28
mar
Il ghiaccio che stringe d’assedio l’Alaska.
Mentre buona parte del continente Nord Americano viveva una delle stagioni più miti dell’ultimo periodo, per quasi tutto l’inverno 2011/2012 il Mare di Bering è rimasto gelato, stretto nella morsa del ghiaccio che ha bloccato il traffico marittimo diretto alle coste occidentali dell’Alaska. Benchè sulla superficie di questo tratto di Oceano il ghiaccio si formi ogni anno, durante questo ultimo inverno si è esteso su una superficie insolitamente ampia, e secondo le analisi del National Snow and Ice Data Center degli Stati Uniti si tratta di un vero e proprio record: durante tutta la stagione la superficie occupata dal ghiaccio è rimasta di circa il 20-30% al di sopra del valore medio dell’ultimo ventennio del XX secolo e addirittura mai prima d’ora a febbraio la superficie occupata dal ghiaccio era stata tanto grande quanto quest’anno!
Ghiaccio che ancora adesso fa fatica a ritirarsi, come confermato anche da questa immagine raccolta agli inizi della scorsa settimana dal satellite Aqua della NASA. Il Mare di Bering è caratterizzato quindi da una situazione opposta a quella dell’Oceano Artico, dove a causa di temperature insolitamente miti in questo inizio di 2012 la superficie della banchisa è rimasta costantemente al di sotto dei valori normali.
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28 marzo 2012 - Commenti
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22
feb
Un violenta tempesta sull’Oceano Indiano
Questa immagine è stata scattata il 13 febbraio scorso grazie a un sofisticato strumento, il MODIS, installato a bordo del satellite Terra della NASA: in quel giorno, secondo le analisi del Joint Typhoon Center della Marina Americana, la tempesta si trovava a quasi 500 chilometri da Antananarivo, capitale del Madagascar, e al suo interno i venti soffiavano a circa 230 chilometri orari ma con raffiche fino a 280 chilometri orari! Leimponenti e minacciose bande nuvolose che ruotavano attorno all’occhio del ciclone si estendevano in lungo e in largo per centinaia di chilometri su una vasta regione: a ovest si spingevano fino alle coste del Madagascar mentre sul lato orientale della tempesta arrivavano a lambire Mauritius e l’Isola de La Reunion.
Tra il 15 e il 16 febbraio poi il violento ciclone tropicale ha investito le coste orientali del Madagascar ancora accompagnato da venti molto forti e da piogge torrenziali (in alcune zone costiere sono caduti in poche ore fino a 350 millimetri d’acqua) che hanno causato anche l’allagamento di diversi quartieri della capitale Antananarivo, con ingenti danni e purtroppo anche 16vittime accertate. Il passaggio sul Madagascar, senza il calore e l’umidità forniti dalle calde acque dell’Oceano, ha notevolmente indebolito il ciclone tropicale, che una volta scivolato sul Canale del Mozambico ha riacquistato solo in parte la sua potenza, senza comunque tornare a essere la violenta tempesta fotografata in questa immagine.
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22 febbraio 2012 - Commenti
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01
feb
L’energia emessa dal Sole varia secondo diversi cicli periodici, il più noto dei quali è quello di 11 anni (noto anche come Ciclo di Schwabe o Ciclo delle Macchie Solari) durante il quale la nostra Stella passa da un minimo ad un massimo di attività, per poi tornare nuovamente allo stato più “tranquillo”. Nel corso dell’ultimo ciclo, il Sole si è comportato però in modo insolitamente “pigro” e ha emesso meno energia di ciò che avrebbe dovuto fare, ma adesso l’attività solare sta tornando ad aumentare, come testimoniato anche dalla colossale eruzione, la più intensa degli ultimi 7 anni, avvenuta sulla superficie della nostra Stella lo scorso 23 gennaio e immortalata da un particolare apparecchio, lo AIA (AtmosphericImaging Assembly), montato sul satellite SDO (Solar Dynamics Observatory) della NASA.
In conseguenza dell’intenso flusso di particelle cariche e molto energetiche sparate verso la Terra in seguito a questa eruzione solare, si sono osservati alcuni disagi nelle telecomunicazioni e a causa della nocività di queste particelle, ma anche per le possibili ripercussioni sulle comunicazioni radio, sono state modificate alcune rotte aeree di lungo raggio: la Delta Airlines, ad esempio, ha modificato le abituali rotte polari spostandole più a sud. Ma non ci sono stati solo disagi: l’interazione del vento solare con il campo magnetico terrestre e con gli strati più alti dell’atmosfera ha difatti prodotto spettacolari aurore polari fino a latitudini insolitamente basse, colorando anche i cieli di Scozia, Inghilterra e Germania.
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01 febbraio 2012 - Commenti
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