16/07/2010
Pio XII accarezza due agnelli nel giardino della Villa nel 1955
Dove andavano in vacanza i Papi prima di Castelgandolfo? Intanto ci andavano e amavano soprattutto la campagna. Eugenio III, eletto nel 1145, si fece costruire un palazzetto a Segni per le vacanze dove si recarono in seguito molti pontefici. Innocenzo IV (1243) preferiva Anagni, il suo predecessore Gregorio IX nel 1235 si fece costruire anche lui una casa di campagna a Terni. Martino V Colonna d’estate andava nel castello di Genazzano. Ma non durò molto. Già con Paolo II nel 1464 i Pontefici scelgono qualche luogo di Roma, che allora non era considerato città, ma campagna. Sisto IV a Torre in Pietra, oggi borgata sull’Aurelia verso il mare e nel castello di caccia alla Magliana. Clemente VII Medici (1523) sale a Villa Madama, sulla pendici di Monte Mario oggi piena città, ma allora lontana dal centro. Paolo III Farnese sale per la prima volta ai Castelli Romani a Frascati. Lo fa anche Gregorio XIII (1572). Sisto V (1585) invece sceglie il Quirinale, che allora era un modesto palazzotto del cardinale Luigi D’Este. Lo fa sistemare e ampliare, costruisce la piazza e vi mette l’attuale fontana. Con Sisto V il Quirinale diventa abitazione dei Papi per buona parte dell’anno.
Con il cardinale Barberini, Urbano VIII, la scelta di Castelgandolfo è praticamente definitiva. Il 10 maggio 1626, finiti i lavori di restauro della vecchia Rocca, parte per la villeggiatura. Allora era davvero un lungo viaggio, che durava un giorno con due fermate per abbondanti libagioni, la prima Tor di Mezza Via, praticamente oggi dentro Roma, dai Marescotti e la seconda alle Frattocchie, prima di Albano, dove fino a qualche anno c’era la famosa scuola quadri del Pci, dai Colonna. Il Papa viaggiava su una carrozza trainata da sei cavalli, scortato dai svizzeri, preceduto da un cavaliere che portava la croce e seguito dalla corte. In tutto viaggiavano circa 150 persone. Emilio Bonomelli, che per molti anni a metà del Novecento è stato direttore delle Ville Pontificie, descrive questo straordinario viaggio in un libro sulle vacanze dei Papi nella storia, ormai introvabile. Prima erano andati a Castelgandolfo cuochi, panettieri, camerieri, maestri di tavola e di vino, per dar da mangiare a tutta quella gente che, scrive Bonomelli, “era di gagliardo appetito” dal momento che le istruzioni sul cibo non prevedevano mai meno di una decina di portate per ogni pranzo ordinario. Quando gli abitanti di Castelgandolfo avvistavano il polverone del corteo, che si rimetteva in moto dalla Frattocchie, cominciavano a suonare le campane. Oggi Benedetto XVI soggiorna a Castelgandolfo praticamente da solo e sicuramente le portate alla sua tavola sono molto molto minori.
Alberto Bobbio