Benedetto XVI: una scelta profetica

Le testimonianze di chi gli è stato accanto, a partire dal fratello. L'eredità spirituale. I risvolti sociali, politici ed economici. Un volume di Famiglia Cristiana sul pontificato.

Stefano Zamagni: un'economia dal volto fraterno

19/02/2013
UN DIRITTO DI OGNI UOMO A lato: un lavoratore assiste a un intervento di Benedetto XVI in piazza San Pietro. Il Pontefice ha toccato di frequente nei suoi interventi temi economici, ricordando che l’accesso al lavoro è un diritto per tutti, anche in tempi di recessione economica (Ansa).
UN DIRITTO DI OGNI UOMO A lato: un lavoratore assiste a un intervento di Benedetto XVI in piazza San Pietro. Il Pontefice ha toccato di frequente nei suoi interventi temi economici, ricordando che l’accesso al lavoro è un diritto per tutti, anche in tempi di recessione economica (Ansa).

La Caritas in veritate chiede giustizia non solo nella distribuzione, ma anche nella produzione della ricchezza. E invoca una maggiore responsabilità da parte delle imprese.

L’eredità spirituale e di pensiero che papa Benedetto XVI lascia al suo successore e alla Chiesa tutta è straordinaria. È all’ampio e affascinante tema della Dottrina sociale della Chiesa (DSC) che dirigo la mia attenzione.
Il contributo di papa Ratzinger costituisce a tale riguardo un autentico punto di svolta, un punto di non ritorno. Come la Centesimus annus di Giovanni Paolo II ha chiuso il ciclo della modernità – iniziato con la Rerum novarum di Leone XIII – così la Caritas in veritate (CV, 2009) è la prima enciclica sociale della postmodernità, una stagione caratterizzata da quei due fenomeni di portata epocale che sono la globalizzazione e la rivoluzione delle nuove tecnologie. È intorno a queste res novae che si snoda la riflessione del Pontefice, sia nella CV sia nei documenti successivi. L’ipotesi di lavoro da cui muove è come leggere con spirito profetico e come interpretare in modo razionale le novità dell’oggi alla luce dei quattro princìpi immutabili della DSC. Quale l’esito di tale sforzo? Tre i punti basilari di centrale rilevanza.

Primo: la giustizia cristiana non può limitarsi a giudicare il momento della distribuzione della ricchezza, ma deve estendersi anche al momento della produzione. Non si tratta, cioè, di assicurare solo la «giusta mercede all’operaio»; occorre anche chiedersi se il processo produttivo rispetta o meno la dignità umana; se è compatibile o meno con la norma morale... Ecco perché il principio di fraternità applicato all’economia gioca un ruolo così importante nel pensiero di Benedetto XVI (si veda il terzo capitolo della CV). In nessun’altra enciclica della DSC si parla della fraternità come principio regolativo dell’ordine economico, si parla piuttosto di solidarietà. Ora, mentre una società fraterna è anche solidale, il viceversa non è vero.

Contro la finanza speculativa

Secondo: nella CV, i termini impresa e imprenditore sono quelli più ricorrenti nel lessico socio-economico adottato. La sfida morale che Ratzinger lancia al mondo dell’impresa è quella di andare oltre la pur necessaria e nobile responsabilità sociale, per giungere alla responsabilità civile. Si pensi a quel che sta avvenendo nel mondo della finanza speculativa. Le novità sono tali da richiedere un più avanzato livello di responsabilità: non solamente per le conseguenze dirette e visibili delle transazioni, ma pure per quelle prevedibili.
Se si affamano milioni di persone a seguito dell’emissione di derivati che speculano sui prezzi delle derrate agricole, non si può dire che non si aveva in animo di produrre quel risultato
. Il messaggio è di affrettare i tempi per arrivare a un’economia civile di mercato, perché né l’economia liberista di mercato, né l’economia sociale di mercato sono oggi in grado di assicurare il bene comune.

Il Pil non è dogma

Infine, di un terzo punto giova dire. Il sottotitolo della CV è “Per lo sviluppo umano integrale”. Cosa significa? La parola chiave è qui “integrale”: le tre dimensioni di cui consta lo sviluppo (crescita, dimensione socio-relazionale e quella spirituale) devono essere prese in modo congiunto e non in forma additiva.
Non è lecito, allo scopo di accrescere il Pil, sacrificare una o entrambe le altre dimensioni. Ad esempio, non è consentito approvare leggi o decreti che, nel tentativo (di corto respiro) di aumentare il reddito nazionale o di incrementare le entrate fiscali, sanciscano l’abolizione della festa domenicale o legalizzino le ludopatie.
Sviluppo, letteralmente significa togliere i “viluppi” per dilatare gli spazi di libertà della persona. Ma alla pienezza della libertà non basta quella “da” e quella “di”: occorre aggiungervi la libertà “per”. A chi tra breve raccoglierà il testimone di Benedetto XVI toccherà il compito, anzi la croce, di spingere ancora più avanti la frontiera finora tracciata in modo così autorevole, anche tra i non credenti. Grazie, allora, papa Benedetto, per la fede che traluce dalla tua intelligenza.

Stefano Zamagni

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