19/02/2013
OGNI VITA È VOCAZIONE Benedetto XVI firma l’enciclica Caritas in veritate: «Talvolta l’uomo moderno è erroneamente convinto di essere il solo autore di sé stesso, della sua vita e della società. Ogni uomo è chiamato a uno sviluppo, perché ogni vita è vocazione» (Osservatore Romano / Reuters).
Deus caritas est (2005),
Spe salvi (2007) e Caritas
in veritate (2009): così
la Salvezza può vivificare
società, politica, economia
Lo promise domenica 24 aprile
2005, durante la solenne concelebrazione
eucaristica con cui cominciò
il suo ministero di Papa. «Cari
amici», disse Benedetto XVI, «non ho bisogno
di presentare un programma di
governo».
Quello, aggiunse, consiste
semmai nel «non fare la mia volontà,
nel non perseguire mie idee, ma nel
mettermi in ascolto, con tutta quanta la
Chiesa, della Parola e della volontà del
Signore e lasciarmi guidare da lui, cosicché
sia egli stesso a guidare la Chiesa in
questa ora della nostra storia».
Joseph Ratzinger è stato di parola. La
sua eredità migliore, infatti, è rappresentata
dai suoi discorsi. Dalle sue omelie.
Dalle sue catechesi. Dai suoi libri. E in
particolar modo dalle sue tre encicliche,
frutto di dialogo e di confronto, di studio
e di passione. La Deus caritas est viene
pubblicata nel 2005, la Spe salvi nel
2007.
La Caritas in veritate è del 2009.
Quando esce, la Deus caritas est sorprende
e fa discutere. Normalmente un
Pontefice esordisce con un’enciclica
programmatica: a molti commentatori
quel documento non sembra tale. Si
tratta in realtà di un giudizio sommario,
che non tiene in debito conto la natura
e il desiderio più autentico di Joseph Ratzinger,
appassionato credente, fine teologo,
tenace pastore. La Deus caritas est
non detta, è vero, priorità tipiche di
un’agenda politica.
Ma ripropone il cuore
del messaggio cristiano, religione
della carità e non della legge. L’essere
cristiani, si afferma con abbondanza di
argomentazioni, non poggia su una decisione
etica o su una grande idea, bensì
scaturisce dall’incontro con un avvenimento,
con una persona.
L’eclissi dei valori genera crisi
Nel novembre 2011, rivolgendosi ai
partecipanti all’assemblea plenaria del
Pontificio Consiglio per i laici, lo stesso
Benedetto XVI suggerisce poi un legame
tra la prima e la seconda enciclica,
un filo che a dire il vero attraversa l’intera
esistenza. Il Papa muove dal tema:
“La questione di Dio oggi”. «Non dovremmo
mai stancarci di riproporre tale
domanda», dice Joseph Ratzinger, «di
“ricominciare da Dio”, per ridare all’uomo
la totalità delle sue dimensioni, la sua piena dignità.
Infatti, una mentalità
che è andata diffondendosi nel nostro
tempo, rinunciando a ogni riferimento
al trascendente, si è dimostrata
incapace di comprendere e preservare
l’umano. La diffusione di questa mentalità
ha generato la crisi che viviamo oggi,
che è crisi di significato e di valori,
prima che crisi economica e sociale.
L’uomo che cerca di esistere soltanto positivisticamente,
nel calcolabile e nel
misurabile, alla fine rimane soffocato.
In questo quadro la questione di Dio è,
in un certo senso, “la questione delle
questioni”. Essa ci riporta alle domande
di fondo dell’uomo, alle aspirazioni
di verità, di felicità e di libertà insite nel
suo cuore, che cercano una realizzazione.
L’uomo che risveglia in sé la domanda
su Dio si apre alla speranza, a una
speranza affidabile, per cui vale la pena
di affrontare la fatica del cammino nel
presente» (Spe salvi, 1).
La
Caritas in veritate, infine. L’enciclica
sociale si occupa di economia, in piena
crisi, ma alza e allarga lo sguardo.
«
La verità dello sviluppo consiste nella
sua integralità», osserva Benedetto XVI.
«Se non è di tutto l’uomo e di ogni uomo,
lo sviluppo non è vero sviluppo.
Questo è il messaggio centrale della
Populorum
progressio, valido oggi e sempre
». Giunti alla conclusione, si torna
daccapo: «Senza Dio l’uomo non sa dove
andare e non riesce nemmeno a comprendere
chi egli sia. Solo un umanesimo
aperto all’assoluto può guidarci nella
promozione e realizzazione di forme
di vita sociale e civile, salvaguardandoci
dal rischio di cadere prigionieri delle
mode del momento».
Alberto Chiara