I poveri che non vogliamo vedere

Più poveri, più famiglie "normali" a rischio di povertà, meno risorse per aiutarli. Ecco le conclusioni del nuovo Rapporto di Caritas italiana e Fondazione Zancan.

Basilicata e Calabria a rischio tracollo

17/10/2011

La povertà è drmmatica e lo si vede anche dall’aumento di spesa delle amministrazioni locali per farvi fronte. Eppure non è c’è un piano organico e sistematico dello Stato, ma solo interventi di emergenza.


     Tuttavia tra il 2007 e il 2008, quando la crisi ha cominciato a mordere, la spesa assistenziale dei Comuni è aumentata del 4%, che però sono tre punti e mezzo in meno dell’aumento regitrato nel bimestre precedente. Ma c’è anche un altro problema. I valori non tengono conto, denuncia il Rapporto Caritas-Zancan, della variazione dei prezzi, cioè dell’inflazione. Se invece se ne tiene conto si vede chiaramente che la spesa sociale ha valori preossoche negativi dappertutto. 

     Mediamente i Conuni italiani destinano al contrasto della povertà il 31% delle loro spese sociali. In Sardegna e in Calabria, segno che la situazione è drammatica, si arriva al 40%. La regione che ha più diminuito invece i fondi per la lotta alla povertà è la Basilicata. Un siciliano su due è a rischio di povertà. In Campania, Calabria e Basilicata è a rischio il 40% della popolazione, in Puglia e Molise il 35%, in Sardegna il 30%. Lombardia ed Emilia Romagna sono le regione con meno poveri con rispettivamente il 4 e il 4,5%delle famiglie residenti. 

     Per quanto riguarda la tendenza per i prossimi due anni a rischio “default” ci sono Basilicata e Sicilia, mentre aumenti preoccupanti si stanno registrando Liguria, nella provincia autonoma di Bolzano, in Valle d’Aosta, nelle Marche e in Veneto. Stabile, anzi in leggera diminuzione, è l’incidenza della povertà in Calabria, Campania e Sardegna.

Alberto Bobbio
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