30
mag
Numerosi furiosi incendi nel Sudovest della nazione.
In questa seconda metà di maggio il Messico e gli Stati Uniti Sud-Occidentali hanno dovuto affrontare un periodo decisamente critico sul fronte degli incendi. In particolare sul territorio degli Stati Uniti i satelliti della NASA e della NOAA hanno contato oltre 8000 focolai, e anche se questa cifra è probabilmente sovrastimata (non tiene conto del fatto che diversi incendi sono stati conteggiati da più di un satellite), il numero rimane comunque decisamente elevato. Le zone maggiormente colpite sono l’Arizona e il New Mexico, stati in cui la furia delle fiamme ha letteralmente mandato in fumo migliaia di ettari di terreno coperto da vegetazione: in particolare il più grande di questi incendi, ribattezzato Gladiator Fire, ha bruciato oltre 6000 ettari di area boschiva poco a nord di Phoenix, in Arizona.
La propagazione delle fiamme è stata favorita dai venti intensi e assai asciutti che, provenienti dall’arido e caldo Deserto di Chihuahuan (che si estende lungo il confine tra Stati Uniti e Messico), hanno spazzato con insistenza la regione. Ma a preparare il terreno al facile sviluppo degli incendi è stato soprattutto il severo periodo di siccità che ha colpito negli ultimi mesi gran parte degli Stati Uniti Occidentali. In particolare nell’immagine, elaborata dagli studiosi della NOAA, in marrone sono evidenziate le zone in cui il tasso d’umidità del terreno (misurato come contenuto volumetrico d’acqua del terreno) è minore di 0,5: le tonalità più scure indicano addirittura terreni quasi del tutto privi di umidità e quindi assai favorevoli allo sviluppo e propagazione delle fiamme.
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30 maggio 2012 - Commenti
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24
apr
Bufala o realtà?
Nel novembre del 2009, dopo un’abbondante nevicata che ha imbiancato la città di Pechino, i meteorologi cinesi hanno annunciato che tutta quella neve era... farina del loro sacco! Almeno questo è ciò che sostenne in tale occasione il direttore dell’Ufficio Modificazione del Tempo della Cina, una vera e propria agenzia governativa che lavora nel tentativo di modificare gli eventi atmosferici.
In realtà non è chiaro se il lavoro di tale Ufficio abbia in effetti ottenuto simili risultati o se, molto più probabile, la nevicata sia coincisa solo per caso con un esperimento degli scienziati cinesi: ciò che invece è certo è che i tentativi di controllare il tempo sono iniziati molto tempo fa, e i primi risalgono addirittura alla fine del XIX secolo.
In particolare già nel 1871 Edward Powers, un ingegnere civile di Chicago, pubblicò un libro dal titolo eloquente: “La Guerra e il Tempo, o La Produzione Artificiale della Pioggia”. Nelle pagine del libro egli esortava il governo a finanziare un progetto che consentisse di causare la pioggia a comando, e indicava come possibile metodo di controllo del tempo l’utilizzo di batterie di cannoni che potessero in qualche modo generare correnti di aria calda e fredda. E sul finire del XIX il Dipartimento per l’Agricoltura degli Stati Uniti finanziò effettivamente diversi test in cui venivano rilasciati esplosivi all’interno delle nuvole con l’intento di scatenare la pioggia: i risultati però non dovettero essere soddisfacenti se è vero che il Chicago Times scrisse che sarebbe stato meno ridicolo spendere tali soldi se fossero stati “utilizzati nel tentativo di produrre fischietti utilizzando code di maiale”.
Eppure i tentativi continuarono e qualcuno acquistò anche notevole fama spacciandosi per novello stregone del tempo: nel 1916 ad esempio la città di San Diego, sofferente per un grave periodo di siccità, per risolvere il problema chiamò Charles Mallory Hatfield, celebre perché sosteneva di poter scatenare la pioggia utilizzando un particolare miscuglio di sostanze chimiche. Tuttavia egli ebbe in tale occasione anche troppo successo, perche dal cielo arrivò un vero proprio diluvio d’acqua che produsse danni e vittime in quantità: chiaramente il novello stregone non venne pagato e dovette anzi darsela a gambe in tutta fretta.
Ebbe sicuramente più successo Vincent Schaefer, dipendente della General Electric che nel 1946, in volo nei dintorni di New York, ottenne la neve spargendo tra le nubi qualche chilo di ghiaccio secco. Ma come scoprì assai presto, anche il successo può essere amaro. L’anno successivo difatti, assieme al premio Nobel per la chimica Irving Langmuir, tentò di deviare il corso di un uragano in movimento verso la Florida spargendo grosse quantità di ghiaccio secco nell’occhio del ciclone: la tempesta in effetti cambiò direzione e risparmiò la Florida, ma investì con inaudita violenza la Georgia dove causò danni per oltre 5 milioni di dollari. In ogni caso negli anni ’50 l’inseminazione delle nubi con sostanze quali ghiaccio secco o ioduro d’argento divenne pratica piuttosto diffusa, e ancor oggi viene utilizzata, con risultati tuttavia incerti, in alcuni paesi del Mondo.
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24 aprile 2012 - Commenti
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11
ott
Un evento reale descritto nel film “The perfect Storm”
Tra fine ottobre e novembre le condizioni climatiche sono in rapida evoluzione in tutti gli Stati Uniti Orientali. Difatti in tale periodo gelidi venti occidentali, provenienti dal Canada, iniziano, regolarità, a fare rapide incursioni nelle grandi pianure degli USA. In contrapposizione, più a Est, l’Oceano Atlantico è ancora molto caldo, e talvolta su queste acque si formano ancora uragani di fine stagione. Il contrasto masse d’aria così differenti - quella fredda dal Canada e quella più calda sopra la superficie oceanica - è appunto la miccia che talvolta innesca violente tempeste al largo del Nord America.Queste tempeste, note come “Nor’Easters” (così chiamate per gli intensi venti Nord Orientali che si abbattono sul continente) hanno una pessima fama tra i pescatori della regione.
Tuttavia, è bizzarra la concomitanza di eventi che portò alla formazione della “tempesta di Halloween”, un ibrido tra le più violente tempeste delle medie latitudini e i temibili cicloni tropicali. Chiamata la “tempesta perfetta” dai meteorologi del National Weather Service, il cataclisma affondò il peschereccio Andrea Gail, e da tale evento ha preso poi spunto il noto film “The perfect Storm”.
Tutto iniziò il 28 ottobre 1991 quando un vasto fronte freddo che stava scivolando lungo il nordest degli USA generò una depressione extratropicale a qualche centinaio di chilometri al largo della Nuova Scozia. Nel frattempo l’uragano Grace, che si era formato appena il giorno prima e inizialmente in movimento verso nordovest, fece una repentina deviazione verso est. La sera del 29 ottobre, l’uragano Grace, giunto nei pressi delle Bermuda, venne risucchiato dalla depressione extratropicale, la quale subì così una ulteriore intensificazione: già il giorno successivo risultava ormai impossibile distinguere ciò che rimaneva di Grace dal resto del sistema. Nelle ore che seguirono la depressione si mosse verso Sud, continuando a guadagnare energia, e raggiungendo nel pomeriggio del 30 ottobre il massimo di intensità, con un minimo di pressione di 972 mb e venti da 215 chilometri orari. La forte differenza di pressione tra l’area anticiclonica sul Canada (massimo di 1043 mb) e il centro di bassa pressione, diede origine a venti violenti che misero a soqquadro i mari e le coste orientali degli USA, tanto che il 30 ottobre molte imbarcazioni furono investite da raffiche di 180-210 km/ora, mentre le boe sonda del NOAA registrarono onde alte fino a 13 metri. I danni maggiori però vennero provocati dalle eccezionali ondate e dalle elevate maree che sommersero ampi tratti di costa: onde tra 1 e 10 metri furono osservate dalla Carolina del Nord fino alla Nuova Scozia, e nel New Jersey si registrò uno dei più alti livelli di marea del secolo scorso. Presumibilmente, proprio in questa prima fase di crescita della tempesta, si consumò la tragedia dello Andrea Gail: il peschereccio, con i suoi 6 membri di equipaggio affondò nella notte tra il 28 e il 29 ottobre, investito dal nucleo della tempesta.
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11 ottobre 2011 - Commenti
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