27/03/2012
Murales nella città cubana di Baracoa.
Un nuovo rapporto di Amnesty International denuncia il profondo aumento dei casi di persecuzione e di detenzione ai danni di attivisti politici, giornalisti e blogger cubani.
Secondo la Commissione cubana per i diritti umani e la riconciliazione nazionale, da gennaio a settembre del 2011 vi sono state 2784 violazioni, per lo più brevi periodi di carcere per i dissidenti, 710 casi in più rispetto all’intera durata del 2010.
Negli ultimi 12 mesi, oltre 65 giornalisti indipendenti sono stati imprigionati, nella maggior parte dei casi più di una volta.
Un manifesto che inneggia alla rivoluzione nelle strade della capitale cubana (Reuters).
Il rapporto di Amnesty International descrive alcuni casi di
“prigionieri di coscienza” come quello dei fratelli Antonio Michel e
Marcos Máiquel Lima Cruz, attivisti per i diritti umani. Sono in carcere
dal 25 dicembre 2010, quando vennero arrestati da funzionari del
dipartimento per la Sicurezza dello stato nella città di Holguín per
aver cantato brani del gruppo rap Los Aldeanos, che criticavano la
mancanza di libertà d’espressione nel paese.
Nel maggio 2011, dopo un processo sommario, i due fratelli sono stati
condannati a due e a tre anni per avere, rispettivamente, “insultato i
simboli della madrepatria” e “disordini pubblici”.
Antonio Michel Lima Cruz ha problemi alla prostata e non starebbe
ricevendo cure mediche adeguate. Dovrebbe beneficiare della libertà
condizionata, poiché ha già scontato oltre la metà della condanna, ma le
autorità non hanno risposto alle richieste dell’avvocato e della
famiglia.
Il caso più assurdo pare essere quello di José Alberto Alvarez Bravo, un
giornalista dell’Avana imprigionato 15 volte dall’aprile all’ottobre
2011. In uno di questi arresti, il 12 luglio, i funzionari della
Sicurezza hanno sequestrato il suo computer, una chiavetta Usb, una
camera digitale, libri e documenti. È rimasto in prigione oltre 72 ore.
“Insomma, le tattiche sono cambiate ma la repressione del dissenso è
sempre dura: non più lunghe condanne al termine di processi irregolari,
piuttosto brevi e ripetuti periodi di carcere” spiega Riccardo Noury,
portavoce di Amnesty Italia.
“Le autorità cubane continuano a non tollerare alcuna critica alla linea
politica ufficiale, al di fuori degli spazi istituzionali che sono
sotto il controllo del governo. Le leggi in materia di “disordini
pubblici”, “disprezzo”, “mancanza di rispetto”, “pericolosità” e
“aggressione” sono usate per perseguitare gli oppositori. Nessuna
organizzazione politica o per i diritti umani può ottenere il
riconoscimento legale. C’è da sperare che la visita del Papa sortisca
qualche effetto e che Benedetto XVI possa, con la sua influenza, fare la
sua parte per ottenere il rispetto del diritto alla libertà
d’espressione e di associazione, la fine delle persecuzioni e il
rilascio di tutti i prigionieri di coscienza”.
Gabriele Salari