La vita del nostro pianeta non è poi così al sicuro come vorremmo credere e quello che è accaduto ieri in Russia ne è riprova. In realtà oggigiorno le preoccupazioni maggiori nei riguardi dello stato di salute della terra sono rivolte verso il Global Warming, il surriscaldamento provocato, in larga misura, dall’incremento dei gas serra di natura antropica. Ne è una riprova la miriadi di studi prodotti in tale campo dagli scenziati che si occupano del clima del pianeta.
Ma quanto avvenuto ieri in Russia ove si è sfiorata per un pelo la tragedia, qualora il meteorite fosse stato appena 3-4 volte più grande, ci deve far riconsiderare le priorità da assegnare ai pericoli che minacciano la terra. Insomma visto che l’incremento dei gas serra - qualora non venga arrestato dall’uomo o da cause naturali ( es., un sole pigro per qualche decennio) - produrrà danni ingenti alla Biosfera tra 50-100 anni, è lecito chiedersi se non sia il caso di mettere in campo maggiori risorse per le minacce che provengono dalla spazio e che possono distruggere la vita in pochi secondi.
Il meteorite caduto in Russia ha colto tutti di sorpresa perché era sfuggito al sistema ad hoc di monitoraggio degli asteroidi (Near Earth Objects Propram) della NASA (http://neo.jpl.nasa.gov/neo/). Probabilmente un sistema di monitoraggio più preciso e più continuo - ma per questo anche molto più costoso - avrebbe consentito di individuare la presenza dell’intruso già da qualche mese e quindi di prevederne la traiettoria onde allertare, e, se fosse il caso, mettere in sicurezza le popolazioni interessate con sufficiente anticipo.
Ma le minacce alle nostra terra dallo spazio derivano no soltanto dagli asteroidi e dalle comete ma anche dal sole.
Infatti il sole ha una attività magnetica legata al numero di macchie solari presenti sulla superficie del pianeta. Tale numero raggiunge un massimo ogni 11 anni circa. In prossimità della massima attività solare la enorme attività magnetica esercitata dalle macchie sull’atmosfera solare dà luogo a violente esplosioni di luce ma anche di materia (protoni, elettroni, nuclei di elio, atomi di metalli) che si sprigionano dalla parte più esterna della atmosfera solare (la corona).
Tale esplosioni coronariche (CME = Coronal Mass Ejection) si spingono nello spazio anche fino ad un milione di km dal sole (tre volte la distanza della luna dalla terra). L’enorme quantità di materiale proiettato nello spazio circostante, essendo costituito in prevalenza da particelle cariche, dà luogo ad un campo magnetico (la fisica insegna che una carica elettrica in movimento genera un campo magnetico).
Il flusso di particelle solari generate dalle esplosioni è noto come vento solare.
Il vento solare e il campo magnetico associato si muovono nello spazio interplanetario alla velocità di circa 300-800 km al secondo. Tale campo magnetico viaggiante, ha una intensità di gran lunga superiore al campo magnetico terrestre e se orientato nella giusta direzione, raggiunge anche la terrà, stravolgendo il campo magnetico terrestre (tempeste geomagnetiche) con danni enormi sulle infrastrutture elettriche (centrali elettriche, elettrodotti) e ai dispositivi elettrici e elettronici (PC, telefonini, radio,TV, etc…)
A questo riguardo gli Astronomi sono del parere che non si sa “il quando” ma senz’altro prima o poi nel futuro - magari tra 10, 100 o 1000 anni - l’umanità dovrà fare i conti anche con una tempesta magnetica di inaudita violenza, la “ the big one magnetic storm”.
Pubblicato il 19 febbraio 2013 - Commenti (0)