09/06/2013
Gaetano Curreri (con la giacca bianca) con il suo gruppo, gli Stadio.
“Se vuoi ascoltare non solo per gioco il passo di mille pensieri, chiedi chi erano i Beatles”. In questa canzone, incisa nel 1984 nel pieno del “riflusso” degli anni’80, gli Stadio già esprimevano la nostalgia verso un’epoca in cui il rock si faceva interprete delle ansie e delle speranze di cambiamento dei giovani. Quasi trent’anni dopo, a leggere le classifiche dominate da rapper e cantanti pop usciti dai talent show, lo stato di salute del rock sembra ulteriormente peggiorato. O no? «Io non sarei così pessimista», dice Gaetano Curreri, cantante e leader degli Stadio che dal 14 al 16 saranno presenti al Music Italy Show, rassegna dedicata alle novità degli strumenti musicali in cui musicisti incontreranno il pubblico per suonare e svelare tutto il lavoro che c’è dietro una bella canzone.
«Il rock vive una fase di assestamento, in cui è sempre più contaminato con le altre forme musicali che oggi vanno per la maggiore, come il rap e l’hip hop. Una delle nostre canzoni più rock, Acqua e sapone è stata campionata all’interno di canzoni di rapper come Nesli e Frankie HI-NRG MC. Io stesso ho duettato con J.Ax. Il rock, insomma è diventato un “classico” come il blues e il jazz, da cui le altre forme musicali attingono».
Questo, però, non significa anche che il rock ha esaurito la sua autonoma forza espressiva? Pensiamo anche nei live: è vero che Bruce Springsteen continua a riempire gli stadi, ma la gente viene principalmente per ascoltare le canzoni incise 30 o 40 anni fa…
«No, perché il rock è nato e continua a vivere come esperienza di vita: quattro ragazzi che si ritrovano in una cantina perché hanno voglia di suonare e di dire qualcosa con la loro musica. Questa voglia continua a esserci e a produrre talenti interessantissimi, come testimoniano i provini che continuo a ricevere. Il problema è lo scarso coraggio delle case discografiche che preferiscono cavalcare le mode del momento. Detto questo, ci sono delle eccezioni, come i Negramaro, che sono un gruppo rock a tutti gli effetti: scalano sempre le classifiche e hanno un seguito di pubblico incredibile».
Molti sostengono inoltre che il rock abbia perso la capacità di
descrivere l’attualità come accadeva ai tempi di Woodstok: nessuna
canzone rock di successo ha raccontato per esempio movimenti come Occupy
Wall Street. Cosa è accaduto?
«Non ci sono più autori di testi così bravi come una volta e al loro
posto ci sono i rapper che però si limitano a registrare la realtà, come
se fossero dei cronisti. Le loro canzoni non hanno il respiro dei
grandi autori del passato. Prendiamo Gli spari sopra di Vasco Rossi.
E’ perfetta per descrivere i tempi che stiamo vivendo, ma lui l’ha
scritta vent’anni fa. Anche in questo caso ci sono delle eccezioni:
penso a Francesco Bianconi dei Baustelle o a Fabrizio Moro. Il suo
ultimo album è bellissimo, eppure non sento le sue canzoni. Per le radio
vale lo stesso discorso delle case discografiche: poco coraggio e
troppa omologazione».
Dove & Quando
Music Italy Show, dal 14 al 16 giugno a BolognaFiere, con Gianni
Morandi, Gino Paoli, Dodi Battaglia, gli Stadio, Red Ronnie, Andrea
Mingardi: www.musicitalyshow.com
a cura di Paolo Perazzolo