Caro figlio ti scrivo

Un diario come quelli che andava di moda tenere una volta. Una mamma impegnata in un progetto di sviluppo ad Haiti. Un adolescente che chiede solo di sapere

La capitale

28/02/2013

Port au Prince, 7 febbraio

... Ciao G.! Siamo arrivati in capitale a Port au Prince. Tre ore di viaggio e altre 2 ore secche per attraversare solo la città. Qui è il caos più completo: quattro strade principali e migliaia di tap tap (piccoli autobus coloratissimi e bellissimi) che sfrecciano in tutte le direzioni, con il verde, il rosso e il giallo. La poca consuetudine con dei mezzi di trasporto propri fa sì che chiunque si trovi eccezionalmente al volante di un veicolo si goda serenamente la piena libertà di occupare lo spazio: autisti, utenti e passanti creano ingorghi eccezionali, apparentemente senza nemmeno rendersene conto. Si fermano al centro della strada e alzano il cofano per una controllatina al motore, si mettono di traverso per invertire direzione, offrono passaggi. Ti superano a destra e a sinistra, indifferentemente, senza preavviso, e così l'incastro si ingrossa senza limiti e si rimane tutti imprigionati nella ferraglia come una moderna partita a Shangai... 

... Haiti sorge su tante collinette, così per attraversarla si sale e si scende continuamente. Anche se ieri sera al nostro arrivo era già buio pesto si intravedevano bene i segni del post terremoto: schiere di piccole tende bianche si susseguono accrocchiate lungo i marciapiedi. Vi vivono ancora migliaia di haitiani. Nell’oscurità più completa, ovviamente. Gli haitiani saranno come i gatti? Anche in una città affollata come Port au Prince (urbanizzata per 800mila abitanti, ma ne vivono circa 4 milioni), un formicolio di gente si muove di continuo nell'oscurità. Gente che va, che viene, che vende, che compra, che guarda. Il tutto nel buio. A giudicare dalla disinvoltura con cui si muovono si direbbe che hanno il senso della vista molto sviluppato... 

... Per il nostro arrivo in capitale i colleghi Alessandro e Valentina ci hanno portato in un ristorante molto glam, tutto in legno bianco, a più piani e a terrazze dalle balaustre ricamate. Lo stile si chiama gingerbread e l’Oloffson è una delle costruzioni più antiche (1887) e fotografate di Pap (Port au Prince) che ha resistito impavida al terremoto proprio in un quartiere dove sono venuti giù come carta alberghi ed edifici più moderni!! L’Oloffson è davvero "fighetto", vi si esibisce la band più famosa dei Caraibi (Ram), e infatti è il punto di incontro di inglesi e americani, funzionari e factotum delle Nazioni Unite. Il che, dopo tanti giorni di campagna estrema, disturba un po’: spaparanzati sui divani a battere mail su argentee tastiere Mac, con i piedi alzati sui braccioli come davvero fossero i nuovi padroni dell'isola. Sotto l’Oloffson, a pochi passi da lì, cominciano le tende e il buio della miseria. La tua mamma per non farsi troppo commuovere s'è sparata subito un clubsandwich... Booono!... 

... Per la sosta qui a Port au Prince dormiamo in un Bed and Breakfast "caruccetto" in zona residenziale, spartanissimo ma accogliente che, dopo lo shock del primo ostello, ci è sembrato il paradiso. In realtà, il proprietario Jean Michel è visibilmente alle prime esperienze nel campo dell’accoglienza e ha velleità pericolose… Ci racconta di avere appena ordinato un migliaio di coniglie per avviare un business parallelo e confida che il giardino di questa ex villetta unifamigliare, oggi gestito (non trasformato!) come nuovo Bed and Breakfast, possa addirittura ospitare un mercato di primizie ogni sabato...

... Stamattina ci siamo svegliati come sempre alle 6 per un primo giro della citta'. I nostri due cooperanti a Pap ci hanno molto raccomandato la sicurezza. Sta iniziando il carnevale e si temono disordini. Se gli haitiani sono tendenzialmente gente tranquilla - ci spiegano - anche loro cominciano ad averne le tasche piene di noi. Di noi stranieri che giriamo con i fuoristrada fotografandoli dai finestrini come allo zoosafari... Portiamo soldi che non si sa dove finiscono. Occupiamo edifici chiusi all’esterno come bunker. Invadiamo i loro spazi per farli nostri e lasciamo tutto il resto fuori. Come era prima... 

... Perché alla fine dei conti, qui, è come se il terremoto ci fosse stato pochi mesi fa e i calcinacci ti si presentano quando meno te li aspetti, solo un po’ più in là. Anche perché, al di là delle ordinanze, davvero non saprebbero dove smaltirli... Discariche e inceneritori non sono imprese da Sud del mondo. Le grandi metrature di plasticona bianca o azzurra con le griffe degli aiuti umanitari rimarranno dunque per secoli su questa povera terra! In centro città abbiamo visitato un istituto tecnico superiore dove i giovani frequentano corsi teorici e pratici per diventare ingegneri civili, fabbri, falegnami. Ragazzi e ragazze molto motivati che provengono dalla provincia e che, grazie a una borsa di studio di qualche Ong, provano davvero a ribaltare il loro destino...

... Tornando sulla piazza centrale in Champs Mars, dove un tempo, di fronte a un colossale schiavo in bronzo che si dimena per liberarsi dalle catene, sorgeva, su modello della Casa Bianca, il palazzo presidenziale (1918): con il terremoto del 2010 si è letteralmente afflosciato su se stesso come un’enorme meringa a tre cupole e sul prato verde ne sono rimaste oggi appena le briciole!!! Spaventoso...

 ... Mentre eravamo lì, davanti alle inferriate del palazzo nazionale, si è materializzato un corteo di protesta contro il governo dell’ex popstar Martelly: alcune centinaia di manifestanti che sfilavano con striscioni e slogan in creolo inframmezzati da canti e balli carnevaleschi. E così, qualunque fosse la causa dell’improvvisa rivolta popolare, i portavoce apparivano tutt'altro che temibili!!! Stasera ceniamo da Ale e Valentina. Ci faremo una pasta, tanto per cambiare un po' il menu, e poi a letto presto perché domani la sveglia è alle 5: andremo a Léogane in tempo per filmare l'inizio delle lezioni nelle scuolette del post terremoto!!! Amorino ti voglio molto bene e spero tu te la stia passando benone... Se ti guardi Harold e Maude... ti sembrerò ancora più vicina :-))) Bacio, bacio e ribacio Maman

Alberto Picci
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