27/03/2012
Volti cubani nel cuore della capitale L'Avana.
Il turismo è la prima risorsa di Cuba (la seconda sono le rimesse dall'estero) e ormai sono 2 milioni e mezzo i turisti che lo visitano ogni anno, di cui 125 mila dall'Italia, che rappresenta il terzo mercato mondiale.
Secondo alcuni dati le strutture alberghiere sono aumentate in 10 anni del 300%. Anche i ristoranti privati spuntano ora come funghi e mentre prima erano attività consentite solo nelle case e per un massimo di 20 posti, ora possono accogliere anche 50 persone.
Chi lavora con i turisti è un privilegiato, perché viene pagato in Cuc, una valuta che vale 22 volte la moneta nazionale e dà accesso a beni negati ai normali cubani.
Lo storico locale "La Bodeguita del Medio", a L'Avana, Cuba, frequentato in passato anche, tra gli altri, dallo scrittore americano Ernest Hemingway.
“Ora i cubani sembrano molto più felici rispetto a qualche anno fa
quando sono venuta l'ultima volta” mi racconta una ricercatrice
italiana. “Hanno un obiettivo, uno stimolo, li vedi che sistemano casa e
si ingegnano con nuove attività”.
Nell'ultimo avamposto del socialismo reale, sta così emergendo una
classe media, grazie anche alle recenti riforme per cui vengono
rilasciate licenze per l'apertura di alcune attività commerciali
private, si può finalmente permutare o vendere casa, acquistare un'auto.
Certo, il processo è lento, perché per avviare un'attività occorrono
capitali e cultura imprenditoriale.
Da tre anni anche i cubani possono entrare negli alberghi che prima
erano riservati solo agli stranieri. Una vacanza al Varadero possono
permettersela in pochi economicamente, ma prima era comunque vietato
loro. Anche solo per turismo è ancora molto difficile uscire dal Paese,
occorre una carta d'invito da parte di un cittadino straniero e bisogna
chiedere un permesso d'uscita ufficiale, oltre a seguire un lungo e
costoso iter burocratico. Una legge annunciata da Raul Castro un anno fa
dovrebbe presto eliminare questi ostacoli.
Il turismo a Cuba ha portato risorse ma anche un aumento della
prostituzione e dell'Aids, prima sconosciuto sull'isola.
Le contrattazioni si svolgono in spiaggia o nei bar e molti clienti del
sesso fanno su e giù dall'Italia da anni, trattenendosi con alcuni
stratagemmi anche più del mese concesso come visto turistico.
Nonostante i murales di Fidel sulle strade esaltino la Rivoluzione anche
come rinascita morale, le famiglie cubane sono molto disgregate.
Complice anche il sistema educativo che, per consentire a tutti di
studiare, anche nei villaggi più lontani, ha implicato la creazione di
collegi, per cui i figli spesso tornavano a casa solo il fine settimana.
Nel paese dove divorziare costa quanto una bottiglia di rum e bastano 24
ore, le unioni durano a volte il tempo di una sbronza, anche perché
l'alcol porta molte famiglie alla rottura.
La gente a Cuba è comunque sempre molto ospitale e capita di entrare
nelle case e scambiare due parole. “Voi parlate tanto di crisi oggi, ma
Cuba è da sempre in crisi!” oppure “Da noi ci sono solo due tipi di
formaggio, quello bianco e quello giallo, quest'ultimo è quello bianco
quando ha passato i tre giorni” o ancora “Dividere la ricchezza del
Paese tra tutti è una buona idea, ma qui si sta ripartendo povertà!”.
Al cubano, insomma, non manca mai lo spirito giusto per andare avanti e
altrimenti non si spiegherebbe il miracolo di quest'isola dove
eccezionali meccanici fanno camminare le auto americane degli anni
Cinquanta o quelle russe degli anni Sessanta. Medici straordinari curano
anche nella scarsità dei mezzi e un buon piatto di congri (riso e
fagioli neri) non manca quasi a nessuno.
Gabriele Salari