13/06/2013
Don Michele Falabretti. Foto di Riccardo Venturi/Contrasto.
Pronti via, si parte. Sembra ieri, era il 2011, quando sulla spianata rovente di Madrid Benedetto XVI diede appuntamento a Rio de Janeiro. Che bello, andiamo in Brasile! Con il tempo, la realtà si è rivelata più faticosa e difficile: tempi duri, pochi soldi per andare dall’altra parte del mondo. Qualcuno rischia di naufragare nel rimpianto per non poter partire;altri – sono i più – si sono organizzati. Sono nate le Grg, le Giornate regionali della gioventù. Raduni di giovani delle diverse regioni italiane. E così la novità di questa Gmg sarà proprio la sua capacità di tenere insieme i due mondi: ci aiuterà, l’abbondanza di tecnologia, a sentirci uniti attorno al Papa.
Perché sforzarsi di andare? Perché cercare l’incontro comunque vicino a casa? Non mancano gli scettici agli occhi dei quali i raduni sarebbero quanto meno inutili. Lo dico subito: la Gmg non è indispensabile. Ma, come tutte le esperienze buone, aiuta. Aiuta a uscire: dall’idea che la fede sia una faccenda strettamente personale, perché non è male condividere un pezzo di vita cristiana con migliaia di persone; dalla crisi, che non è fatta solo di soldi e forse vedere giovani più poveri, ma felici per fede, scuote un po’; dai luoghi comuni sulla Chiesa.
Un grande evento accende entusiasmi, coinvolge chi è più lontano dalla fede, mostra la bellezza di volti e colori diversi che dicono la varietà del mondo. E poi c’è un Papa nuovo: tutto da scoprire davanti ai giovani, ma le premesse sono forti per sprigionare intensità interiore e voglia di cammini spirituali. Tutto questo non è un bisogno, è un’opportunità. A casa, attraverso le tappe di avvicinamento e soprattutto tornando al quotidiano, si costruisce la vita. Nella certezza che soltanto la memoria della presenza di Gesù ci permette di camminare davvero.
don Michele Falabretti,
responsabile del Servizio nazionale
di pastorale giovanile
a cura di Alberto Chiara e Antonio Sanfrancesco