09/06/2013
I Rolling Stones ai bei tempi.
“It’s only rock ‘n’ roll but I lilke it” canticchiavano i Rolling Stones negli anni Sessanta; in realtà il gioco si è fatto sempre più serio e la musica rock è diventata un ramo dello showbusiness che porta con sé rischi e opportunità.
Ma come se la passa il rock nell’era 2.0?
«Il rock oggi non è un genere musicale così definibile come agli inizi», sostiene Enzo Gentile, docente di Storia del pop e del rock nel Master di Comunicazione all’Università Cattolica di Milano. «La sua forza oggi sta nel sapersi rigenerare attraverso nuove contaminazioni e nuovi impulsi, quando parliamo di rock ci riferiamo a uno spettro di espressioni artistiche più ampie che in passato».
Insieme al collega giornalista Alberto Tonti, Gentile è autore de Il dizionario del Pop-Rock (Zanichelli): 1.896 pagine che trattano di 2.130 tra gruppi e artisti, 31.000 album, raccontando una storia che va dal vinile all’Mp3. E proprio sull’ultima stagione del rock si sofferma Gentile: «Il rock gode di buona salute, la gente va ai concerti, certo che Internet da una parte e i talent show dall’altra gli hanno inferto una belle botta». Per essere più concreti: «Oggi gli artisti, parlo dei giovanissimi, sono programmati per durare come gli elettrodomestici: anche le lavatrici non durano come una volta».
Insomma, per Gentile è raro che in futuro ci possano essere degli arzilli nonnetti che festeggiano sul palco cinquant’anni di carriera come ora gli Stones. Il rock di oggi non è tagliato per lanciare dei classici. La macchina perfetta, ma infernale del talent show ha colpito anche la creatività: «Naturalmente – conclude Gentile – si è persa quella selvaggia innocenza presente nelle cantine, quell’atmosfera un po’ underground da cui però sono nati quei miti che hanno attraversato ormai tre generazioni».
Giorgio Trichilo
a cura di Paolo Perazzolo