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Scarpe e abbigliamento: il riciclo (2)

Il discorso dedicato alle scarpe e all'abbigliamento può essere lungo, in una famiglia numerosa. Eppure la spesa per queste necessità primarie non è così forte come si potrebbe pensare, altre spese sono in proporzione molto più elevate  (trasporti, scuola...). Su scarpe e abbigliamento si può risparmiare facilmente. Come abbiamo detto (qui), si accettano di seconda mano capi d'abbigliamento e scarpe da parenti, amici e conoscenti o si comperano vestiti nuovi, preferibilmente in saldo, anche come investimento a lungo termine per i figli successivi (almeno quando sono piccoli), se non si segue l'ultima moda!

Ha senso allora riutilizzare i vestiti che richiedono delle piccole riparazioni e quindi del tempo per farle? Che senso ha cucire toppe, cambiare cerniere, andare a recuperare bottoni, fare un'applicazione simpatica per nascondere una macchia che non va più via?

Si valuta se ne vale la pena, se “l'articolo” da sistemare è ancora abbastanza bello da poter durare ancora per un po'. Nel caso dei pantaloni per i maschietti di solito le toppe sono d'obbligo: basta che li portino anche solo per un paio di volte e già le ginocchia sono consumate a causa delle gare con le macchinine sul pavimento della sala!

L'aggiustare le cose rotte in generale è però anche un'educazione per i nostri figli (L'arcivescovo Dionigi Tettamanzi in una Lettera di Natale ai bambiniqualche anno fa, ci diceva di abituarci a riutilizzare e aggiustare per educarci a non sprecare). Non buttare via subito gli abiti quando sono danneggiati è un beneficio per l'ambiente che ci circonda, è ecologico, ma è anche un vantaggio per noi. I nostri figli che vedono toppe e applicazioni capiscono meglio che dietro le cose c'è una fatica manuale e che questa ha un valore grandissimo perché anche se siamo colti e istruiti il lavoro manuale non è umiliante, anzi!

Imparare a cucire, a lavorare a maglia sono arti che si stanno perdendo nei ragazzi, come la capacità d'intagliare, coltivare le piante ecc... Poi  gli adolescenti si annoiano, non sanno cosa fare. Che peccato! Una mia amica, la ragazza indubbiamente più geniale della classe al liceo, laureatasi in corso col massimo dei voti, mi ha fatto vedere con immensa soddisfazione che ha rifoderato il divano del soggiorno da sola! “Ci ho messo un mese, ma guarda che lavoro! Non ho tagliato i fili volanti per fare vedere che l'ho fatto io!”. Che soddisfazione!

Cucire e aggiustare sono attività "antieconomiche", ma servono per far diventare i nostri figli più bravi nella manualità. Osservandoci i bambini imparano: imparano con l'esempio, come è naturale in famiglia. Imparano che non si devono buttare le cose con troppa fretta. Inoltre possono abituarsi a cavarsela nei piccoli lavoretti di cucito: non è male! Un domani potranno farsi l'orlo dei pantaloni da soli: non è detto che ci sarà una nonna disponibile che abita vicino e che può dedicarsi a questo (forse i giovani dovranno emigrare molto lontano per trovarsi un lavoro, se andiamo avanti così!). In vacanza potrebbe capitare di scucirsi i pantaloni (a qualcuno è capitato sul posto di lavoro, che  imbarazzo!). Forse si vivranno esperienze in un posto scomodo, cosiddetto “fuori dal mondo” e aver imparato l'arte d'arrangiarsi in ogni evenienza tornerà utile.

P.s.: Se le ragazze devono imparare a cambiare l'olio dell'automobile, i ragazzi devono imparare ad attaccare i bottoni e a fare lavoretti di cucito d'urgenza? A casa nostra mio marito ed io siamo ancora molto tradizionali e ci dividiamo le mansioni, anche per una questione di praticità, ma ai nostri figli vorremmo insegnare a fare di tutto perché possano cavarsela partendo dalle cose che sembrano più banali, ma che in realtà non sono più così scontate (quanti ragazzi/e sanno attaccare un bottone?).

Pubblicato il 17 febbraio 2011 - Commenti (1)

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Postato da lorenza il 17/02/2011 14:07

Bel post (anzi, bellissimi post tutti e due!!). Mi colpisce molto questa riflessione sul valore educativo del riciclare abiti e soprattutto del lavoro manuale per aggiustare gli abiti. E' vero, purtroppo i nostri figli hanno ben poca coscienza del valore delle cose che indossano, e del lavoro manuale e temo che anche le mamme e i papà che lavorano in ufficio lo stiano perdendo del tutto. E' un circolo vizioso: se lavori in ufficio non hai tempo per dedicarti a queste cose e quindi spendi di più per acquistarne di nuove. Io non credo però che il tuo discorso sia "antieconomico", anzi: credo che sia piuttosto una riflessione che una "nuova economia" deve assolutamente affrontare.

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Il costo dei figli

Esther Banfi

Siamo Augusto e Esther, abbiamo 5 figli: Giuseppe (9 anni), Linda (8), Francesco (7), Pietro (3) e Giovanni (5 mesi). Abbiamo anche una figlia in cielo, la piccola Maria Regien.

Augusto lavora come impiegato in un’azienda elettronica e io, Esther, che scrivo sul blog, sono mamma a tempo pieno.

La nostra, pur essendo un po’ più numerosa rispetto allo standard comune, è una famiglia come tante, alle prese con la gestione quotidiana della spesa, della scuola, del lavoro, dei trasporti e anche (per fortuna!) con la gestione delle occasioni speciali e dei momenti di festa, del tempo libero e delle vacanze.

Questo blog è il luogo dove raccontiamo come tentiamo, ogni giorno, di far quadrare il nostro bilancio familiare.

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