19
feb

Tempeste magnetiche: minacce dallo spazio

La vita del nostro pianeta non è poi così al sicuro come vorremmo credere e quello che è accaduto ieri in Russia ne è riprova. In realtà oggigiorno le preoccupazioni maggiori nei riguardi dello stato di salute della terra sono rivolte verso il Global Warming, il surriscaldamento provocato, in larga misura, dall’incremento dei gas serra di natura antropica. Ne è una riprova la miriadi di studi prodotti in tale campo dagli scenziati che si occupano del clima del pianeta.

Ma quanto avvenuto ieri in Russia ove si è sfiorata per un pelo la tragedia, qualora il meteorite fosse stato appena 3-4 volte più grande, ci deve far riconsiderare le priorità da assegnare ai pericoli che minacciano la terra. Insomma visto che l’incremento dei gas serra - qualora non venga arrestato dall’uomo o da cause naturali ( es., un sole pigro per qualche decennio) - produrrà danni ingenti alla Biosfera tra 50-100 anni, è lecito chiedersi se non sia il caso di mettere in campo maggiori risorse per le minacce che provengono dalla spazio e che possono distruggere la vita in pochi secondi.

Il meteorite caduto in Russia ha colto tutti di sorpresa perché era sfuggito al sistema ad hoc di monitoraggio degli asteroidi (Near Earth Objects Propram) della NASA (http://neo.jpl.nasa.gov/neo/). Probabilmente un sistema di monitoraggio più preciso e più continuo - ma per questo anche molto più costoso - avrebbe consentito di individuare la presenza dell’intruso già da qualche mese e quindi di prevederne la traiettoria onde allertare, e, se fosse il caso, mettere in sicurezza le popolazioni interessate con sufficiente anticipo.
Ma le minacce alle nostra terra dallo spazio derivano no soltanto dagli asteroidi e dalle comete ma anche dal sole.

Infatti  il sole  ha una attività magnetica legata al numero di macchie solari presenti sulla superficie del pianeta. Tale numero raggiunge un massimo ogni 11 anni circa. In prossimità della massima attività solare la enorme attività magnetica esercitata  dalle macchie  sull’atmosfera solare dà luogo a violente esplosioni di luce ma anche di materia (protoni, elettroni, nuclei di elio, atomi di metalli)  che si sprigionano dalla parte più esterna della atmosfera  solare (la corona).

Tale esplosioni  coronariche (CME = Coronal Mass Ejection) si spingono nello spazio anche fino ad un milione di km dal sole (tre volte la distanza della luna dalla terra).  L’enorme quantità di  materiale proiettato nello spazio circostante,   essendo  costituito in prevalenza da particelle cariche, dà luogo ad un campo magnetico (la fisica insegna che una carica elettrica in movimento genera un campo magnetico).  

Il flusso di particelle solari generate dalle esplosioni  è noto come vento solare.

 Il vento solare e il campo magnetico associato  si muovono nello spazio interplanetario  alla velocità di circa 300-800 km al secondo. Tale campo magnetico viaggiante,  ha una intensità di gran lunga superiore al campo magnetico terrestre e se orientato  nella giusta direzione, raggiunge anche la terrà, stravolgendo il campo magnetico terrestre  (tempeste geomagnetiche) con danni enormi sulle infrastrutture elettriche (centrali elettriche, elettrodotti) e ai dispositivi elettrici e elettronici (PC, telefonini, radio,TV, etc…)  

A questo riguardo gli  Astronomi sono del parere che non si sa “il quando” ma senz’altro prima o poi nel futuro - magari tra 10, 100 o 1000 anni -  l’umanità dovrà fare i conti anche con una tempesta magnetica di inaudita violenza, la “ the big one magnetic  storm”.

Pubblicato il 19 febbraio 2013 - Commenti (0)
22
gen

Apophis, l’asteoride che minaccia la Terra

C’è un corpo celeste, l’asteroide Apophis, che nel suo vagabondare attraverso il Sistema Solare minaccia di colpire nel 2036 il nostro Pianeta. Gli astronomi della NASA infatti indicano una probabilità dello 0,00045% che l’impatto abbia luogo, insomma come dire una possibilità su 45 mila: quindi probabilità bassa, ma non trascurabile.

E ora sappiamo con certezza che questo corpo celeste, in caso di collisione, potrebbe davvero sconvolgere il nostro Pianeta, causando tra l’altro una catastrofe climatica globale. Agli inizi di gennaio infatti il telescopio spaziale Herschel della ESA (European Space Agency) ha potuto osservare attentamente l’asteroide Apophis che, nella sua irregolare orbita attorno al Sole, è passato relativamente vicino alla Terra, a una distanza pari a circa un decimo di quella che separa il nostro Pianeta dal Sole (più o meno 14 milioni di km).
Ma cosa ha scoperto l’occhio indiscreto di Herschel? Innanzitutto che l’asteroide è più grande di quanto immaginato: ha infatti un diametro di circa 325 metri e non, come si pensava fino ad ora, di 270 metri, per cui anche la sua massa secondo gli astronomi del Max Planck Institute sarebbe di circa il 75% superiore alle precedenti stime.

Tutto ciò non fa che renderlo ancor più pericoloso: se davvero dovesse colpire la Terra infatti incenerirebbe all’istante (a causa dell’enorme quantità di energia sviluppata nell’impatto) diversi milioni di chilometri quadrati di superficie terrestre, e farebbe sprofondare il resto del Pianeta in un lunghissimo e rigidissimo inverno perenne: le colossali quantità di polvere, cenere e detriti sparate nell’atmosfera infatti avvolgerebbero per molti anni il Pianeta, limitando fortemente la radiazione solare incidente.
Secondo i calcoli degli astronomi Apophis tornerà nuovamente a sfiorare il nostro Pianeta nel 2029, quando ci passerà davvero vicino, ad appena 36000 km di distanza dalla superficie (gli esperti – fatta eccezione per un gruppo di astronomi russi - escludono in tale occasione la possibilità che l’asteroide precipiti sulla superficie terrestre), mentre il passaggio successivo sarà quello assai più rischioso del 2036.

Pubblicato il 22 gennaio 2013 - Commenti (0)
12
set

Apophis ci preoccuperà fino al 2036?

Curiosando

Gli scienziati che studiano i cosiddetti asteroidi NEO (Near-Earth Objects), ovvero gli oggetti che passano vicino alla Terra, sono un po' preoccupati perché pensano che non è una questione di «se» un oggetto NEO cadrà sulla Terra, ma di «quando». Per pura cronaca il 4 febbraio 2011 l’asteroide 2011 CQ1 è passato appena a 5480 km dalla terra, la più bassa mai registrata nella storia degli ultimi decenni.

Per fortuna aveva un diametro di appena un metro. Si nutre apprensione invece per l’asteroide Apophis lungo addirittura 390 metri scoperto nel 2004 perché potrebbe colpire il pianeta nel 2036. La certezza si avrà solo nel 2029 – durante il penultimo passaggio in prossimità della terra - quando però forse potrebbe essere troppo tardi per deviarlo. Comunque di scontri tra bolidi così grandi e la terra ce ne sono stati molti nel passato. Ce lo raccontano i crateri noti, circa 150, come il meteor Crater in Arizona del diametro di 1 km per un impatto di 50 mila anni fa.

Il più grande cratere fino ora noto è il VREdefort, nel Sud Africa: ha un diametro di 300 km è un’età di 2 miliardi di anni. Ma il cratere più noto è nello Yucatan in Messico: ha un diametro di 180 km, prodotto da un asteroide di 5-10 km di diametro circa 65 milioni di anni fa e che avrebbe provocato la estinzione di massa dei dinosauri.

Pubblicato il 12 settembre 2011 - Commenti (0)
14
lug

Ultimo viaggio dello Shuttle

Hai visto mai



Negli ultimi decenni spesso importanti informazioni e interessanti immagini riguardanti gli eventi atmosferici in atto sulla Terra ci sono giunte, oltre che dai satelliti in orbita attorno al Pianeta, anche dalle missioni degli Shuttle della NASA.
In effetti durante le numerose missioni gli astronauti oltre a effettuare interessanti esperimenti in condizioni di gravità zero, riguardanti tra l’altro pure la Meteorologia, spesso si sono trovati anche a osservare e fotografare da una posizione privilegiata violenti uragani piuttosto che colossali eruzioni vulcaniche e vasti e furiosi incendi. Purtroppo però le Scienze della Terra, compresa la Meteorologia, nel prossimo futuro non potranno più fare affidamento su questa preziosa risorsa aggiuntiva: nel tardo mattino di venerdì scorso, 8 luglio 2011, il Mondo ha assistito difatti all’ultimo decollo di uno Shuttle della NASA.

Quella dello Shuttle Atlantis partito venerdì 8 con a bordo quattro astronauti è stata la 135° missione del programma americano STS (Space Transportation System), iniziato ufficialmente circa trent’anni fa con il primo lancio nell’aprile 1981, e conclusosi appunto con quest’ultimo volo. Delle quattro navicelle inizialmente progettate e costruite, nel corso di questi decenni due, la Challenger e la Columbia, sono purtroppo andate incontro a disastrosi incidenti (rispettivamente nel 1986 e nel 2003) che sono costati la vita nel complesso a 14 astronauti, mentre le due restanti, l’Atlantis e l’Endeavour andranno ora a impreziosire i musei della NASA sulla conquista dello Spazio.

Pubblicato il 14 luglio 2011 - Commenti (0)

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Autore del blog

Il meteo di Giuliacci

Col. Mario Giuliacci

Mario Giuliacci è un meteorologo, personaggio televisivo e colonnello italiano. È laureato all'Università La Sapienza di Roma. È autore di diversi libri sulla meteorologia. Attualmente cura su LA7 la rubrica del meteo per il fine settimana.

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