Quelli che... è meglio l'incubatore

Viaggio nella realtà di Fab, il social network delle start up pensato per chi è disoccupato ma ha idee imprenditoriali vincenti per lo sviluppo sociale

Federica Morsanuto

09/01/2013

Come ti sei avvicinata a Fab?

«Mi sono avvicinata a Fab attraverso “Imprenderò”, un progetto volto al supporto della creazione d'impresa e alla promozione della cultura imprenditoriale nella regione Friuli Venezia Giulia».

Da quali fasi è scandita la vita quotidiana nel generatore d’impresa?
«Le giornate sono molto variegate e sempre cariche di interessanti spunti e nuovi stimoli. Nella fase iniziale la formazione è stata l’elemento più rilevante. Abbiamo lavorato molto su noi stessi e sulle nostre risorse personali grazie al team di Dof Consulting, che ci ha spalancato le porte di “The Village”, il paese virtuale nel quale ognuno ha potuto incontrare e scegliere, attraverso delle carte illustrate, i personaggi che più gli assomigliavano e quelli di cui avrebbe avuto bisogno per realizzare il proprio progetto. Questo ci ha permesso di sviluppare al meglio le caratteristiche che ancora non avevamo o che possedevamo solo in parte per gestire in modo ottimale la nostra idea d’impresa. L’équipe della Cooperativa sociale Itaca, invece, ci ha introdotto alla progettazione e alla stesura del business plan, lasciandoci però grande libertà di ricerca e di azione. Nella fase attuale, le giornate di scambio e formazione collettiva si alternano a periodi di lavoro individuale, nello sforzo di concretizzare l’idea calandola nella realtà dei numeri e del mercato di riferimento, definendo dettagli e cercando informazioni e contatti utili. Molto importanti sono anche i momenti di pausa. Davanti a un caffè o durante il pranzo ci si confronta con i colleghi fabers: nascono così nuove idee, si scambiano consigli, indicazioni, punti di vista, si creano amicizie e collaborazioni».

Come si sta sviluppando la tua idea d’impresa?
«La mia idea sta prendendo forma attraverso la stesura del progetto e la messa a punto del business plan, con il supporto dei possibili fornitori. Ero approdata in Fab molto determinata, ma adesso mi sento ancora più consapevole e decisa, perché ho cucito il mio progetto punto dopo punto per renderlo aderente alle necessità del territorio. Ma il vero motore del generatore Fab è, a mio avviso, l’attenzione rivolta alla motivazione personale, rafforzata da incontri individuali con il coach, che ci affianca nel pianificare le azioni da mettere in campo per raggiungere gli obiettivi che ci siamo prefissati. Credo che avere una persona di riferimento aiuti a non perdere di vista l’obiettivo di fronte alle inevitabili difficoltà che s’incontrano nella fase iniziale dell’avvio d’impresa. È importante sentirsi supportati non solo come futuri imprenditori ma anche come individui: questo Fab l’ha capito, a conferma della sua attenzione alla persona, prima cellula della società».

Alberto Picci
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