15
ago
Il ciclone tropicale che ha spaventato migliaia di turisti in Messico
La scorsa settimana al di sopra delle calde acque dell’Atlantico Tropicale si è formato il quinto ciclone tropicale di una stagione degli uragani per il momento piuttosto “vivace” anche se, fortunatamente, poco “distruttiva”. Il nuovo ciclone, cui è stato assegnato il nome di Ernesto, ha raggiunto l’intensità di un vero e proprio uragano poco prima di investire le coste orientali del Messico, lo scorso martedì 14 agosto, quando i satelliti della NOAA hanno raccolto dallo Spazio questa immagine.
Nel momento di massima intensità i cacciatori di uragani, che con i loro particolari aerei volano dritti nel cuore di queste tempeste, hanno misurato venti fino a 140 chilometri orari, ma una volta raggiunte le coste messicane la tempesta si è comunque rapidamente indebolita fino a perdere le sue caratteristiche di ciclone tropicale già venerdì 10 agosto. Nel suo movimento attraverso i Caraibi questo ciclone tropicale ha interessato diversi paesi, fra cui Giamaica, Honduras, Belize e Messico, causando la morte di 7 persone, la precipitosa fuga di migliaia di turisti dagli affollati resort della costa orientale messicana e danni complessivi per diversi milioni di dollari.
Negli stessi giorni in cui Ernesto spaventava i Caraibi molto più a est, appena al largo delle coste africane, si è formato anche il sesto ciclone tropicale di questa stagione, la tempesta Florence, che però ha avuto vita breve: “nata” sabato 4 agosto si è dissolta già lunedì 6 agosto.
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15 agosto 2012 - Commenti
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30
mag
Numerosi furiosi incendi nel Sudovest della nazione.
In questa seconda metà di maggio il Messico e gli Stati Uniti Sud-Occidentali hanno dovuto affrontare un periodo decisamente critico sul fronte degli incendi. In particolare sul territorio degli Stati Uniti i satelliti della NASA e della NOAA hanno contato oltre 8000 focolai, e anche se questa cifra è probabilmente sovrastimata (non tiene conto del fatto che diversi incendi sono stati conteggiati da più di un satellite), il numero rimane comunque decisamente elevato. Le zone maggiormente colpite sono l’Arizona e il New Mexico, stati in cui la furia delle fiamme ha letteralmente mandato in fumo migliaia di ettari di terreno coperto da vegetazione: in particolare il più grande di questi incendi, ribattezzato Gladiator Fire, ha bruciato oltre 6000 ettari di area boschiva poco a nord di Phoenix, in Arizona.
La propagazione delle fiamme è stata favorita dai venti intensi e assai asciutti che, provenienti dall’arido e caldo Deserto di Chihuahuan (che si estende lungo il confine tra Stati Uniti e Messico), hanno spazzato con insistenza la regione. Ma a preparare il terreno al facile sviluppo degli incendi è stato soprattutto il severo periodo di siccità che ha colpito negli ultimi mesi gran parte degli Stati Uniti Occidentali. In particolare nell’immagine, elaborata dagli studiosi della NOAA, in marrone sono evidenziate le zone in cui il tasso d’umidità del terreno (misurato come contenuto volumetrico d’acqua del terreno) è minore di 0,5: le tonalità più scure indicano addirittura terreni quasi del tutto privi di umidità e quindi assai favorevoli allo sviluppo e propagazione delle fiamme.
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30 maggio 2012 - Commenti
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19
ott
La violenta tempesta che la scorsa settimana ha spaventato il Messico
La scorsa settimana sulle calde acque del Pacifico, appena di fronte alle coste messicane, si è mosso l’ennesimo ciclone tropicale di questa annata piuttosto affollata, in cui al di sopra del Pacifico Orientale si sono già formati ben nove uragani (gli uragani sono i cicloni tropicali più intensi, quelli al cui interno i venti soffiano ad almeno 118 chilometri orari), contro gli otto dell’intero 2009 e gli appena 3 del 2010.
La violenta tempesta, ribattezzata Jova, intorno a metà della scorsa settimana ha messo in grande allarme popolazione e autorità del Messico: come testimoniato dall’immagine raccolta dal satellite Terra della NASA il ciclone tropicale martedì 10, durante il suo movimento di avvicinamento alle coste occidentali del Messico, ha sviluppato il classico “occhio del ciclone”, chiaro indizio di una tempesta di grande violenza ed elevato potenziale distruttivo. Durante quello stesso martedì Jova è divenuto via via più potente fino a raggiungere l’intensità di uragano di categoria 3 (in una scala che va da 1 a 5), accompagnato da piogge torrenziali e venti oltre 200 chilometri orari. Fortunatamente poco prima di raggiungere il continente americano il ciclone tropicale ha perso forza ed è stato declassato a uragano di categoria 2: una tempesta comunque temibile, ma che nel suo passaggio sul Messico è stata meno letale di quanto si temesse, causando “solo” 6 vittime, mentre i danni, almeno a una prima stima, ammontano a circa 200 milioni di pesos (al cambio attuale più o meno 15 milioni di dollari) e comprendono la distruzione di un ponte nei dintorni dell’importante porto commerciale di Manzanillo.
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19 ottobre 2011 - Commenti
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23
giu
Hai visto mai
All’inizio di questa settimana si è rapidamente sviluppato e intensificato un ciclone tropicale nel tratto di Oceano Pacifico al largo delle coste messicane: la tempesta Beatriz, così è stato chiamato questo ciclone, si sta ora lentamente muovendo verso l’oceano aperto ma nel frattempo ha acquistato grande forza, fino a divenire un vero e proprio uragano, ovvero un ciclone tropicale che ha raggiunto la massima intensità. L’uragano Beatriz, come testimoniato nell’immagine scattata lunedì dai satelliti della NOAA, già all’inizio della settimana ha coperto con le sue nubi dense e minacciose i cieli di importanti località turistiche quali Acapulco, Manzanillo e Zihuatanejo, che ha flagellato con piogge torrenziali, onde di marea alte qualche metro e venti che soffiavano a oltre 140 chilometri orari.
Attualmente il ciclone tropicale è ancora assai violento ma secondo gli esperti del National Hurricane Center americano nelle prossime ore dovrebbe perdere intensità e soprattutto, se non cambierà repentinamente direzione, si allontanerà dalle coste messicane, andando piano piano a spegnersi in aperto Oceano Pacifico, distante dal continente. Fortunatamente il nucleo del ciclone non ha investito direttamente il Messico, per cui al momento non si contano vittime e anche i danni sono rimasti relativamente contenuti. Beatriz è già il secondo uragano che si forma, in questo 2011, nelle acque dell’Oceano Pacifico Orientale, di fronte alle coste americane, e secondo gli esperti americani presto cominceranno a formarsi intensi cicloni tropicali anche nell’Atlantico.
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23 giugno 2011 - Commenti
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