanare l'avviso per la selezione dei volontari del 2012». Ben consapevole di una situazione in bilico, Riccardi ha voluto ripercorrere le tappe del declino:
«questo strumento rischia di scomparire a seguito dei tagli effettuati dal 2008 ad oggi che hanno comportato la riduzione del numero di volontari avviati al servizio. Dai 45 mila del 2006 ai 16 mila del 2011. Gli stanziamenti in soli 5 anni sono diminuiti passando dai quasi 300 milioni di euro per il 2007 ai 68 milioni di euro per l'anno in corso. Di conseguenza l'avvio di volontari selezionati per il bando 2011 e avviati al servizio nel 2012 comporta non solo l'utilizzo dello stanziamento dell'anno in corso, ma anche l'impegno di una grossa quota dei 76 milioni previsti per l'anno prossimo. È chiaro che se tale indicazione divenisse norma, noi limiteremmo in modo gravissimo lo sviluppo del servizio civile». Insomma, urge una boccata d'ossigeno, che però si fa attendere.
Dal Ministro non è arrivata la promessa di nuove risorse, ma solo l'invito a una riflessione seria: «bisogna scegliere se credere o no nel servizio civile e ognuno si deve prendere le sue responsabilità» e «il Governo dovrà prendersi collegialmente la sua». In questo senso, un tavolo «in cui discutere come rifinanziare il
servizio civile potrebbe essere opportuno». Certo è che «una decisione
andrà presa, non ci si può nascondere dietro a un dito».
Foto Eidon.
Le reazioni
dei politici presenti all'incontro non si sono fatte attendere: «Speravo
arrivasse il ministro Riccardi col cilindro per tirar fuori i 50
milioni che ci servono e invece no», ha commentato ironicamente la
deputata leghista Erica Rivolta, che però ha comunque riconosciuto
«l'importanza dell'apertura e dell'invito ad avviare un confronto e
sviluppare una proposta». Anche Marina Sereni, deputata Pd, ha voluto
sottolineare il rinnovato interesse da parte dell'esecutivo: «Qualche
mese fa - ha spiegato - non avevamo neanche la percezione di occuparci
di un tema rilevante per il Governo». Secondo Sereni la priorità è
«aiutare il ministro Riccardi a fare un tavolo tecnico serio sulle
risorse che coinvolga il ministero dell'Economia e del Welfare e sulla
riforma per avvicinare le diverse proposte in discussione e magari
presentare alla prossima campagna elettorale un testo che abbia una base
minima di condivisione».
Tra i tanti appelli a sostegno del servizio
civile non poteva mancare quello dei diretti interessati: «Non togliete
anche a noi la possibilità di servire la Patria - ha detto Silvia
Conforti, rappresentante nazionale dei giovani in servizio civile - non
possiamo tollerare che per gli F35 vengano stanziati 11 miliardi,
mentre quasi nulla per il servizio civile. Ancora oggi - ha proseguito
Conforti - vogliamo e pretendiamo di poter scegliere di difendere la
Patria in modo alternativo. Cancellare il fondo, azzerarlo
completamente, credo che discrimini tutti quei giovani che vogliono
impegnarsi, ma senza prendere armi in mano».
Per discutere seriamente il
futuro del servizio civile serve uno sguardo a tutto campo. In primo
piano, e questo è l'aspetto su cui tutti puntano il dito, c'è la
questione dei fondi, perché senza nuova benzina il motore si ingolfa. Ma
il dibattito deve prendere in considerazione anche le tante proposte di
riforma, più o meno radicali. C'è chi vorrebbe un maggiore
coinvolgimento di Regioni ed enti locali e chi, viceversa, rivendica la
pertinenza dello Stato centrale. C'è chi sogna un servizio civile
universale, aperto a tutti i giovani, e chi addirittura lo vorrebbe
obbligatorio.
Non solo: da molte parti arriva l'invito a confrontarsi
con una logica europea, una sollecitazione che il ministro Riccardi
accoglie e fa sua: «Nell’immediato, è possibile per il nostro Paese
inserirsi nello scambio di giovani in servizio civile, attualmente già
esistente tra Francia e Germania. Tale operazione può essere effettuata a
legislazione invariata». E come dimenticare il dibattito sul
coinvolgimento dei giovani stranieri, recentemente affrontato in sede
giudiziaria? Anche su questo tema il ministro risponde in modo chiaro:
«non può non trovarmi d’accordo, proprio per l’opportunità di creare
percorsi comuni di incontro e di conoscenza ma, come ho avuto modo di
spiegare, è necessaria una normativa chiara, che ci dia la possibilità
di operare in piena trasparenza, garantendo gli interessi di tutti,
italiani e stranieri».
Lorenzo Montanaro