La storia, quasi trent'anni di dialogo tra i giovani e i Papi

13/06/2013
Giovanni Paolo II alla Gmg di Parigi nel 1998
Giovanni Paolo II alla Gmg di Parigi nel 1998

Le prove Karol Wojtyla le aveva fatte in campeggio sui Laghi Mansuri e in canoa sui fiumi della Polonia. Gmg ante litteram. Se si guarda indietro, ora che sono quasi 30 anni, si squaderna un’esperienza di Pastorale giovanile che aveva bisogno di qualcuno che raccogliesse una domanda e insieme una sfida: riunirsi da tutto il mondo, davanti a tutto il mondo. Wojtyla lo scrive in uno dei suoi libri Varcare la soglia della speranza: «Nessuno ha inventato le Giornate mondiali dei giovani. Furono proprio loro a crearle». I giovani hanno passato il testimone a Joseph Ratzinger e ora lo consegnano a Francesco.

C’è una data ufficiale all’inizio, il 22 aprile 1984, Domenica delle Palme, 250 mila giovani di tutto il mondo stipatissimi in piazza San Pietro per celebrare insieme al Papa l’Anno santo della redenzione. Wojtyla ai giovani aveva dedicato una delle prime frasi. Il 22 ottobre 1978 disse: «Voi siete l’avvenire del mondo, la speranza della Chiesa. Voi siete la mia speranza». Sta qui la tessitura della pastorale giovanile di Giovanni Paolo II. Il 31 marzo 1985, Domenica delle Palme, papa Wojtyla dedica ai giovani, riuniti a San Pietro per l’Anno internazionale della gioventù, la lettera apostolica Dilecti amici. Chiede di essere «sempre pronti a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi». E dà appuntamento per l’anno successivo,sempre in piazza San Pietro.

Forse è in quel giorno che matura nel Papa l’idea di una Gmg. Ma non inventa, raccoglie un grido, l’eco della ricerca della fede di tanti giovani. La prima si svolge nel 1986, ancora la Domenica delle Palme,ma si celebra in ogni diocesi. Così avverrà sempre, un contrappunto di eventi mondiali e giornate diocesane.Nel 1987, il primo appuntamento mondiale è organizzato a Buenos Aires. Bergoglio è ancora un padre gesuita. Wojtyla ai giovani spiega che loro sono lì, chiamati per imparare a «costruire ponti di fraternità e speranza tra i continenti e farsi pellegrini per le strade del mondo». L’America Latina soffre di dittature edi memorie tragiche troppo vicine. Alle nuove generazioni Giovanni Paolo II dice:«Cristo, la Chiesa, il mondo aspettano la testimonianza delle vostre vite».

È la prima consegna. Varrà per sempre. Da quell’anno le lezioni ai giovani di Wojtyla, e poi quelle di Ratzinger, stupiranno il mondo. Passano due anni e si torna nella vecchia Europa. La Gmg fa tappa a Santiago di Compostela, emblema di ogni pellegrinaggio. Nel 1991si ferma a Czestochowa, nell’Europa nuova dopo la caduta del Muro di Berlino.Il Papa parla dell’Europa e prega affinché«cerchi l’unità, ritornando alle proprie radici cristiane». Nel 1993 Denver, sotto i grattacieli americani, dove la tentazione è fare a meno di Dio.Quindi l’Asia, d’inverno, a Manila,nel 1995, 5 milioni di persone, la più grande Messa mai celebrata da Wojtyla. Nel 1997 è la laicissima Francia a meravigliarsi. La più memorabile resta la Gmg di Roma, anno del Giubileo del Duemila. Wojtyla non sta bene, gli occhi brillano di lacrime. I giovani lo abbracciano e lui dice: «Grazie a Dio per il cammino delle Giornate mondiali della gioventù». Dà appuntamento a tutti a Toronto.Sarà la più difficile, poca gente, la pauradell’11 settembre. Giovanni Paolo II replica a i profeti di sventura: «Nessuna difficoltà,nessuna paura è così grande da poter soffocare completamente la speranza che zampilla eterna nel cuore dei giovani».

Karol muore a Roma nel 2005. E i suoi giovani si radunano nella notte del primo aprile sotto le sue finestre a cantare e a pregare, una Gmg “corsara”,convocata per sms, la più struggente.Poi arrivano le lezioni di Ratzinger:Colonia e Sidney, Benedetto che affronta anche la questione degli abusi sessuali,che scongiura i giovani a non lasciarsi fuorviare da chi vuole fare diventare“irrilevante” Dio. Madrid resta nel ricordo per via della pioggia, il Papa fradicio perché neppure l’ombrello regge la furia del temporale. La lezione dell’anziano teologo tedesco sigilla con le parole una storia che adesso riparte da Bergoglio. Le prende a prestito dal Parmenide, il più difficile del Dialoghi di Platone e le inchioda sulla Croce della Gmg: «Cerca la verità mentre sei giovane, perché se non lo farai poi ti scapperà dalle mani».

Alberto Bobbio

a cura di Alberto Chiara e Antonio Sanfrancesco
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